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Il nostro cantiere di lavoro
22 Giugno 2024 - 11:32
Nella nostra idea della Politica i territori, con le loro specificità, ricondotte ad una lettura sistemica, sono parte essenziale di una identità che ci distingue. Come lo fu per Giacomo Matteotti che non si identificava come leader politico. Combatteva come rappresentante e portatore degli interessi di un territorio. Gramsci la chiamava ingiustamente “La solitudine di Matteotti”. Era effettivamente minoritario perché minoritari erano i riformisti. In questi giorni, in occasione del centenario del suo assassinio per mano fascista, stiamo orgogliosamente registrando come la sua memoria sia viva e attuale. Matteotti, è una figura di grande modernità non solamente concettuale, ma soprattutto politica e militante. Capiva l’importanza della visione, dei legami e dei rapporti internazionali, e contemporaneamente rappresentava il territorio che lo esprimeva. Promuoveva la formazione della cooperazione fra i lavoratori, delle leghe fra gli amministratori dei comuni, la formazione di entrambi per la conoscenza e gestione degli strumenti decisivi, quale quello dei bilanci. Era isolato dalle leadership del tempo, ma attivo e presente fra la gente comune con il suo riformismo militante.
La scommessa storica, per il Socialismo, oggi è costruire, nelle mutate condizioni, la compatibilità fra progresso sociale e efficienza economica; l'equilibrio fra individuo e comunità; l’integrazione fra sicurezza e fraternità. Non più attraverso l'illusione del neo liberismo, una prospettiva di crescita generale, economica e sociale, ma attraverso uno sviluppo capace di determinare scelte di espansione, indirizzo nel governo dei diversi settori economici, rispetto allo squilibrio di aree territoriali e alla crescente domanda e altrettanto crescente dequalificazione dei servizi. Una idea di sviluppo che deve concentrarsi sul pieno utilizzo delle risorse umane ed economiche di un'area territoriale e di una comunità. Ridefinire quindi, secondo forme storiche nuove, il rapporto fra Individuo e Stato, rendendo reale la Comunità, non la rete, e facendola riappropriare di funzioni politiche. Si aprono problemi di grande portata alla elaborazione socialista. Sono maturi i tempi per superare la continuità con il passato.
Il risultato complessivo, per la lista Stati Uniti d’Europa, è molto deludente e non può essere certamente derubricato ad incidente di percorso. L’abbiamo considerata una lista di scopo, che potesse metterci al riparo dallo sbarramento, ma fra i soggetti costituenti non ha mai assunto la dimensione e la consapevolezza di un progetto politico.
Alla vigilia del voto politico del 2022, Mezzogiorno Federato, rivolse a Renzi e Calenda un appello per dare vita ad una proposta elettorale unitaria, nella quale potesse riconoscersi una parte decisiva dell’elettorato, meridionale e riformista. Avevamo raggiunto una intesa con Italia Viva e, l’ingresso di Azione, avvenne a nostro danno, con l’esclusione dei nostri candidati nel Mezzogiorno, a favore di quelli di Azione che andavano garantiti. In quella occasione fummo noi a subire veti e pregiudiziali di Calenda. La sopravvivenza dei singoli a danno di una chiara scelta politica. Al risultato conseguito da quel simbolo, che portava il nome di Calenda, è seguito un prevedibile e scontato anno e mezzo di litigi ed eccessi polemici che, alla fine, sono stati totalmente incompresi dagli elettori.
Abbiamo pagato l’arroganza e la presunzione dei primi della classe e, l’equivalente irresponsabilità, di chi ha scelto di gettare alle ortiche circa un milione e mezzo di voti. E’ questa la sintesi di una idiozia politica..
Nella circoscrizione meridionale Sue ha espresso 237.976(4,92%). Il nostro capolista 42.017 preferenze. Un risultato ottenuto a “mani nude”.
Abbiamo un vantaggio, in particolare nel Mezzogiorno. Nella circoscrizione meridionale lo sbarramento è stato superato grazie ad una viva e determinata presenza socialista, con e senza tessera. Nessuno ne parla, tranne noi. Presunzione e arroganza continuano a prevalere e si ritorna a parlare di Centro nel mezzo di qualcosa che non esiste. Tutti si candidano a tutto e il tutto prevalentemente è vuoto, è niente. Si agevola così un improprio e falso bipolarismo. Mentre la destra conservatrice esprime una visione, certamente contestabile e da noi lontana e non condivisa, favorisce e premia il Pd, ma non rappresenta un alternativa, perché il centro sinistra non trova, e quindi non esprime, un campo comune. Entrambi cannibalizzano un elettorato minoritario nel Paese, i cui flussi si spostano indifferentemente, allettati e delusi dall’inganno populista. La maggioranza degli elettori, che pure potrebbe essere decisiva, per scelta o per rassegnazione rinuncia al voto, è sempre più lontana dai seggi della democrazia!
Un progetto riformista che parta dai contenuti, dai bisogni e da una visione di società che guarda al futuro, ha validità partendo dai socialisti e dal Mezzogiorno. Deve costruirsi dal basso. I prossimi appuntamenti, le elezioni regionali di Campania e Puglia, ma soprattutto quelli provinciali, saranno decisivi, per le prossime politiche.
Noi ci siamo impegnati e abbiamo contribuito al superamento della incomprensibile diaspora perché ci crediamo. Ora tocca al Segretario Nazionale del PSI crederci, non disperdere questo prezioso inizio di un nuovo corso, che pure aveva annunciato attraverso gli stati generali del socialismo italiano: “occasione per rafforzare quell’area politica socialista, laica e riformista che esiste nel Paese, ma che oggi non è rappresentata da nessun movimento o partito che ne interpreti le istanze e i bisogni”.
Senza ambiguità e incertezze, la “Civiltà del Socialismo” deve giustificare la propria nuova identità, definire la sua validità storica, dando le ragioni, per cui non basta un modernismo democratico a rappresentare, nelle nuove condizioni della “società della crisi”, le prospettive di progresso e di giustizia, ma è necessario un protagonista rigenerato che sia il cuore e anima di una nuova sinistra di governo, espressione politica nel nostro tempo, di questa integrazione fra socialismo, cristianesimo sociale e liberalismo.
Parafrasando Francesco De Gregori: “La storia siamo noi, nessuno si senta escluso. Siamo noi che abbiamo tutto da vincere e tutto da perdere…”
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