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Le iniziative

Le tradizioni per la festa di San Giuseppe

Domani, mercoledì 19 marzo, in Città Vecchia è in programma la processione e una sagra popolare

Processione di San Giuseppe in Città Vecchia (foto d'archivio)

Processione di San Giuseppe in Città Vecchia (foto d'archivio)

Taranto resta particolarmente sentita la festa di San Giuseppe (19 marzo). La tradizione in onore del ‘santo vecchierello’ viene rispettata, anche dal punto di vista gastronomico. Infatti in questa ricorrenza a tavola si usa servire pasta riccia (il cui formato richiamerebbe la barba del santo) con le cozze o con i ceci; di provenienza barese, ma molto ben accetto anche da noi, lo stesso tipo di pasta con la mollica fritta, insaporita con le acciughe. Soprattutto non manchino le zeppole: fritte o al forno, sono una bontà, con lo spruzzo di crema alla vaniglia, impreziosite dall’amarena; se ne faccia pure una scorpacciata, interrompendo eccezionalmente la dieta che prepara a impeccabili look in vista dell’estate.

Sarà festa soprattutto in Città vecchia, giù alla ‘marina’, cui è intitolata a San Giuseppe la chiesa in via Garibaldi, l’unica superstite delle quattro esistenti in zona (‘Pittaggio Turripenne’): le altre erano quelle della Madonna della Pace, dello Spirito Santo e di San Marco, demolite dal piccone fascista nel 1934.

A cura della parrocchia basilica cattedrale e dell’arciconfraternita intitolata al ‘santo vecchierello’ (commissario arcivescovile, il cav. Antonio Gigante) le celebrazioni nella chiesa di San Giuseppe prevedono per martedì 18, alle ore 17.30, la santa messa con la preghiera a San Giuseppe; alle ore 18.30, nel salone dell’oratorio (accesso da vico Vianuova), ci sarà la benedizione della pittoresca “tavola di San Giuseppe”, con pietanze tradizionali preparate dai devoti.

Mercoledì 19, sante messe si terranno alle ore 9.30 e 11, quest’ultima con la benedizione del pane. Alle ore 17.15 si snoderà la processione con la statua portata a spalla dai confratelli nell’abito di rito violaceo. Questo l’itinerario: via Garibaldi, via Sant’Egidio, via Di Mezzo, pendio La Riccia, piazza Castello, via Duomo, con sosta nella basilica cattedrale per la santa messa celebrata dal padre spirituale dell’arciconfraternita mons. Emanuele Ferro. Quindi la processione riprenderà per via Duomo, pendio San Domenico, via De Tullio, piazza Fontana, via Garibaldi. Dopo il rientro in chiesa si terrà la sagra popolare con degustazione delle pietanze tradizionali della festa, in particolare i tubettini con le cozze.

Presterà servizio la Grande Orchestra di fiati “Santa Cecilia-Città di Taranto” diretta dal maestro Giuseppe Gregucci.

Originariamente i festeggiamenti erano molto sentiti soprattutto dagli abitanti di via Di Mezzo (quasi interamente sgomberata sul finire degli anni ottanta per gli stabili pericolanti) che salutavano il passaggio del santo in un trionfo di coperte multicolori e lancio di fiori. I “panarjidde” nell’imminenza della festa facevano baccano cu“’le ruèzzele”, raganelle in legno che agitate appena provocavano un rumore simile al gracidare della rana e s’impegnavano nella raccolta della legna per il falò da accendere in qualche largo, su cui magari abbrustolire i ceci. Alcuni benefattori preparavano le “tavole” con ogni sorta di bendidio per i poveri; una di queste veniva approntata su iniziativa di un canonico nel cortile dell’arcivescovado. Negli anni cinquanta, ricordano i più anziani, la famiglia del maestro falegname Giorgio Rotunno, con la collaborazione del vicinato, allestiva una grande tavolata, anche questa per i poveri, con numerose portate in largo San Gaetano.

Inoltre l’arciconfraternita di San Giuseppe (fondata nel 1639) un tempo era solita far pervenire ‘guantiere’ di zeppole agli ospiti della casa di riposo comunale, oggi non più esistente.

A questa festa da molti anni si fa coincidere quella dei papà (San Giuseppe è il loro patrono) che silenziosamente e quotidianamente si sottopongono a ogni sacrificio per il bene della famiglia. Meritano un grande segno di affetto, ben più della solita cravatta o della bottiglia di brandy propagandata in televisione, che non valgono un abbraccio e un “ti voglio bene” detto con tutto il cuore.

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