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01 Ottobre 2024 - 16:00
Un momento della cerimonia di consegna. Da sinistra Paolo De Stefano, Mario Guadagnolo, Rinaldo Melucci, Giulio De Mitri e Aldo Perrone
Il monumento di Nino Franchina a Paisiello si farà. È l'impegno che il sindaco Rinaldo Melucci ha assunto ieri nel suo intervento in occasione della cerimonia di consegna alla città della maquette dell'opera dello scultore, scomparso nel 1987, svoltasi ieri sera nel Salone degli Specchi di Palazzo di città. A circa settant'anni di distanza dal concorso per il monumento a Giovanni Paisiello che, nel 1956, vide proprio la scelta ricadere sul bozzetto di Franchina, mai realizzato per motivi che potremmo definire di “politica culturale”, e dopo alcuni tentativi precedenti andati a vuoto, l'opera dovrebbe vedere la luce. Il condizionale, nonostante il solenne impegno del sindaco, è d'obbligo in questi casi, perché le decisioni politiche non sono mai semplici e tanto meno scontate, ma pare che mai come questa volta si sia vicini alla realizzazione. Non è possibile ancora prevedere - ha detto il sindaco - dove il monumento sarà collocato, decisione che richiederà un'attenta e, speriamo condivisa, riflessione, ma la volontà di riparare a un errore grave che la città ha compiuto anni fa e che rappresentò, a quell'epoca, un marchio spiacevole per gli ambienti dell'arte moderna internazionale, c'è tutta.
La maquette dell'opera è stata donata al Comune
La decisione annunciata da Melucci è stata il degno coronamento di una cerimonia caratterizzata da interventi storici e culturali che hanno consentito, intanto, una riparazione simbolica e certamente culturale, attraverso la donazione alla città della maquette originale in bronzo, potremmo dire del bozzetto in scala, dell'opera di Franchina da parte di Mario Guadagnolo. La ricostruzione dello spazio ambientale e il restauro conservativo della maquette sono stati eseguiti sotto la direzione artistica di Giulio De Mitri. Che, attraverso il Crac-Puglia, ha anche donato la riproduzione degli studi preparatori della maquette stessa.
L'incontro è stato aperto da Mario Guadagnolo, che ha ricordato come venne in possesso della maquette di Franchina. Essendo sindaco di Taranto nella seconda metà degli anni Ottanta, dopo la morte dell'artista, si era recato, con una delegazione, a far visita, nella casa di Roma, alla vedova, signora Gina Severini, figlia e quasi omonima del padre, il grande artista Gino Severini che ha attraversato alcuni dei movimenti artistici del Novecento. Il suo intento era riprendere e realizzare il progetto del monumento con la disponibilità della signora Severini, che però oppose un netto rifiuto, non avendo dimenticato l'affronto che la città di Taranto aveva fatto al marito. Ma in quella stessa occasione, visto l'interesse di Guadagnalo, aveva voluto regalargli la maquette, precisando che gliela donava come persona interessata e non come sindaco.
Guadagnolo ha spiegato, quindi, di aver custodito a lungo il desiderio di donare comunque l'opera alla città e di aver atteso il momento propizio e la condizione di un suo restauro e di un completamento, poiché la scultura era annerita e collocata su una pietra. Il momento propizio è stato dato dalla disponibilità del sindaco Melucci, che ha anche pubblicamente ringraziato per averlo nominato direttore del Mudit.
Ad Aldo Perrone è toccato ricostruire storicamente la vicenda del “Premio Paisiello” promosso e organizzato, nel lontano 1956, dal Comune e dalla Provincia di Taranto, nel centenario della morte del grande compositore. Il sindaco De Falco, dopo un primo tentativo di coinvolgere le personalità dell'arte andato a vuoto, si rivolse ad Antonio Rizzo, direttore della “Voce del popolo” e anima del Circolo di cultura che, tra gli anni Quaranta e Cinquanta, aveva organizzato le quattro edizioni del Premio Taranto. Rizzo si mise in contatto con Raffaele Carrieri e insieme insediarono una commissione composta dai più noti critici e studiosi italiani del tempo. Al premio parteciparono cento tra i più celebri scultori italiani. Il vincitore risultò lo scultore romano, di origine friulana, ma di genitori siciliani, Nino Franchina. Vicende burocratiche portarono all'annullamento del premio, che impedì la realizzazione dell'opera. Ma, ha affermato Perrone, è risaputo che a chiedere al sindaco comunista De Falco, per altro presente ai lavori della commissione, di annullare il risultato del concorso, furono i vertici del Partito comunista, a partire dallo stesso Togliatti, dal pittore e amico di Franchina Giovanni Guttuso, e dallo storico della letteratura Carlo Salinari. Il realismo socialista, professato dalla cultura comunista dell'epoca, disprezzava l'arte astratta. Tale decisione suscitò un clamore internazionale.
L'artista Giulio De Mitri, che ha restaurato la maquette e ha realizzato il supporto tenendo fede al progetto originario realizzato per l'opera di Franchina, dall'architetto Ugo Sissa Esso prevedeva un cuneo in cemento su un supporto quadrangolare, che sono stati riprodotti. De Mitri ha poi illustrato la personalità di Franchina e il suo percorso artistico. Iniziato con la formazione, a Palermo del gruppo dei Quattro: Renato Guttuso, Lia Pasqualino Noto, Nino Franchina, Giovanni Barbera e continuato poi a Milano, dove fece conoscenza di artisti che avrebbero segnato la ricerca del Novecento, come Lucio Fontana, Fausto Melotti e Arturo Martini. In particolare fu quest'ultimo a influenzare la sua ricerca artistica che proseguì poi a Roma, dove lo scultore aderì al Fronte nuovo delle arti. De Mitri, che ha ricordato il suo incontro con lo scultore e ha mostrato il multiplo in ceramica che egli accettò di realizzare per una serie prodotta dalla Cooperativa Punto Zero.
Ultimo intervento quello di Paolo de Stefano che si è occupato della musica di Paisiello che – ha detto - non è stato ancora adeguatamente celebrato nella sua città natale, come lo è a Napoli, che lo ricorda attraverso una testimonianza marmorea, o persino Parigi, che celebra la sua immagine sulla facciata laterale dell'Opera.
“Taranto – ha detto de Stefano - ha dedicato a Paisiello il busto del Canonica, che per altro è stato restaurato con i fondi messi a disposizione dal Lions club Taranto Poseidon, ma la sua casa natale deve essere ancora restaura e aperta al pubblico. Manca ancora un significativo apprezzamento della città verso un grande che operò prima di Gioacchino Rossini in Italia e in Europa l'Opera buffa”. Citando Leopardi, De Stefano ha ricordato come egli, andando al Teatro San Carlo per ascoltare un'opera di Paisiello, ne ritornava felice, nel momento in cui poeticamente pensava che l'eternità della vita è nell'oblio della sofferenza e della fine terrena.
Silvano Trevisani
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