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L'Iniziativa
07 Luglio 2024 - 12:00
Da sinistra: il preside Gennaro Esposito, la presidente della Società “Dante Alighieri” - Sezione di Taranto, Josè Minervini e Alba Nigro
Hai ricordi da rivivere oggi”! Questa la notifica di Facebook la mattina dell’1 marzo. Con ansia apro il link e vengo investita da un tripudio di colori e di emozioni! Studenti, dalla scuola materna al liceo, elegantissimi, con abiti dalle tinte vivaci, pieni di lustrini, agitano nei nostri confronti, in senso di omaggio, una gran varietà di fiori: dalle mimose ai narcisi, dai garofani alle rose. Ma anche noi: alunni, docenti e presidi italiani, in collegamento on-line con varie scuole del distretto nord di Mosca, siamo circondati di fiori, sapendo che quel giorno, in Russia, si celebrava, con enfasi, l’inizio della Primavera...
L’emozione generata dalle immagini provoca all’istante una tristezza irrefrenabile!
Era solo un anno fa! E appena una settimana fa ci eravamo incontrati virtualmente a causa della pandemia, con la gioia e l’affetto di sempre, per il ciclo delle lezioni a distanza che, da due anni, teniamo settimanalmente purdimantenere sempre vivi l’impegno e l’affetto che ci uniscono da vent’anni ormai.
E ora? Da una settimana si è scatenato l’inferno; nel giro di pochi giorni ci siamo ritrovati a vivere un incubo, a doverci considerare cittadini di due Paesi ostili! Ma come è possibile!?
Le lacrime scorrono lentamente, mentre velocemente il mio pensiero va ai ricordi più belli di tutti questi anni in cui, passo dopo passo, abbiamo cercato di costruire un ponte di pace..., sì... di pace!
Il Progetto Italia - Russia era nato nel 2002, a seguito della visita a Taranto di una delegazione formata da dirigenti e docenti di alcune scuole del distretto nord di Mosca. Lo scopo principale della collaborazione con altrettanti istituti scolastici tarantini, era quello di “realizzare un percorso di amicizia e di pace tra Paesi che sentivano il bisogno di rendersi partecipi nella costruzione di una nuova Europa libera, basata sulla solidarietà tra i popoli.
In questa ottica, in tutti questi anni, si sono organizzate visite reciproche nei rispettivi Paesi e varie attività per gli studenti, i quali hanno avuto modo di avviare o di rafforzare i legami di amicizia, di fratellanza e di pace, partecipando, ogni anno, al Festival della Creatività, a Mosca, e alla Rassegna Ragazzi in Gamba, a Taranto.
Grandi erano per tutti le speranze in un mondo migliore, speranze che hanno motivato gli sforzi organizzativi che le scuole coinvolte hanno affrontato da oltre venti anni. Quante volte abbiamo potuto osservare l’entusiasmo prorompente dei ragazzi che, nonostante le difficoltà della lingua, non avevano alcuna esitazione a condividere esperienze ed emozioni; quante volte noi adulti ci siamo detti, guardando quei bambini negli occhi: “come si fa a non pensare ad un futuro migliore!?”. E invece! Assistiamo ad uno dei più deludenti fallimenti!
Nessuno avrebbe mai immaginato che la guerra sarebbe tornata prepotente nella civilissima Europa! No, in Europa non lo avremmo mai immaginato!
Intanto una serie interminabile di flashback si dipana nella ruota dei ricordi. Erano le 3.30 di una notte d’estate. Eravamo davanti all’Hotel Paradiso, a San Severino Lucano. Si era appena concluso il campus estivo che gli alunni delle scuole russe avevano scelto di trascorrere nel Parco Nazionale del Pollino, insieme agli amici delle scuole tarantine. Nel silenzio e nel buio della notte fonda, uno ad uno, i ragazzi arrivavano con il proprio bagaglio e con lo sguardo mesto; gli addii sono sempre dolorosi! E, una volta sistemati i bagagli nel pullman, tutti in sala per consumare una sobria colazione che l’albergatore aveva gentilmente fatto preparare. Nessuno aveva voglia di parlare, sicchè in breve gli ospiti russi salutavano i camerieri e si avviavano all’autobus. I motori già avviati, le poltrone occupate... tranne una. Mancava Artèm! Ma come mai? Era con noi un minuto prima; forse è andato in toilette, forse è tornato in camera, ci dicevamo un po’ concitati... e invece no; lui era andato a lasciare un cornetto e un biglietto di saluti, davanti alla porta della camera di una compagna italiana cui si era particolarmente affezionato. Non ho mai dimenticato quella tenerezza! Dopo due settimane di studio, lavoro, gioco, salubri passeggiate nei boschi, divertenti gite nelle località marittime della costa tirrenica... tutto contribuiva a creare un bagaglio di ricordi e di intense emozioni che avrebbero accompagnato malinconicamente ciascuno sulla via del ritorno fino a che, iniziato il nuovo anno scolastico, non sarebbe prevalsa la voglia di impegnarsi ancora nelle varie attività che la scuola avrebbe proposto, per tornare a vivere meravigliose e significative esperienze.
