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Le stime di crescita del Pil in ribasso ed il nodo Pnrr

La crescita dell'economia italiana

La crescita dell'economia italiana

È stata pubblicata lunedì 12 dicembre la previsione di crescita del PIL in Italia a seguito degli investimenti previsti dal PNRR e le notizie non sono favorevoli, nel senso che l’Sda Bocconi prevede una decrescita di circa un punto percentuale rispetto alle attese stimando così il risultato finale pari al 2,5% di crescita rispetto al 3,5% atteso. Cosa è il PIL? Il Prodotto Interno Lordo di una nazione misura il valore di beni e servizi prodotto all’interno di uno Stato in un determinato periodo di tempo; generalmente in un anno. Non è un indicatore perfetto ma ci si affida ad esso per stimare se l’economia di un Paese stia crescendo oppure no e per Paesi fortemente indebitati come il nostro, quando si arresta la crescita la questione ha ripercussioni gravi anche sul quantitativo di imposte e tasse incassate e quindi sul nuovo debito che potrebbe essere generato per pagare i servizi pubblici. Che cosa è invece il PNRR? Il PNRR per chi ancora non avesse approfondito il tema è un piano presentato alla Commissione Europea in periodo di Pandemia da Covid19 per definire un quadro di investimenti e riforme da realizzare con la finalità di rilanciare il Paese in termini economici. In cambio di questa programmazione all’Italia sarebbero stati destinati duecentoquarantotto miliardi di euro entro il 2032. Parte di queste risorse andranno restituite alla Unione Europea e parte saranno incassati sotto forma di incentivazioni a fondo perduto. La ispirazione di questo modello deriva da una teoria di economia politica che nei momenti di maggiore crisi economica prevede di investire in infrastrutture e opere pubbliche utili a migliorare il funzionamento di una Nazione, che ha dato ottimi risultati nella storia delle economie moderne, in particolare con la crisi del ’29, con il primo e secondo dopoguerra e con la recente crisi del 2008. E’ una teoria notoriamente ispirata agli studi di Keynes. Questa spinta agli investimenti dovrebbe spingere di pari passo la crescita del PIL nazionale ma secondo le nuove stime della Sda Bocconi, non lo farà come si attenderebbe. Il Piano si sviluppa intorno a tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale. Si tratta di un intervento che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana, e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale. Il PNRR contribuirà in modo sostanziale a ridurre i divari territoriali, quelli generazionali e di genere. Il Piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno su 248 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio (per una quota dunque del 40 per cento) e prevede inoltre un investimento significativo sui giovani e le donne. E’ bene precisare che la Commissione Europea ha accettato le proposte italiane con la clausola pressante che il nostro Stato si adegui ad una serie importante di riforme mai attuate rispetto alle indicazioni della Unione. Il Piano si sviluppa lungo sei missioni. “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”: stanzia complessivamente oltre 49 miliardi (di cui 40,3 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 8,7 dal Fondo complementare) con l’obiettivo di promuovere la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo, e investire in due settori chiave per l’Italia, turismo e cultura.“Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”: stanzia complessivi 68,6 miliardi (59,5 miliardi dal Dispositivo RRF e 9,1 dal Fondo) con gli obiettivi principali di migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva.“Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”: dall’importo complessivo di 31,5 miliardi (25,4 miliardi dal Dispositivo RRF e 6,1 dal Fondo). Il suo obiettivo primario è lo sviluppo di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile ed estesa a tutte le aree del Paese. “Istruzione e Ricerca”: stanzia complessivamente 31,9 miliardi di euro (30,9 miliardi dal Dispositivo RRF e 1 dal Fondo) con l’obiettivo di rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico. “Inclusione e Coesione”: prevede uno stanziamento complessivo di 22,6 miliardi (di cui 19,8 miliardi dal Dispositivo RRF e 2,8 dal Fondo) per facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive del lavoro e favorire l’inclusione sociale. “Salute”: stanzia complessivamente 18,5 miliardi (15,6 miliardi dal Dispositivo RRF e 2,9 dal Fondo) con l’obiettivo di rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure. L’analisi condotta dalla Scuola di Specializzazione della Bocconi tuttavia evidenzia alcuni problemi di fondo nella gestione di questa vicenda: un ritardo grave nella progettazione prevista rispetto ai tempi fissati con la conseguenza che pur di raggiungere il timing prefissato si rischia di scrivere progetti senza utilità ma soprattutto una certa inconsistenza di determinate proposte da parte dei centri di progettazione che a livello ad esempio degli enti locali scontano una ovvia impreparazione a gestire simili questioni in tempi brevi. E’ il primo degli scogli che il Governo Meloni deve affrontare rispetto alla eredità lasciata da Draghi. Francesco Andrea Falcone Dottore Commercialista - Revisore Legale
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