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Il commercialista

Irpef a tre aliquote, chi ci guadagna e chi ci perde

Una delle componenti più attese della riforma fiscale in atto

La riforma fiscale

La riforma fiscale

Tra le componenti più attese della riforma fiscale in atto, di cui nei giorni scorsi il Parlamento della Repubblica ha licenziato gli emendamenti alla legge delega, certamente la componente dell’IRPEF riveste la dimensione principale perché riguarda tutti i cittadini italiani. Le soluzioni in campo sono diverse e tutte vertono verso un accorpamento generale delle aliquote che dovrebbero ridursi ufficialmente a 3 dalle cinque attuali.

Ovviamente per garantire una generale parità di gettito è allo studio la soluzione migliore che favorisca gli interessi generali. In questo senso l’impatto generale della riforma è stato studiato dal precedente Governo Draghi e dovrebbe procedere secondo il seguente orientamento di massima. La prima ipotesi prevede l’accorpamento dei primi due scaglioni attuali di reddito ad una aliquota massima del 23%. Così fino a 28 mila euro di reddito annui la tassazione sarà appunto del 23% per un valore nominale lordo e massimo di euro 6.440. Andranno considerate poi detrazioni e deduzioni di imposta come attualmente avviene. Non varierebbe nulla invece per i due successivi scaglioni di imposta e cioè, fino a 50.000 euro di reddito l’aliquota progressiva sarà del 35% e nel successivo scaglione, cioè oltre i 50.000 euro, l’aliquota sarebbe del 43%. Il sistema deve continuare a perseguire criteri di progressività e quindi le aliquote procedono per scaglioni via via crescendo. In altri termini coloro i quali percepissero un reddito pari ad esempio a 30 mila euro, dovranno assolvere al pagamento dell’IRPEF con una aliquota pari al 23% fino a 28 mila euro e per i successivi 2 mila euro di differenza dovranno applicare una aliquota del 35%.

Secondo uno studio della Fondazione Nazionale dei Commercialisti i vantaggi sarebbero per tutti i contribuenti italiani ad eccezione di coloro i quali percepiscono attualmente un reddito massimo di 15 mila euro, i quali sono già tassati al 23%. Superata tale soglia il risparmio di imposta varia tra i 100 euro e i 260 euro l’anno. Per semplificare, ad oggi un cittadino che guadagnasse 22 mila euro lorde l’anno, nel sistema a 4 aliquote vigneti pagherebbe fino a 15 mila euro il 23% e cioè 3450 euro e per la quota successiva fino a 22 mila euro 1750 euro per un totale di 5200 euro. Secondo il nuovo sistema a tre aliquote si applicherebbe una tassazione al 23% su tutto l’importo con un carico fiscale di 5060 euro complessivi. Il risparmio annuo ammonta ad euro 140. Nella ipotesi di importi superiori di reddito, ad esempio pari a 48 mila euro l’anno, nel sistema attuale si sconta una tassazione pari ad euro 13.700 e nel caso della riforma a tre aliquote pari ad euro 13.440, con un risparmio di euro 260.

E’ chiaro che non si tratta di somme ingenti ma che esse vanno coniugate rispetto al sistema generale delle detrazioni e delle deduzioni che compongono lo schema generale del modello di progressività fiscale italiano. E cioè oltre alla ripartizione della imposta per scaglioni occorre considerare tutta una serie di altri elementi che riducono il carico fiscale in via generale. In primo luogo la riforma dovrebbe incidere fortemente sulle deduzioni concesse in funzione del carico familiare. Verrà rimodulato complessivamente il sistema di modo che possano percepire maggiori agevolazioni i nuclei familiari in cui sono presenti disabili e quelli più numerosi. Non verranno modificate le posizioni di detrazione che riguardano salute, istruzione, spese per ristrutturazione e previdenza complementare. Il Parlamento è inoltre al lavoro per rendere strutturale un aumento delle detrazioni previste in ambito edilizio. Con la finalità di favorire ancora la riduzione del rischio sismico ed il miglioramento delle classi energetiche una proposta di legge punta a stabilizzare la percentuale di detrazione fino al 60% e portarla al 100% nel caso dei redditi minori. Questo in sintesi il quadro di funzionamento della possibile riforma dell’IRPEF e se l’orientamento generale del Governo sarà quello di favorire una semplificazione della tassazione anche attraverso l’ingresso di nuove flat tax, dovremo attenderci ampie revisioni ancora di questo sistema.

Certo come sempre tutto andrà rapportato al valore generale degli incassi attesi che devono servire a mantenere in funzione i servizi dello Stato. In particolare è in atto un processo di revisione generale dell’IRAP che finanzia la sanità regionale in tutta l’Italia e che prevede la scomparsa della formula attuale di funzionamento e la sua sostituzione con una sovrimposta. Scomparirà l’odioso meccanismo secondo il quale chi ha più dipendenti paga più IRAP e dovrebbe tornare a funzionare un sistema unico basato sulla tassazione generale degli utili. Un meccanismo di redistribuzione influirà poi sul finanziamento dei sistemi sanitari regionali di contesti più poveri e meno sviluppati del Paese per riequilibrare condizioni di erogazione di servizi di base non eludibili.

Francesco Andrea Falcone
Dottore Commercialista - Revisore Legale

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