La costellazione dell’amicizia: così era stato sintetizzato il progetto dai nostri amici russi mentre presentavano alle massime autorità Prefettizie del distretto nord di Mosca i risultati delle attività che si erano sviluppate nei primi sette anni di gemellaggio. Immagini eloquenti di attività didattiche, culturali e ludiche che vedevano impegnati ragazzi italiani e russi. Le immagini, nel video, erano vivacizzate e rallegrate da un’infinita varietà di colori: i colori del mare, i colori dei boschi, i colori delle magliette, i colori del cielo; quel cielo azzurro nel quale, durante le cerimonie dei saluti, si perdevano i palloncini avvinghiati e intrecciati tra loro,così come avvinghiati erano i ragazzi che non volevano separarsi. E i palloncini ovviamente non erano presi a caso; volando nel cielo intessevano i colori delle due bandiere: quella della Repubblica Italiana e quella della Federazione Russa.
Abbiamo creduto ciecamente in questo progetto e nel valore dell’amicizia; abbiamo immortalato nel logo del progetto il ponte di amicizia che collega virtualmente il nostro Castello Aragonese alla Cattedrale di San Basilio; un ponte incastonato in un propiziatorio arcobaleno. Di anno in anno contavamo i partecipanti... in venti anni qualche migliaio di studenti italiani e russi hanno stretto legami amichevoli e noi adulti gongolavamo pensando che migliaia di ragazzi, divenuti adulti, certamente non avrebbero mai pensato di farsi guerra!
Il clima da “guerra fredda”, ormai, non era che un lontanissimo ricordo rinchiuso nei libri di storia. “Stiamo costruendo un mondo migliore!”
Di questo eravamo certi! E la cosa ci sembrava ormai a portata di mano. In un concorso fotografico,organizzato da una scuola russa, la foto più votata fu quella che riproduceva un grande mappamondo, ad altezza uomo, situato all’ingresso della scuola 1409, sul quale risultava evidente che in fondo, solo un palmo di mano separa Mosca da Taranto. E in quel palmo di mano erano contenuti tutti i nostri cuori! E i nostri sogni! Ora, a causa degli eventi, quel palmo di mano rischia di svuotarsi, ma noi lo teniamo ancora tenacemente aperto, a fissare ciò che ci unisce, per non perdere ciò che abbiamo costruito, che ci appartiene e che nessuno ci potrà togliere. Per questo continuiamo ad incontrarci virtualmente con le nostre lezioni a distanza; finché ci sarà consentito.
Ciò non diminuisce però lo stupore e lo sgomento di trovarsi a vivere una situazione, fino a qualche mese fa,inimmaginabile. In tutti questi anni abbiamo imparato a stimarci e ad amarci reciprocamente; abbiamo sentito i nostri cuori battere all’unisono ed accelerare dinanzi alla bellezza di un fiore o al cinguettìo degli uccelli.
Cari amici russi, abbiamo amato ogni cosa del vostro Paese: le persone, le preziosità d’arte, il cibo, il clima... sì, anche il gelo abbiamo amato, quel gelo che non ci ha mai fatto patire il freddo, ma, al contrario, ci ha riempito i cuori di calde emozioni, al cospetto di ammassi di neve, ai lati delle strade e di lastre di ghiaccio pendenti dai tetti e dai balconi, mostrandoci proprio la mitica Russia, quella che avevamo conosciuto nella letteratura e nella cinematografia; quella che anche noi abbiamo imparato a chiamare “la grande madre Russia”, dove “grande” non dà solo il senso dell’estensione, ma della grandezza storica, etica, artistica, culturale!
E voi avete imparato ad amare le nostre tesorerie d’arte, i nostri monti, il nostro mare... il nostro calore e la vivacità dei nostri ragazzi. E, a proposito di vivacità, un altro meraviglioso ricordo si riaffaccia alla mente: ancora una volta eravamo al campo estivo, nel Parco Nazionale del Pollino. Avevamo organizzato una gita al Santuario di Laino; appena scesi dal pullman, i ragazzi cominciarono a correre e a rincorrersi liberamente, schiamazzando. Li lasciammo fare per un breve tempo e poi li richiamammo all’ordine perché dovevamo entrare nel Santuario; scalmanati si diressero tutti verso l’ingresso della Chiesa, ma all’improvviso cominciammo a notare che stranamente, man mano che si avvicinavano al sagrato, si bloccavano quasi irretiti; con un po’ di preoccupazione, accelerammo per raggiungerli e loro, con estrema delicatezza, con l’indice davanti al naso, ci invitavano a fare silenzio...
