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L'analisi storica

La grandezza politica di Craxi

Il diritto dei palestinesi ad avere una patria senza ricorrere al terrorismo

La grandezza politica di Craxi

Sono giorni difficili, per la fine delle sofferenze del popolo palestinese a Gaza e per chi in Israele aspetta che gli siano restituiti i resti di chi col massacro del 7 ottobre, fu sottratto alla sua famiglia.

Atti atroci e sanguinari che e non possono essere giustificati come un nuovo 25 aprile. Non siamo con chi insieme a Francesca Albanese finisce col giustificare i terroristi di Hamas. E' una sinistra minoritaria alla quale non mi sento di appartenere.

La sinistra a cui appartengo con orgoglio è quella che ha vissuto la “notte di Sigonella”! Eravamo diversi, avremmo potuto diventare diversi. Il coraggio, l'ottimismo di quelle ore sono  forse andate perdute per sempre...

Un episodio importante della storia politica italiana, avvenuto quarant’anni fa, tra l’11 e il 12 ottobre 1985. Un simbolo della difesa della sovranità nazionale, da cui emerge la grandezza di Bettino Craxi Presidente del Consiglio che insieme a Giulio Andreotti, Ministro degli Esteri, decise di gestire la crisi con le armi della politica e delle loro relazioni internazionali, in particolare i rapporti storici di Andreotti con il mondo arabo e l’amicizia di Craxi con Yasser Arafat.

Dopo giorni difficilissimi, grazie alla mediazione dell’Egitto e dell’OLP, i dirottatori si arresero, liberarono la nave e ottennero di lasciare l’Egitto con la promessa di non essere arrestati.

Gli Stati Uniti, guidati dal Presidente Ronald Regan, intercettarono l’aereo egiziano con i caccia della US Navy, e lo dirottarono forzatamente verso la base Nato di Sigonella in Sicilia senza preventivamente consultare il Governo italiano.

A bordo c’erano i quattro terroristi e Abu Abbas, capo della fazione estremista palestinese, ritenuto da molti l’organizzatore del sequestro.

Arrivati a Sigonella, per alcune ore, ci fu una tensione altissima: i nostri carabinieri e la VAM si fronteggiarono con le forze speciali americane, Delta Force e Navy Seals sulla pista dell’aeroporto. Il Governo italiano rifiutò di consegnare i dirottatori agli americani.

Craxi riuscì a far prevalere la sovranità italiana, ordinò che i dirottatori fossero arrestati e processati in Italia poiché il reato era avvenuto su nave italiana in acque internazionali. Gli Usa furono costretti a cedere, anche se chiesero per molto tempo l’estradizione dei terroristi in America.

Quella vicenda dimostra la grandezza dello statista Bettino Craxi: resistere alle pressioni dell’alleato americano senza sconfessare il rapporto con gli Usa e con l’Occidente, e confermando la sua storica amicizia con Israele e con il suo diritto ad esistere, ma contemporaneamente affermando l’importanza del mondo arabo e dei rapporti dell’Italia con quel mondo, e il diritto dei palestinesi ad avere una patria a condizione di abbandonare la lotta armata incapace di ottenere risultati.

La linea che si impose a livello internazionale e che ancor oggi passa sotto il nome di “due popoli due stati” che ebbe inizio con il cosiddetto "lodo Moro".

Ad occuparsene fu Stefano Giovannone,  capocentro del Sismi a Beirutche è passato alla storia come il "maestro".

Un accordo molto complesso, ideato da un vero e proprio stratega negoziatore, composto da "silenzi e ammiccamenti" più che da clausole precisamente definite. Coinvolgeva sia l’Olp che Israele: era un doppia operazione italiana contraddistinta da un accordo di massima approvato in modo separato dalle parti in causa che non dovevano compiere attentati sanguinari nel territorio italiano.

Non era cosa da poco perchè rispettava i protocolli e gli indirizzi stabiliti dal governo italiano e puntava a far mantenere buoni rapporti economici dell’Italia con i paesi arabi produttori di petrolio ma in pari tempo svolgeva delle attività a favore diretto o indiretto del Mossad.

A rendere pubblica una storia, opportunamente taciuta, fu l’ammiraglio Martini attraverso le confessioni contenute nel libro il “Nome in codice: Ulisse”, soffermandosi sulle implicazioni che ebbero questi patti inconfessabili nell’evoluzione delle minacce del terrorismo di matrice arabo-palestinese contro l’Italia e sulle dinamiche della cosiddetta diplomazia parallela. Il Lodo Moro è declinato da tutte le prospettive: quel patto instaurato tra due soggetti diversi, quello italiano dotato di autorità statuale formale e l’altro, quello palestinese, senza legittimità giuridica perché privo di Stato, che obbligava i contraenti, reciprocamente, al rispetto degli accordi stabiliti: "Nel 1972, prima dei fatti di Fiumicino, mi attivai, anzi fui attivato dai miei superiori – ritengo su richiesta del ministero degli Esteri – acché prendessi contatto con qualche responsabile dell’OLP e si evitassero operazioni terroristiche in Italia o contro cittadini italiani all’estero che erano state minacciate".

A quarant’anni dalla notte di Sigonella, la posizione di Craxi è di straordinaria modernità e indica ancora la via. Rappresenta perfettamente quello che deve essere la nostra politica estera e il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo: il ruolo di una grande nazione che cerca la pace e la sicurezza, e che è capace come nessun altro di costruire un rapporto empatico con i popoli e con le nazioni del Nord Africa e del Medio Oriente.

Il Piano di pace Trump-Blair va in questa visione, con l’assenso di moltissimi paesi arabi e islamici e con il consenso anche dell’Autorità nazionale palestinese, erede dell’OLP di Arafat, i cui esponenti sono stati progressivamente eliminati da Gaza, anche con assassinii e uccisioni violente, dai tagliagole di Hamas che volevano essere i soli a controllare Gaza e a gestire l’immensa mole di aiuti internazionali convertiti in gran parte in missili ed armi.

La loro linea era “dal fiume al mare” che teorizzava la scomparsa dello Stato di Israele.

Quello slogan, oggi purtroppo ritorna nelle piazze, forse inconsapevolmente, scandito nei cortei perché rappresenta la cancellazione di Israele.

Quanto è avvenuto dopo il 7, con tutte le conseguenze di sofferenze umane indicibili che una guerra terribile porta sempre con sé, è una guerra voluta dai tagliagole di Hamas al soldo dell’Iran, da Hezbollah e Houthi, oggi tutti sconfitti. Vogliono la scomparsa di Israele e sono di fatto la principale causa delle sofferenze del popolo palestinese.

Il Piano di pace incontra difficoltà perché Hamas non accetta di disarmarsi e uscire di scena, non accetta di riconoscere la sconfitta e, ancora una volta, tiene in ostaggio ancora i cadaveri e insieme a loro tutti i palestinesi di Gaza che vorrebbero soltanto la fine del conflitto...

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