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I 135 anni dello stabilimento tra storia e criticità

Il compleanno dell'Arsenale di Taranto

La riflessione di Alfredo Cervellera, ex arsenalotto e storico dell'Arsenale

Via Di Palma, anni ‘20, ingresso Arsenale

Via Di Palma, anni ‘20, ingresso Arsenale

L’Arsenale compie oggi, 21 agosto, 135 anni e li dimostra tutti. Da almeno 20 anni Ministri, politici e militari, collusi con le grandi multinazionali delle armi (Fincantieri, Leonardo ecc.) ne hanno decretato la morte. Un morte lenta, ma inesorabile: per asfissia. Gli hanno decurtato i fondi, già carenti, per la manutenzione di un’area di 90 ettari e delle sue infrastrutture (l’incidente al bacino Ferrati docet!), dal 1984 hanno impedito nuove assunzioni (hanno persino fatto fallire l’ultimo concorso!), hanno chiuso la Scuola di Addestramento Professionale (la prestigiosa ex Scuola Allievi Operai) e soprattutto non hanno più inviato i nostri tecnici/operai presso le Ditte costruttrici delle navi a seguire i corsi di aggiornamento per la riparazione degli apparati.

Anzi, hanno preferito sottoscrivere con le Multinazionali costosissimi contratti di manutenzione a vita delle navi: a quel punto gli Arsenali non avevano più ragione di esistere e la condanna a morte è stata definitiva! Così di fatto hanno creato un monopolio e per questo la Marina militare deve sottostare ai tempi e ai costi imposti da Fincantieri e company mettendo a rischio la propria operatività! Credo di aver delineato un quadro oggettivo, anche se pessimistico, dell’Arsenale come è oggi. Il suo futuro ovviamente è già segnato: le rimarranno poche attività la programmazione e il controllo dei lavori, ma ormai il nuovo padrone di casa è Fincantieri, che sta acquisendo all’interno alcune Officine, come l’ex Artiglieria, uffici e magazzini propri. Speriamo che non faccia come fece con i Cantieri Tosi quando spostò, insieme al bacino di carenaggio, tutta l’attività a Palermo ed addio a Taranto! Certo La Spezia è più vicina a Genova e al core business di Fincantieri, Oto Melara ecc. ecc., per cui non è improbabile un trasferimento delle manutenzioni navali militari tutte al Nord con buona pace delle ditte locali! Quello che più mi dispiace è che i politici locali sono inerti, il Comune e la Provincia di Taranto sono completamente assenti rispetto a questa situazione catastrofica. Almeno ponessero la questione delle aree demaniali da liberare all’interno della città. Il più grande sito archeologico industriale del Sud potrebbe diventare un incentivo al turismo culturale, come il Castello Aragonese e la Mostra Storica hanno dimostrato in questi anni. Chiudo mostrando una foto degli anni ’20 del piazzale davanti alla Direzione dell’Arsenale. Si vede il primo tram elettrico, la linea 1, che attraversava la città fino alla Stazione Ferroviaria.

L’Arsenale, che allora aveva solo 30 anni, aveva già costruito alcune navi (come la Puglia, la cui tolda fu donata al D'Annunzio, ecc.) e si accingeva all’impresa straordinaria del recupero della Leonardo da Vinci, ripreso ed ammirato in tutto il mondo, per cui era un fattore di sviluppo urbanistico, di crescita sociale e di modernizzazione per tutta la città. Oggi, ad oltre un secolo da allora, come tarantini dovremmo chiederci cosa rappresenta e se ancora dalle sue attività, dalle aree/officine dismesse e dalla sua gloriosa storia potremo ricavarne dei benefici. L’importante è che si riapra presto una discussione vera intorno a questo glorioso stabilimento, che per 135 anni con la sua sirena ha scandito la vita dei tarantini.                                   

Alfredo Cervelleraex arsenalotto e storico dell’Arsenale

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