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Bettino Craxi

Un autentico, coraggioso riformista

Molti vorrebbero che fosse un ricordo sbiadito. Invece è vivo e continua a parlare

Un autentico, coraggioso riformista

Ogni 19 gennaio, ogni giorno di questi venticinque anni, abbiamo provato, con instancabile ostinazione, a ristabilire la “verità”…

La storia non si cancella perché ha in sé un elevato valore formativo: la coscienza e la consapevolezza che il passato rappresenti una meta educativa fondamentale per una società democratica.

La storia coinvolge diverse categorie di soggetti: un numero ristretto di protagonisti che la determina attraverso gli avvenimenti e le proprie scelte; un gruppo più esteso che è presente alla loro esecuzione e assiste al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che l'ha raccontata non sempre fedelmente… c’è chi la sua memoria storica ce l’ha e può portarne vanto, c’è chi è privo di storia e di memoria, c’è chi preferisce ignorarla e farla dimenticare, perché se ne vergogna.

Il 2024 e’ stato l’anno delle celebrazioni. 100 anni dal delitto di Giacomo Matteotti, Il suo essere diverso dagli altri, in anticipo sui tempi. Il suo riformismo intransigente che risuona forte contro Benito Mussolini, perché ha capito, prima di tutti, dove ci avrebbe portato la dittatura fascista.

La commemorazione di Matteotti svoltasi alla Camera, che lo ha dimensionato a grande martire, poi ridotto a santino, si è consumata con l’esclusione di un relatore, espressione dalla cultura socialista. Quindi c'è anche chi la storia prova a rubarla mistificandola... 

Rubare la storia è come rubare una parte della personalità di ognuno. È un crimine. La nostra memoria è composta da una combinazione di quella individuale e quella universale. Le due sono strettamente intrecciate. La storia è la memoria collettiva. Quando questa viene rubata, o riscritta, non siamo più in grado di sapere chi siamo.

Qualche anno fa organizzammo nel salone della Provincia la presentazione del libro “La notte di Sigonella”, curato dalla Fondazione Craxi, Stefania Craxi, presidente della Fondazione; Claudio Signorile, all’epoca ministro dei trasporti; il generale Ercolano Annicchiarico, grottagliese, che in quel periodo aveva il comando della base aerea di Sigonella.

Durante la proiezione del film documentario su quella notte, carica di tensione internazionale che «restituì orgoglio all’Italia», Stefania si allontanò dalla sala. La seguii per chiederle cosa l’avesse contrariata.

Mi confidò che ancora non riusciva a vedere le immagini del padre che si era spento fra le sue braccia...che il suo impegno prioritario sarebbe stato quello di battersi per ripristinare la verità!

Qualche anno prima, sui social, avevo dato vita al gruppo “Io parlo, e continuerò a parlare”.

Questo è il punto: Quando si sa guardare lontano, il tempo ci attraversa, ci viene accanto, non ci lascia mai indietro e Bettino, al di là della damnatio memoriae che sembra ora diradarsi, parla a noi del presente come una voce ricca di lezioni, di riflessioni e di premonizioni.

Bettino è stato un leader politico internazionale apprezzato nel mondo soprattutto da chi, dovendo battersi per conquistare o riconquistare la libertà, aveva bisogno d'aiuti reali, e in Craxi trovò sempre una porta aperta.

“Per molto tempo aiutammo i socialisti spagnoli in clandestinità, i portoghesi, aiutai alcuni compagni cileni a salvarsi dalle grinfie della dittatura. Una parte del finanziamento illegale andò a movimenti e a personalità che lottavano per la libertà, ma certo non attraverso la Banca d’Italia; per trasmettere loro del denaro, non veniva emessa regolare fattura...”.

Cossiga nel suo libro “Italiani sono sempre gli altri” ricorda che da Craxi: “ebbero aiuti Solidarnosc, gli esuli cecoslovacchi, il radicale argentino Alfonsin, il brasiliano Lula, il peruviano Garcia, l’uruguagio Sanguinetti, Perez in Venezuela, i movimenti guerriglieri dell’America Latina come i Sandinisti o il Farabundo Martí”.

