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Comune

Autonomia differenziata e Lep, mozione in Consiglio

L'iniziativa del consigliere comunale Gianni Liviano

Gianni Liviano

Gianni Liviano, consigliere comunale

«Il Consiglio comunale impegna il sindaco e la Giunta a: chiedere alla Regione Puglia di non avanzare esigenze di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”; creare occasioni di dibattito a Taranto per far conoscere le conseguenze della riforma del Titolo V della Costituzione e nello specifico della legge sulla autonomia differenziata; riportare con urgenza in ogni forma e ad ogni livello istituzionale - parlamentare, governativo, regionale, comunale - il contenuto della presente mozione/risoluzione quale espressione di volontà della rappresentanza della propria comunità».

È l’obiettivo della mozione presentata da Gianni Liviano, consigliere comunale (Demos), in riferimento agli effetti dell’Autonomia differenziata. «Il ddl Calderoli - Disposizioni per l’attuazione dell’Autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario in attuazione dell’art. 116, c. 3° della Costituzione come modificata nel 2001 - è stato definitivamente approvato alla Camera il 19 giugno 2024; il testo - si legge nella mozione presentata da Liviano - prevede la determinazione dei Livelli essenziali delle Prestazioni (Lep) senza alcuna previsione di stanziamenti economici atti a colmare i divari esistenti nel Paese e a rendere effettivamente esigibili i diritti, dappertutto già rimessi in causa a seguito dei tagli ai bilanci, compresi quelli dei Comuni; questa determinazione dei Lep, prescritta a finanze invariate, porterebbe di fatto alla definizione di prestazioni minime sempre più basse, con le amministrazioni comunali che diventerebbero mere esecutrici della rimessa in causa dei servizi e di nuove ondate di privatizzazioni, senza alcuna possibilità di poter assolvere ai loro compiti istituzionali.

«Il testo prevede di trasferire alle Regioni la competenza legislativa esclusiva potenzialmente per tutte le 23 materie indicate dall’articolo 117, cioè per campi e settori fondamentali per la vita del Paese (sanità, scuola, ambiente, infrastrutture, rapporti con l’Ue, sicurezza sul lavoro…), delineando di fatto la trasformazione della Repubblica, una e indivisibile, in una somma di micro-Stati autonomi e in concorrenza tra loro e con lo Stato».

«La realizzazione dell’Autonomia differenziata sancirebbe quindi, il passaggio da una Repubblica parlamentare - nella quale i Comuni sono un presidio democratico e di partecipazione - ad una Repubblica fondata su accordi Governo/Regioni, con un Parlamento ridotto a pura funzione di ratifica e con i Comuni sottomessi ad una doppia dipendenza. Aumenterebbero infatti i poteri dei Presidenti di Regione e sarebbero esautorati gli ormai residuali ambiti di autonomia dei Comuni».

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