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Lavoro
21 Marzo 2025 - 18:15
L'iniziativa organizzata dall'Usb
«Blocco delle retribuzioni per tre anni, cancellazione della clausola di salvaguardia che va a garantire la tutela occupazionale in caso di cambio di appalto (con l’ovvio spettro della perdita del posto di lavoro) e tanto altro: queste alcune delle dirette conseguenze della firma su un contratto pirata come quello condiviso da Assocontact e Cisal».
Lo sciopero ed una nuova manifestazione a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori del call center sono la risposta di Usb. Questa mattina un presidio si è tenuto davanti alla sede tarantina di Confcommercio, «associazione alla quale aderisce Assocontact che insieme a Cisal ha firmato un contratto pirata che va a smantellare tutta una serie di tutele dei lavoratori e delle lavoratrici. Salta all’occhio il doppio standard assunto da Confcommercio rispetto ai contratti pirata: negli annunci infatti si dichiara nettamente a sostegno dei diritti dei lavoratori e contrario al dumping contrattuale, ma ha in casa propria, ossia tra i consociati, Assocontact che firma contratti capestro» si legge in una nota di Francesco Marchese, Usb Lp Taranto.
«Durante il presidio odierno, Confcommercio, tramite il direttore provinciale dell'associazione, ha preso le distanze da questo contratto in dumping e si propone di riportare Assocontact nel perimetro della contrattazione con le organizzazioni maggiormente rappresentative e per questo lo stesso ha annunciato un incontro con i sindacati per il 4 aprile e con Assocontact, in vista del quale ci aspettiamo una convocazione e nel quale porteremo le nostre rivendicazioni, così come nel tavolo interministeriale (Ministero Lavoro e Ministero delle Imprese e del Made in Italy) del successivo 24 Aprile».
«La crisi dei call center è la crisi del sistema dell’appalto che va certamente disciplinato, al punto di dover essere smantellato dichiarando guerra aperta alle gare al massimo ribasso e alla competizione sfrenata, ispirata al profitto, che si scarica sul costo del lavoro. Quella di oggi è stata la quarta manifestazione in tre mesi, ma le iniziative sarebbero state di più se questo settore non fosse stato sottoposto alla disciplina prevista per i servizi essenziali e dunque alla l. 146/90».
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