Cos’era accaduto? Dalla porta semichiusa della Chiesa, veniva fuori una canto soave: sull’altare David Vardanian, direttore della Scuola multietnica di Mosca, tenore di origini armene, in perfetta solitudine, stava cantando l’Ave Maria armena, dedicandola alla Vergine del Santuario di Laino.
I ragazzi, e noi dietro di loro, in punta di piedi ci sistemammo nei banchi in perfetto silenzio, come se tutto fosse vellutato. Un momento di grande indimenticabile emozione! Indubbiamente i momenti più emozionanti erano quelli in cui ci scambiavamo omaggi musicali loro con le intramontabili canzoni napoletane o, grazie a David, con le più note arie dei nostri melodrammi, noi con le più famose canzoni russe.
Ma indubbiamente l’evento più significativo ed emozionante si verificò sul palco del teatro “Orfeo” quando, per dare avvio agli spettacoli della Rassegna Ragazzi in Gamba, i nostri ragazzi italiani cantarono in russo l’intero inno della Federazione Russa, in una toccante commozione generale. E come non ricordare i salti di gioia compiuti dagli studenti russi per la vittoria dell’Italia ai mondiali del 2006 (1^ classificata); esattamente come, in occasione dell’incontro di calcio disputato a Taranto, fra Parlamentari italiani e russi, per ricordare la strage dei bambini di Beslan, noi non avemmo alcuna esitazione a tifare per loro esprimendo fraterna amicizia e sentita partecipazione da parte di tutta la cittadinanza.
Fu l’occasione per illustrare al Presidente della Duma di Stato, Boris Grislov, che accompagnava la delegazione russa, le principali finalità del nostro progetto e le attività che si sono sempre svolte nell’ambito del Programma educativo “Tolleranza e Pace”. Ogni attività proposta ai ragazzi poneva l’accento sul tema della “pace” intesa come valore supremo, come esigenza che sorge gioiosa e al tempo stesso pressante nell’animo umano.
Come potrebbe, ora, l’ombra di una improvvisa ed incredibile guerra, cancellare tutto questo!
In questi venti anni abbiamo assistito a straordinarie positive trasformazioni della città di Mosca, dagli edifici ricostruiti alla nascita di interi quartieri moderni, dalle scuole alle strade, ai giardini, ai lussuosi negozi, alle grandi firme, a un parco auto completamente rinnovato e sempre più lussouso... insomma una immensa metropoli, moderna, raffinata, colta, capace di incantare i visitatori.
In questi venti anni abbiamo gioito immensamente nel vedere il Presidente Putin sempre più spesso seduto al tavolo con i “grandi” della Terra. Ci siamo sentiti orgogliosi di poterci considerare “amici” del popolo russo!
Quel clima di chiusura, di isolamento, di diffidenza, nel quale tantissimi di noi sono cresciuti, ci sembrava ormai sepolto sotto le macerie del “Muro” abbattuto alla fine degli anni ottanta. Ed eravamo così felici, da sentirci infinitamente grati agli artefici di questo cambiamento; ci avevano aperto il cuore ad una grande speranza: quella di costruire un’Europa arricchita ed impreziosita da rapporti di buon vicinato con la Federazione russa, quella di poterci sentire tutti insieme fratelli europei, ricchi ciascuno della propria e dell’altrui civiltà, della propria e dell’altrui cultura.
E noi, del progetto Italia - Russia, ci siamo sentiti particolarmente privilegiati; avevamo nelle nostre mani gli strumenti per collaborare alla realizzazione di questo grande sogno. Un sogno, purtroppo, infranto all’improvviso dai bombardamenti che negli ultimi tre mesi hanno distrutto un intero Paese, l’Ucraina.
Questa incredibile ed ingiustificabile “guerra” ha azzerato le nostre speranze, riportando l’Europa indietro di circa 80 anni, ha modificato l’equilibrio mondiale ed ha distrutto i sogni la cui realizzazione ci sembrava avere a portata di mano.
Dinanzi a questa tragedia, non posso fare a meno di chiedermi come sia possibile che il Presidente Putin, da “uomo del futuro” amato nel suo Paese e rispettato nel mondo, abbia scelto di lasciare di sé, alle nuove generazioni, il ricordo di un leader artefice di una guerra che si doveva evitare; non posso non chiedermi perché consenta ai suoi generali di distruggere un intero Paese, lasciando tanta gente senza casa, senza scuole, senza ospedali! Quali che siano le ragioni, oggi i Paesi civili possono, anzi devono, risolvere qualunque controversia con la Diplomazia, non con le bombe!
Il Presidente Putin
Indubbiamente già molto è compromesso, ma noi, uomini e donne di scuola, e quindi costruttori di Futuro e di Speranza, continuiamo a confidare in ciò che fino ad ora abbiamo costruito: amicizia, tolleranza e pace.
Alba Nigro
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