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Io c’entro: nomen omen
06 Ottobre 2024 - 10:33
Il centro è un sostantivo che indica il punto equidistante da ogni altro punto di una superficie, di un luogo, di uno spazio.
In politica “il centrismo” è stata la formula della Democrazia Cristiana che ispirò i governi della Repubblica Italiana dal 1947 al 1958 e, almeno formalmente, fino al 1963.
Oggi rappresenta un posizionamento spesso tattico e strumentale, povero di contenuti e di prospettive progettuali. Come tale viene interpretato, da chi lo identifica attraverso un civismo di comodo, come mimetismo e trasformismo. Una visione deteriore della politica, intesa come manovre di camarille e come pura difesa dei privilegi acquisiti. Il centrismo come opportunismo privo di valori.
“Centro” è anche la terza persona singolare del verbo “centrare” utilizzato quando si vuole indicare l’azione di mirare a qualcosa. “C’entro” è una forma contratta di “ci entro”. Si utilizza per esprimere il concetto di avere a che fare con qualcosa, di volerci stare.
Definire un movimento politico - culturale “Io c’entro”, più che improprio ed ambizioso, a me pare una esplicita ammissione di singola e incondizionata ambizione.
Quanto poi al richiamato “riformismo” è l’ennesimo “abuso di “etichetta”, non conoscendone i valori di riferimento che ne distinguono la volontà ispiratrice.
Il primo firmatario Costanzo Carrieri, ha costruito l’ “Arca della sopravvivenza”, ispirata da Melucci, dispensatore di grazia, perdono e salvezza...
Si legge nel suo curriculum, “ha acquisito specifiche competenze organizzative e coordinative ricoprendo dal 1998 al 2009 l’incarico di segretario Provinciale di importante partito politico”. Tradotto in termini meno mimetici: è stato coordinatore del Pd ed uno dei fautori della candidatura a sindaco di Rinaldo Melucci, alle amministrative del 2017 e del 2022.
Dal 2017 è presidente del Consiglio di Amministrazione del Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale di Taranto. Il socio di maggioranza, Sindaco Rinaldo Melucci, nonché Presidente della Provincia, che dispone complessivamente di 6 quote del fondo di dotazione, come si evince dal verbale dell’assemblea del 20.12.2023, ha proposto la sua riconferma sottolineando “l’ampia collaborazione avuta con il Presidente uscente”. Nella stessa occasione l’Assemblea ha approvato all’unanimità di stabilire gli emolumenti per la carica di Presidente secondo quanto disposto dall’art. 82 del DL.26/00 e dalla legge 266/05 equiparandoli a quelli dei sindaci di capoluoghi di provincia con popolazione oltre 100.000 abitanti.
La “moderna agorà” a cui Carrieri fa riferimento non è legata ad alcun partito. La “autonomia decisionale” che la “squadra” rivendica “sarà una prerogativa non negoziabile del nostro percorso”.
E’ quello a cui abbiamo assistito in questi anni di vorace mobilità dei consiglieri comunali.
Se vi doveste avventurare nel sito del comune di Taranto, scoprireste che alla voce consiglio comunale, il link “gruppi consiliari” è ormai inesistente: “Pagina non trovata. Non è possibile trovare la pagina richiesta”. L’appartenenza ad un “gruppo” ad una lista, che ne ha determinato l’elezione nell’assise cittadina, è una identità inesistente, quanto il mandato ricevuto dagli elettori. Il collante tra i diversi attori in campo è il ticket per la poltrona.
Il termine distintivo che accumuna tutti o quasi è quindi “Io c’entro”. Nomen omen: il nome è un destino gia vissuto e confermato per il futuro...
L’unica certezza da tenere a mente è come hanno amministrato, le giravolte, le promesse mai mantenute, quello che hanno combinato e stanno combinando a danno della città.
La visione della nostra Città, del nostro territorio, resta un grande problema, senza risolvere il quale, non affronteremo mai in maniera vincente la strategia di costruzione di un’alternativa riconosciuta, perché credibile e affidabile per gli elettori.
Mi riferisco a coloro che non votano. Quella parte di elettori che hanno rifiutato e rifiutano l’offerta politica priva di ogni credibilità, robustezza, respiro e visione, ma soprattutto onestà intellettuale. Ripoliticizzare significa risvegliare realtà restate a lungo passive, ridare impulso alla voglia di ritornare protagonisti, di farsi coinvolgere in un’avventura civile e politica le cui radici valoriali affondano su un terreno dove nel passato sono cresciuti i diritti politici e sociali. Non pezzi o segmenti di partiti e di “movimenti d’opinione” che vadano a sommare le loro inadeguatezze.
E’ fondamentale quindi fare chiarezza, evitare in futuro gli errori commessi da chi è salito su un treno destinato ad un binario morto. Anch’io ho la mia parte di responsabilità per averci creduto…
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