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Il Meccanismo europeo di stabilità e le perplessità del governo italiano

Per sostenere la stabilità finanziaria nella zona euro nel caso di gravi crisi dei singoli stati

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Il meccanismo europeo di stabilità (Mes) è una istituzione costituita nell’ambito della Unione Europea da più stati con la finalità di provvedere a sostenere la stabilità finanziaria nella zona euro nel caso di gravi crisi dei singoli stati. Tecnicamente si tratta di un fondo, denominato anche Fondo Salva Stati, che dovrebbe sostenere gli stati aderenti in condizioni finanziarie difficili. Ha una potenzialità di prestito di 500 miliardi che possono essere messi in campo in diversi modi: • prestiti (in particolare dai paesi creditori verso quelli in condizioni di difficoltà); • acquisti di titoli di stato; • linee di credito in via precauzionale.

L’accesso a queste misure non è completamente libero ma discende dalla attuazione di specifiche condizioni. Gli stati che vogliono farvi ricorso devono condividere un memorandum che contenga un programma di aggiustamento macroeconomico. In altri termini, ed è qui che le perplessità di alcune forze politiche si fanno più manifeste, i singoli stati aderenti devono impegnarsi a fare riforme anche e spesso piuttosto dure come è stato in passato per alcune nazioni coinvolte - la Grecia e l’Irlanda in primis - perdendo parte della propria sovranità decisionale. Il MES è guidato da un Consiglio dei Governatori che è composto da tutti i Ministri delle Finanze dell’Area Euro aderenti.

Il suo sistema di funzionamento prevede che le decisioni siano assunte principalmente alla unanimità ma che in casi di estrema urgenza, come per esempio nel caso di richieste che pervenissero dalla Commissione Europea o dalla Banca Centrale Europea, il quorum deliberativo può scendere all’85%. Il peso ponderale dei voti tuttavia non è uguale per tutti. Dipende dalla quota di capitale del Fondo sottoscritta dai singoli stati - i principali finanziatori sono Francia, Germania e Italia. Tutti gli stati dell’area euro hanno sottoscritto una quota di capitale a favore del Mes. Ogni paese contribuisce al fondo in modo proporzionale alla popolazione e al prodotto interno lordo (Pil). Il capitale sottoscritto finora è pari a 704,8 miliardi di euro, di cui 80,5 miliardi sono stati effettivamente versati nelle casse dell’organismo. I principali finanziatori, come scrivevamo in precedenza sono Francia, Germania e Italia, rispettivamente con 189,45 milioni di euro, 142,27 milioni e 125,02 milioni di capitale sottoscritto.

Contribuiscono complessivamente a finanziare il 64,5% del fondo. Sono quindi paesi che nelle votazioni hanno un peso decisionale maggiore, pari nell’ordine al 26,7%, al 20,1% e al 17,6% e possono porre il diritto di veto nelle decisioni più urgenti. Aderiscono in forma minore altri stati della Unione anche in relazione alla dimensione nazionale. Per esempio la Lettonia contribuisce per 1,94 milioni di euro, l’Estonia per 1,79 milioni, il Lussemburgo per 1,75 milioni, Cipro per 1,37 milioni e Malta per 630 mila euro. In termini invece di capitale versato invece, tutti gli stati si assestano all’11,4% di quello sottoscritto. In cifre assolute, la Germania ha versato 21,65 milioni di euro, la Francia a 16,26 e l’Italia a 14,29.

Il MES nella vecchia formulazione ha consentito di sostenere al momento cinque programmi di sostegno: Irlanda (2010-2013), Grecia (2012-2018), Spagna (2012-2013), Cipro (2013-2016) e Portogallo (2011-2014). I principi che hanno guidato l’istituzione del Mes sono nati durante la crisi del debito sovrano, che ha a sua volta origine dalla crisi del settore dei mutui residenziali statunitensi del 2007. In quel periodo, la Grecia aveva grosse difficoltà nell’inserire i propri titoli sul mercato anche a causa del forte dissesto dei suoi conti pubblici e ha chiesto aiuto all’Unione europea. La crisi del debito si è poi estesa rapidamente, per motivi differenti, in altri stati europei tra cui l’Italia.

In seguito a queste dinamiche, nel maggio 2010 sono stati istituiti il meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (Mesf) e il fondo europeo di stabilità finanziaria (Fesf). Il Mes è poi andato a sostituire questi due strumenti. Il primo trattato che ha istituito il MES risale al 2012 ed è stato sottoscritto da 17 stati ma nel 2017 è iniziata una revisione conclusasi nel mese di gennaio 2021. Tutti gli stati sono stati chiamati ad approvare questa revisione ma l’Italia si è espressa in forma contraria. Le ragioni risiedono nel fatto che le modifiche introdotte al MES renderebbero ancora più forti i poteri del Fondo rispetto agli impegni che i singoli stati dovrebbero assumere, riducendo secondo una parte politica, le possibilità dei singoli stati di autodeterminarsi in queste circostanze. La mancata ratifica italiana della riforma ha degli elementi di natura politica, anche se all’interno della maggioranza stessa le posizioni sono divise tra quella possibilista (Forza Italia e ministro dell’economia Giorgetti) e contraria (Lega e Fratelli d’Italia). Ci sono infatti numerose questioni in corso di trattazione come ad esempio la riforma del patto di stabilità e il Pnrr. L’ultima discussione era stata fatta tra giugno e luglio di quest’anno e si è conclusa con il rinvio della questione a settembre.

Francesco Andrea Falcone
Dottore Commercialista - Revisore Legale

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