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Il caso
23 Aprile 2024 - 06:51
Arsenale di Taranto
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un gruppo di corsisti idonei al concorso dell’Arsenale Militare di Taranto, (bandito il 22 novembre 2022 in Gazzetta Ufficiale n°92) per l’assunzione di 315 lavoratori. I candidati, in particolare, hanno partecipato alle selezioni per il profilo ST45, cioè Assistenti Tecnici per l’Informatica, per l’assunzione di 7 lavoratori.
Essendo stato un concorso molto voluto dagli Enti del territorio e assai pubblicizzato a livello locale, soprattutto come occasione per molti di noi di uscire da una situazione di precariato lavorativo ed entrare finalmente in una possibilità di lavoro stabile, il concorso è stato atteso da un alto numero di partecipanti (8240 candidature, sceso poi a 4894 presenti) per tutti i profili messi a bando, ma soprattutto per il nostro, nel quale non si riscontravano prerequisiti molto stringenti rispetto alle altre categorie, ritenute più tecniche, oltre a richiedere attitudini psicofisiche ben specifiche, viste le mansioni. Per intenderci, tutti quelli che hanno avuto anche una minima esperienza davanti ad un PC, si sono fiondati ad iscriversi al profilo ST45 proprio perché i requisiti lo permettevano.
Non è tanto questo quello di cui noi adesso siamo a dolerci, e nemmeno la selezione avvenuta in doppia data estiva ad un mese di distanza di una prova dall’altra. Ha avuto molta risonanza mediatica, nell’estate 2023, che questo concorso abbia avuto prove selettive (entrambe) molto difficili, tant’è che alcuni profili sono andati quasi deserti, soprattutto i profili più tecnici, tanto da essere ribattezzato dai media “concorso per astronauti”. Tant’è vero che dei 315 posti messi a bando (da maggiorare del 20%), solo 189 candidati circa superavano la fase di selezione scritta.
Il corso-concorso prevedeva infatti, durante la fase di formazione, che l’accesso fosse per un “numero di candidati pari al numero dei posti da ricoprire per ciascun profilo maggiorato del venti per cento” più eventuali ex aequo, che sarebbero andati a seguire “una fase di formazione, della durata complessiva di 4 mesi, distinta per i profili professionali messi a concorso, con valutazione finale, alla quale saranno ammessi i candidati secondo l’ordine della graduatoria di merito”, citando testualmente il bando. Noi ST45 siamo stati ammessi alle visite mediche in 14, con una soglia di sbarramento nel nostro caso di 27/30 alle prove scritte (contro i 21/30 di altri profili), e resi tutti idonei per il corso di formazione previsto come step successivo.
Durante questa seconda fase il nostro numero è sceso a 12 partecipanti, per defezione di due candidati, ed in questo numero abbiamo portato a termine il corso risultando tutti e dodici idonei a sostenere la “prova finale”, che si attestava in una prova d’arte. Quindi noi 12 partecipanti abbiamo dovuto concorrere per 7 posti ed essere in competizione fra noi per i 4 mesi di corso di formazione che ci separavano dalla prova d’arte, pratica, finale. Eravamo tutti ben consci che per 5 di noi ci sarebbe stata la possibilità non solo di non essere assunti subito, ma anche di poter essere “bocciati” e terminare così la nostra avventura in Arsenale. Nel qual caso tutti e 12 fossimo risultati idonei, era previsto il rientro in graduatoria di merito, nella quale queste 5 unità “in esubero” sarebbero finite e dalla quale l’Amministrazione avrebbe potuto attingere, direttamente, in caso di necessità. Una possibilità in più, quindi, di essere assunti senza dover sostenere altri step concorsuali. Tutto questo, ricordiamolo, dovendo risultare idonei alla prova pratica finale.
Qui cominciano le storture, e la storia prende una piega più cupa. Dobbiamo fare una doverosa premessa, e cioè che i dipendenti, e proprio tutti i dipendenti con i quali abbiamo avuto modo di interfacciarci all’interno della struttura dell’Arsenale, lamentavano sia la carenza (o l’assenza) di personale sia che, di lavoro, ce ne sarebbe stato in abbondanza per ogni singolo partecipante al corso, anche ai famosi esuberi del 20%, visto che erano state sempre previste 315 assunzioni contro i soli 180 circa passati alle prove selettive e che i succitati esuberi del 20% ammontavano a ben 23 unità. Si, solo 23 persone in più. Nello specifico di noi ST45, abbiamo tutti quanti lavorato sodo con il materiale fornitoci e le attrezzature messe a nostra disposizione e ci siamo dimostrati, ognuno a nostro modo, più che degni di essere fra coloro seduti in quelle aule. Ma appunto, la cosa si è dipanata a nostro sfavore nella fase finale del concorso, e in maniera molto accanita nel nostro profilo.
