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Ultime scadenze fiscali dell'anno

Un utile promemoria per non saltare i pagamenti al fisco

Scadenze fiscali

Scadenze fiscali

Scade il 30 novembre il termine di presentazione delle dichiarazioni dei redditi per l’anno fiscale 2022 e le correzioni ai modelli 730 in via telematica. Un termine lungo che pone fine alla stagione dichiarativa degli italiani, la quale riprenderà l’anno successivo con un termine più breve di due mesi, al 30 settembre.

Se i cittadini, oltre il termine del 30 novembre, ancora per questo anno, hanno dimenticato di trasmettere la dichiarazione dei redditi, per quanto tenuti ovviamente a farlo, possono trasmetterla in forma tardiva entro ulteriori 90 giorni versando una sanzione di 250 euro, che si possono ridurre a 25 euro nel caso di ravvedimento operoso - cioè versando spontaneamente la sanzione prima che venga accertata la tardività. Ovviamente per sanare la tardività occorrerà anche versare le imposte dovute con la maggiorazione degli interessi e versare le sanzioni per le omissioni nel pagamento delle imposte alle relative scadenze. Una dichiarazione si considera invece completamente omessa quando non è stata presentata entro i 90 giorni dalla scadenza del termine di presentazione. In questo caso si applica una sanzione:

  • pari a 250 euro se le imposte non sono dovute
  • compresa tra 120% e 240% delle imposte dovute, con importo minimo di 250 euro. Se la dichiarazione omessa è presentata entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa al periodo d’imposta successivo e prima dell’inizio dell’attività di accertamento sono previste riduzioni, in quanto si applica una sanzione:
  • pari a 150 euro se non sono dovute imposte;
  • compresa tra il 60% ed il 120% dell’ammontare delle imposte dovute, con un minimo di euro 200. Si chiamano “dichiarazioni integrative” invece quelle che intervengono a sanare errori commessi nella compilazione e trasmissione di una dichiarazione precedente. In particolare, per:
  • le dichiarazioni integrative che correggono errori non rilevabili in sede di controllo automatizzato o formale, il contribuente deve: ° versare la maggiore imposta (se dovuta) e gli interessi a partire dal giorno della scadenza del mancato versamento; ° versare una sanzione fissa di 250 euro (ridotta ad 1/9 con il ravvedimento operoso), tranne nel caso di specifiche irregolarità dichiarative disciplinate nell’articolo 8 del D. Lgs 471/1997; ° versare la sanzione per omesso versamento (se dovuto) ridotta a seconda di quando interviene il ravvedimento.
  • le dichiarazioni integrative che correggono errori rilevabili in sede di controllo, il contribuente deve: ° versare la maggiore imposta (se dovuta) e gli interessi a partire dal giorno della scadenza del mancato versamento; ° versare la sanzione per omesso versamento (se dovuto) ridotta a seconda di quando interviene il ravvedimento. I temi dichiarativi tuttavia non sono l’ultimo aspetto che interessa le vicende fiscali degli italiani per il 2023.

A fine novembre infatti, scade il termine del versamento dei secondi acconti di IRPEF, IRES e IRAP che si sono generati nelle dichiarazioni dei redditi di questo anno. Il sistema di pagamento delle imposte italiane, che si va riformando in questi giorni, prevede infatti che si paghi un saldo delle imposte a giugno assieme ad un primo acconto ed un secondo acconto nel mese di novembre dello stesso anno. Gli acconti svolgono un ruolo di anticipazione delle somme per le imposte a pagarsi nell’anno successivo e costituiranno un credito fiscale da cui detrarre le imposte successivamente dovute. Al 30 novembre quindi passeranno alla cassa i pagamenti di questi secondi acconti. La riforma fiscale in previsione discute da tempo una rivisitazione di questo sistema che impone ogni anno di anticipare tasse per l’anno successivo ma i saldi di bilancio dello Stato non consentono pacificamente una trasformazione di questa natura. La proposta arrivata dal Direttore Generale di Agenzia Entrate di qualche mese fa era quella di mensilizzare il versamento dell’IRPEF, dell’IRES e dell’IRAP per tutte le imprese e i professionisti, come avviene per esempio per il pagamento delle imposte relative ai lavoratori dipendenti.

Questa modalità di versamento limiterebbe il fenomeno dell’evasione stringendo fortemente i tempi di liquidazione delle imposte, riducendo anche il rischio di perdite fiscali per tutte quelle imprese che si caricano di debiti fiscali senza pagarli. La misura è allo studio del MEF Il Governo inoltre ha tentato in queste settimane di migliorare la condizione del versamento dei secondi acconti che scadono appunto il 30 novembre, almeno per i soggetti con un reddito inferiore a 150 mila euro l’anno concedendo loro la possibilità di versare i secondi acconti in forma rateale a partire dal mese di gennaio 2024, maggiorati di interessi. La platea interessata da questa agevolazione non è piccola ma la misura rischia di cadere poi sulle difficoltà che i cittadini troveranno l’anno successivo pagando le imposte ordinarie. Nel mese di dicembre 2023 inoltre sono in scadenza anche gli acconti IVA e la seconda rata IMU sulla quale ci soffermeremo successivamente in un apposito e consueto articolo che dedichiamo alla imposta municipale unica che riguarda un consistente numero di cittadini.

Francesco Andrea Falcone
Dottore Commercialista - Revisore Legale

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