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Il programma

La grande attesa dei tarantini per la festa dei Santi Medici

Il pellegrinaggio nell’antico santuario in via Di Mezzo

Taranto in festa per i Santi Medici

Taranto in festa per i Santi Medici (foto d'archivio)

La pioggia risparmierà la suggestiva e lunga "intorciata" in onore dei Santi Medici, che si svolgerà nella mattina di giovedì 26 settembre? I devoti ne sono certi, pur controllando con una certa apprensione il meteo sui cellulari. È accaduto infatti che l’acquazzone, durante il tragitto, abbia più volte costretto i portatori a far riparare le statue negli androni dei palazzi o addirittura a rinviare la processione. Comunque già da oggi il maltempo dovrebbe allentare la presa, ma incrociamo le dita. Meglio, affidiamoci all’intercessione dei Santi!

Nell’imminenza della festa i tarantini torneranno a inoltrarsi nei vicoli che conducono all’antico santuario in via Di Mezzo, riaperto recentemente al culto dopo lunga interruzione, divenuto vero presidio di legalità, come auspicato dalla confraternita di Santa Maria di Costantinopoli, che ne cura il culto, e dal padre spirituale mons. Emanuele Ferro, parroco della cattedrale. I più anziani ricorderanno l’animazione che caratterizzava vico Zippro, riaperto anche questo dopo tanti anni, dove, oltre a diversi attività commerciali e artigianali, si affacciava il rinomato forno gestito dai Monfredi, alla cui famiglia apparteneva l’ex sindaco don Angelo. Ora in vico Zippro non abita più nessuno e chissà quando vedrà ritornare la vita: è la grazia, fra le tante, che i devoti continueranno a chiedere ai Santi Medici. Popolato è invece il tratto di via Di Mezzo che conduce al santuario, ai cui balconi, al passaggio dei Santi Cosma e Damiano, si stendono eleganti copriletti e si lanciano bigliettini colorati. Ed ecco largo Fuggetti, illuminato a festa: sono ormai molto lontani i tempi in cui le vecchiette, con le sedie in circolo, vi si ritrovavano per recitare il rosario  e ferveva l’attività nella rivendita di ceri allocata nel palazzotto antistante la chiesa, come appariva nelle foto d’epoca di Paolo De Siati e come raccontavano il rettore mons. Francesco Buzzacchino e il priore della confraternita, Angelo Fanelli, la cui memoria ancora rivive. Inalterato è però l’entusiasmo dei bambini che animano con i loro giochi la piazzetta e che accolgono entusiasti l’uscita della processione.

Il santuario si presenta a semplice aula quadrangolare molto piccola, non molto diversa da come doveva essere in epoca medievale. Nella descrizione del Brancaccio (1578) sono annotati dei sedili lapidei intorno alle pareti interne, oggi non più esistenti. Nonostante la sua datazione, la chiesetta oggettivamente  non ha un grande pregio artistico, ma ha una storia di pellegrinaggi e miracoli attestata dalle migliaia di ex voto che ricoprivano le pareti, insieme a biglietti di ringraziamento, targhe e fotografie di persone beneficate dai santi. Desta curiosità, nei pressi dell’altare, la presenza della tela bifronte, restaurata oltre vent’anni fa, raffigurante da un lato la Madonna di Costantinopoli e dell’altro la stessa Vergine accompagnata dai ‘nostri’ santi.

Nell’imminenza della processione, con molta cura e atmosfera di raccoglimento si svolge l’operazione di vestizione dei due simulacri, effettata dalle consorelle di Santa Maria di Costantinopoli (tempo addietro se ne occupava la signora Francesca Galasso Marzullo assieme ad altre devote). Quindi, i due santi sono pronti per l’uscita nei loro abiti finemente decorati e ricamati: Cosma indossa il mantello verde e Damiano quello rosso.

Largo Fuggetti, i vicoli circostanti e soprattutto via Garibaldi nella mattina del 26 settembre brulicano di fedeli sin dalle prime ore della mattinata, partecipando numerosi alla prima messa, alle ore 7.30 all’aperto, celebrata dal vicario generale mons. Alessandro Greco. Quindi, al suono della banda, le statue transitano una dietro l’altra per via Di Mezzo e vico Zippro e, dopo essere state montate sulla stessa base, vengono traslate nel campetto dell’oratorio di San Giuseppe  per la messa solenne delle ore 10, presieduta dall’arcivescovo mons. Miniero. Dal 2025 , con l’ultimazione dei lavori al waterfront, la funzione tornerà a essere officiata sul largo antistante, dove si svolgono anche i festeggiamenti esterni. Novità degli ultimi anni, alla conclusione della celebrazione eucaristica, è la benedizione dei ceri, alcuni davvero molto pesanti. Quindi, la processione: avanti i torcianti e, dietro le statue, le torcianti, spesso a piedi nudi in segno di penitenza. Si incede molto lentamente, fra le preghiere, recitate anche in dialetto, le musiche solenni delle due bande cittadine ingaggiate dalla confraternita e le operazioni di spargimento di sabbia sull’asfalto da parte di operai del Comune, a evitare scivolate sulla cera che scende dalle torce. Dopo la salita per il pendio La Riccia, le statue giungono in piazza Castello verso mezzogiorno. Molte le soste per la deposizione degli omaggi floreali e degli ex voto. Il rientro in chiesa avviene non prima delle ore 15.

La festa prosegue in serata con lo spettacolo musicale sul campetto dell’oratorio (quest’anno è stato ingaggiato il gruppo dei ‘Timeless Swing’) e i fuochi pirotecnici, attorno alle ore 23.30, la cui fantasmagoria di luci andrà a specchiarsi nelle acque di Mar Piccolo.

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