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16 Marzo 2025 - 14:00
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea
Il 6 marzo si è tenuto a Bruxelles l’incontro informale dei 27 capi di stato europei, insieme ad Antonio Costa, Presidente del Consiglio europeo e Mark Rutte, Segretario generale della NATO al Palazzo Europa del Consiglio europeo.
Il tema centrale è il “riarmo” europeo, termine usato dalla Presidente della Commissione von der Leyen, e la difesa a Zelensky e al popolo ucraino.
Il piano di riarmo dell’Europa dovrebbe richiede agli Stati membri uno stanziamento complessivo fino a 800 miliardi di euro ed è stato proposto dalla von der Leyen dopo l’annuncio dello stop agli aiuti in Ucraina da parte degli Stati Uniti.
Dopo lo sciagurato incontro del 28 febbraio alla Casa Bianca tra Trump e Zelensky e l’inasprimento dei rapporti tra i due Paesi, il sentimento in Europa è quello della paura e della rabbia per essere stati tagliati fuori dagli accordi per un cessate il fuoco di un conflitto che l’ha vista protagonista da almeno 3 anni, in cui aveva mostrato inesorabile supporto e aveva speso miliardi di euro.
L’Europa non ci sta a essere esclusa dagli accordi su una guerra che si combatte alle sue porte e pretende una risoluzione del conflitto che sia giusta e duratura, oltre ad aver appreso l’amara consapevolezza di dover diventare definitamente autonoma sul piano militare, vista l’inaffidabilità dell’amministrazione Trump in America.
Per questo si è pensato al piano “ReArm Europe”, voluto dalla Presidente della Commissione come sopra citato, che dia all’Unione Europea una strategia deterrente e la possibilità di diventare indipendenti dal punto di vista della difesa, che è sempre stata delegata all’alleato statunitense che garantiva protezione al continente europeo tramite la Nato.
ReArm Europe quindi permetterebbe agli Stati membri di incrementare il proprio debito oltre i limiti attuali senza incorrere in sanzioni da parte della Commissione, fino a un tetto massimo di 650 miliardi di euro per un periodo di quattro anni. Inoltre, il piano prevede la creazione di un fondo da 150 miliardi di euro gestito dalla Commissione, dal quale i Paesi dell’Unione potranno attingere tramite prestiti per finanziare le loro spese militari.
La Presidente Meloni ha poi commentato alla fine del meeting in particolare su come finanziare questo investimento sulla difesa e su questa proposta la cui decisione in merito verrà presa il 20 e 21 marzo alla riunione ufficiale del Consiglio europeo: ”abbiamo condotto una battaglia per escludere i Fondi di coesione, cioè per escludere la possibilità che venissero forzatamente dirottate risorse dai Fondi di coesione alle spese sulla difesa.
È rimasta una clausola per cui volontariamente le Nazioni possono fare questa scelta, chiaramente noi non possiamo impedire che altre Nazioni decidano di fare questa scelta, soprattutto quelle che sono più esposte, ma per quello che mi riguarda io proporrò al Parlamento di chiarire fin da subito che l’Italia non intende dirottare fondi della coesione”.
Ha poi aggiunto:” Dopodiché io mi sono permessa di segnalare anche che il concetto di difesa in Europa è un concetto un tantino più ampio della parola riarmo. Credo che la parola riarmo non sia la parola adatta per parlare di quello che stiamo facendo. Il concetto di sicurezza e il concetto di difesa oggi è un concetto che riguarda moltissimi domini della vita quotidiana dei cittadini e quindi non semplicemente essere dotati di adeguate armi, che pure sicuramente è un tema, ma riguarda il tema delle materie prime, della cybersicurezza, delle infrastrutture critiche, riguarda tantissimi domini dei quali anche noi ci dobbiamo occupare quotidianamente”.
L’Europa si trova attualmente tra due fuochi, quello statunitense, che promette dazi, bullizza il presidente invaso Zelensky in mondovisione e attua una politica estera e commerciale intimidatoria e quello russo, Stato in mano a un difatti dittatore e nel quale lo stato di diritto è sempre inficiato da un’amministrazione autocratica.
Parliamo di due superpotenze che si vogliono guardare in faccia, vogliono sedersi tra di loro al tavolo dei grandi, fare accordi su come spartirsi l’Ucraina, il suo territorio e le sue risorse.
C’è anche in Unione Europea chi, però, è propenso a una risoluzione del conflitto tramite questo tipo di negoziato, che sia veloce e che porti a un cessate il fuoco rapido e conveniente a tutti.
Per esempio Victor Orban, presidente ungherese, si è accodato alle decisioni rivolte alla difesa europea ma non ha apprezzato la terminologia del comunicato rilasciato alla fine del meeting del Consiglio europeo per quanto riguarda l’aiuto all’Ucraina che parla di :”pace attraverso la forza” del sostegno militare e di garanzia di sicurezza, quello che difatti è stato interrotto dagli Stati Uniti.
Il Presidente magiaro ha affermato che il programma di aiuto che l’Europa ha in mente per l’Ucraina andrebbe nella direzione opposta al tavolo delle trattative imbastito dagli Usa e che andrebbe fattualmente ad alimentare le tensioni e potrebbe portare ad un escalation. Indirettamente, accusa l’Eu di voler continuare la guerra.
È davvero così? I francesi e i britannici sono l’avanguardia della nuova Europa che cerca di farsi forte , di impettirsi difronte alle minacce da oriente e occidente e di usare la propria forza militare per intimidire? Abbiamo davvero dimenticato i valori portati avanti dai padri fondatori europei che avevano il sogno di creare un continente di pace rendendo una guerra fratricidi materialmente impossibile condividendo la produzione di carbone e acciaio? Oppure dovremmo adattarci al tempo che corre, ai venti di guerra che spirano, adeguarci alla minaccia bellica che ci impone una decisione forte, decisa, unita verso un futuro che vede l’Europa come forza militare più che bacino culturale, baluardo democratico e ponte tra i mondi?
L’unica cosa certa è che queste domande appena poste sono esistenziali per il nostro continente e che le risposte debbano essere trovate in fretta, per capire chi siamo e chi saremo.
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Testata: Buonasera
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