Cerca

Cerca

Letteratura e religione

Benedetto Croce e il Cristianesimo

Il pensiero del grande filosofo

Benedetto Croce

Benedetto Croce

di Paolo De Stefano

La fede cristiana in quanto annovera la verità dell’amore totale di Dio, arriva al centro più profondo dell’esperienza dell’uomo”

(Papa Francesco, “Lumen Fidei”, Ed. San Paolo, 2013, pag. 63)

“Debbo farti, io come tu mi facesti e l’anima per darti come tu mi desti: debbo crearti in me”

(Antonio Machado, “Poesie”, Mondadori, 1996 a cura di Oreste Macrì)

Caro direttore, il liberale e filosofo europeo Benedetto Croce ebbe a scrivere che il Cristianesimo era la più grande incruenta rivoluzione della storia umana.

Ecco perché concludeva “non possiamo non dirci cristiani” ma aggiungeva: “con il Cristianesimo che ingloba la Grecia e Roma si è venuta creando una civiltà che ha conquistato l’Italia; e l’Europa e anche fuori l’Europa”.

Una civiltà che, se dovesse venire meno, farebbe crollare l’Europa perché essa è sua figlia; è la civiltà di Virgilio, di Dante, di Orazio, di Michelangelo, Leonardo e Raffaello solo per parlare di Italia, è la civiltà di Giovanni Papini, ateo e poi credente, che volle sostenere nel suo libro edito da Vallecchi, Firenze, nel 1931 dal titolo “I nipoti di Dio”.

Caro direttore, ho tenuto presente la pagina che “Taranto Buonasera” ha dedicato alla Settimana Sociale dei Cattolici con gli interventi, le parole ed il monito di Mons. Zuppi, di Sergio Mattarella e di Papa Francesco sulla funzione sociale, etica e culturale ed economica dell’ “officium” di una democrazia in uno Stato.

Se la democrazia non gode di buona salute come efficacemente sostiene Papa Francesco, vuol dire che una civiltà che regge le democrazie, quando è veramente civiltà, è profondamente turbata.

Era quello che sosteneva Croce quando affermava che il Cristianesimo non è solo una fede o una religione profonda ed eseguita, ma è una civiltà insostituibile perché la forza del pensiero cristiano, nei suoi grandi artisti nel tempo dei tempi, delle nazioni europee, è insostituibile.

Ho, sul mio scrittoio, un libro del grande Tertulliano che era un filosofo e teologo cartaginese vissuto nel secondo secolo dopo Cristo che scrisse un’opera di profondissimo valore teologale: “L’Apologeticum”.

“L’Apologeticum” del Cristianesimo non è solo un’apologia come appassionata accettazione della verità ma ha un unico fine che è quello di essere Cristo, non solo il fondatore di una religione in Dio, ma di un nuovo universo morale ed etico nella terra sua e nelle terre dopo di lui.

Il valore dell’opera di Tertulliano fu quello di preparare una grande verità: non c’è democrazia senza libertà dell’uomo; e riguardo a questa libertà che si congiunge con il motto cristiano: “Date a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare”, comporta fondamentalmente il messaggio supremo.

Noi cristiani, purtroppo, in questo momento storico stiamo decattolicizzando la nostra esistenza e non sappiamo che ogni nostra debolezza cristiana valorizza la religione degli altri.

Ed è per questo che noi abbiamo la necessità profonda di ritornare, non al culto della fede che è sempre propizia e necessaria all’uomo, ma al culto di quella fede che lentamente non dovremmo esautorare.

Se apriamo giornali e vediamo relazioni televisive, se non controlliamo fondamentalmente i nostri valori cristiani non dimentichiamo una religione, ma dimentichiamo una civiltà. Una civiltà che ha consentito non solo che il Vangelo sia non negoziabile ma che, al tempo stesso non può essere nemmeno commestibile con altra fede.

Se si attenua la forza del Cristianesimo, viene meno una civiltà classica e cristiana, il Dio di Dante e la concezione di austera forma non solo di una divinità che è Cristo e che Dante chiama romano, ma è la stessa forma del vivere nostro perché Dante porta in sé la Grecia e Roma e apre le porte alla civiltà classica e cristiana d’Europa.

Il Cristianesimo, come affermava il liberale e filosofo Benedetto Croce, vuol dire Europa, vuol dire Italia, e non solo.

Vuole significare nel tempo, nei secoli ed anche nel futuro dei secoli la universale opera della creatività della mente umana attraverso opere non solo di creatività poetica ma di arte, di musica, di altre dottrine tra le quali anche quella filosofica; è una forma di spiritualità che non ha paragone con altre forme di vita nella continuità della vita europea e universale.

Non decristianizziamo l’Europa; se accettiamo fraternamente forme migranti di religione diversa, accettiamole pure manzonianamente con spirito di fratellanza; e tuttavia giammai veniamo meno alla conquista nel tempo che dalla terra si innalza alle sfere celesti alla universalità del genio europeo, italiano, espresso nei ritmi dell’umano e del divino.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Buonasera24

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Video del giorno

Termini e condizioni

Termini e condizioni

×
Privacy Policy

Privacy Policy

×
Logo Federazione Italiana Liberi Editori