Antonio Ghirelli una volta chiese ad un compagno argentino: “Come mai fate tanta festa a Craxi?”. E lui: “Come mai? Ma sono dieci anni che questo ci aiuta politicamente e finanziariamente”. Bobo gli chiese di parlarne pubblicamente ma Bettino non volle: “Non ho detto nulla di quei soldi, quando li ho dati per cause di libertà: vorresti che lo rivelassi adesso, per farmi bello e difendermi?”.

La sua presenza, per quanto lontana, continuava ad essere ingombrante e fastidiosa.

Qualcuno spudoratamente ammise: “con lui si chiude un epoca e scompaiono definitivamente i socialisti”. Fu un errore fatale per la sinistra perché non è realistico pensare alla storia del nostro Paese prescindendo da Craxi e dai socialisti: chi è socialista lo sarà per sempre!

“La Storia andrà riscritta bene con tutti i suoi falsi eroi e falsi miti, è l’unica cosa che posso fare, ma la partita della storia non gliela faccio vincere”. E la sua battaglia Craxi l’ha vinta. E' vivo e presente come un tarlo per chi è appassionato di storia. Gli anni passano. Passa il tempo inesorabile...e Bettino resta un autentico, coraggioso riformista.

Oggi riformisti si dicono tutti, ma fu sua l’intuizione della Grande Riforma del sistema politico che snellisse la struttura barocca e ripetitiva del funzionamento dello Stato. Fu fermato dall’immobilismo interessato delle tante corporazioni conservatrici che ancora oggi si nascondono sotto il rispettabile mantello dei parrucconi, sacerdoti della sacralità costituzionale.

Fu travolto dal ludibrio delle monetine ma la sua colpa più grave, per la sinistra intellettuale, goffa e inconcludente, del tutto imperdonabile, fu quella di aver avuto ragione, la ragione che attribuisce solo la Storia.

Volevano che stesse zitto. Che smettesse di parlare. Molti vorrebbero che fosse un ricordo. Una foto ingiallita. Un peso sulle proprie coscienze che si allevia col tempo... e invece è vivo. E' la sinistra che ha perso la sua partita, l’ha persa sul terreno della rappresentanza e della progettualità, perché non riesce a garantire il cambiamento, l'alternativa alla destra che appare capace di esprimere ed affermare una propria visione fortemente conservatrice della società, attraverso una politica suggestiva, fatta di improbabili e semplicistiche soluzioni, quanto contraddittoria, ai complessi problemi del nostro tempo.

Il paradosso è rappresentato da una destra che occupa uno spazio che la sinistra si ostina a lasciare colpevolmente vuoto.

Dedicare a Craxi, a 25 anni dalla sua scomparsa, la tessera del PSI non ha solo un valore simbolico. Craxi, le sue idee e la sua storia appartengono  ai socialisti e alla sinistra. L’Italia fu ingiusta con lui e con i socialisti che rappresentavano ed hanno costruito una visione del Paese, la sua centralità nel Mediterraneo, lavorando  per un’Europa più forte. 

Per tornare a vincere, in Italia e in Europa, va costruita una alternativa di valori, di programmi e di governo, della quale i socialisti, e la loro cultura politica riformista, siano l’anima e il motore di cambiamento..

Una identità forte di un soggetto, radicato nella realtà e consapevole, che sappia costruire le alleanze necessarie, senza egemonie ed esclusioni, esprimendo la maturità e la concretezza di una sinistra di governo, attivamente impegnata nella crescita degli spazi di democrazia e di libertà e per il superamento dei tanti squilibri economici e disuguaglianze sociali.
La cultura politica riformista del cambiamento è l’unica, che può credibilmente contrastare, scelte che esasperano le divisioni e le fratture della coesione sociale del Paese. Spetta, quindi, ai socialisti rappresentarla.  

La nostra storia non si è conclusa. Non sei finito finché hai una buona storia da raccontare e qualcuno a cui raccontarla...

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