La nostra è stata sì una prova d’arte, come da bando, che però viste le nostre “particolari” caratteristiche, è stata divisa in due parti: la prima parte svoltasi in mattinata, volta a valutare la nostra conoscenza della programmazione, e nel pomeriggio una seconda prova, a risposta multipla, che secondo quanto espresso dal documento informativo dei criteri di valutazione fornitoci, doveva servire a “valutare la più ampia conoscenza delle nozioni pratiche insegnate durante il corso non valutabili mediante la prova di programmazione”. Facendo un passo indietro, fra i prerequisiti di accesso di cui all’inizio di questa lettera, non era presente alcuna dicitura “programmazione” che quindi precludesse l’accesso all’iscrizione a tale profilo per tutti coloro che non avessero già una pregressa formazione in merito, ma le funzioni di un ST45 si “limitavano” soltanto “all’espletamento di compiti inerenti alla gestione operativa e alla manutenzione del sistema informatico locale, fornendo supporto agli utenti sia in ambito tecnico sia applicativo. A tal fine provvede al rilascio delle abilitazioni agli utenti ad accedere alle applicazioni, gestisce, monitora i malfunzionamenti e si occupa degli adempimenti connessi alla sicurezza Igt.
Fornisce assistenza, esegue interventi di manutenzione e di potenziamento delle dotazioni informatiche”, sempre citando testualmente il bando. Indi per cui, nell’arco di 4 mesi, molti di noi si sono ritrovati a dover “studiare” ed esercitarsi nella programmazione, senza magari essersene mai approcciati prima, e che non era che una piccola parte del più ampio programma previsto dal nostro syllabus, un argomento spiegatoci in appena 21 giorni e nel quale abbiamo avuto modo di allenarci in aula con i tutor per un mese soltanto. Siamo quindi arrivati alla prova finale, dalla quale dipendeva praticamente il nostro futuro lavorativo, assai più timorosi per quello che dovevamo aspettarci rispetto a molti altri dei nostri colleghi degli altri profili, che fin dall’inizio avevano contezza del loro ruolo e della loro funzione, che non si è mai troppo discostata da quelli che erano i prerequisiti di accesso in sede di iscrizione al concorso. E le cose infatti non sono andate per il meglio per molti di noi. Dei 12 partecipanti, solo 4 sono risultati idonei alla prova finale d’arte, distinguendosi nella prova mattinale che è stata il “cardine” dell’elemento di selezione; gli altri 8 a tutti gli effetti risultati inidonei e quindi “bocciati”.
Questo vuol dire essenzialmente due cose: la prima è che i 7 posti messi a bando sono stati lasciati scoperti nel numero di 3 unità, la seconda che i “bocciati” non avranno possibilità di essere integrati nella graduatoria finale di merito ed essere richiamati in un possibile futuro, al bisogno dell’Amministrazione, a cui facevamo riferimento qualche paragrafo fa. Questa cosa ci ha colpito tutti molto profondamente, visto che molti dei “bocciati” alla prova d’arte si erano distinti invece per merito negli scritti, ottenendo valutazioni ben maggiori, ricordiamo che la nostra soglia di sbarramento (per accedere alla fase di formazione) era di 27/30 e i primi in graduatoria avevano raggiunto i 28.8/30. Capirete dunque il nostro stato d’animo e le motivazioni che ci spingono a volerci far sentire e a non voler far cadere nel dimenticatoio la nostra storia. Non riteniamo che l’Amministrazione ci dovesse assumere a tutti i costi, facevamo comunque parte di un iter concorsuale che prevedeva una scrematura e l’assunzione dei “migliori”, ma non ci aspettavamo sicuramente un trattamento di quel genere. Di altre storture, più specifiche e tecniche, ce ne sono, qui abbiamo riportato i fatti soltanto nella loro generalità, e solo perché vogliamo essere ascoltati.
E non dimenticati nei meandri dei concorsi pubblici. Siamo stati formati per 4 mesi e inseriti all’interno del tessuto lavorativo per tutto quel tempo, mandar via personale formato e bandire altri concorsi per coprire i posti lasciati vacanti la vediamo anche come una perdita di tempo, per il Ministero, e denaro pubblico da parte dei contribuenti. La nostra speranza, come quella di tanti altri colleghi di altri profili è che qualcuno sposi la nostra causa e ci possa aiutare, in modo da poter dare un futuro anche a noi e alla città di Taranto, flagellata com’è dalla disoccupazione e dalla “fuga di cervelli”, che cercano fortuna, necessariamente, altrove.
I corsisti ST45
Assistenti Informatici
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