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Oggi al via gli esami di maturità

Per chi suona la... campanella

Speranze, ansie e attese degli studenti

Esami di maturità (foto d'archivio)

Esami di maturità (foto d'archivio)

“Non chiederti per chi suona la campanella: essa suona sempre per te” (Hemingway apocrifo).

A partire da oggi, in tutta Italia circa mezzo milione di studenti (526.317) affronteranno gli esami di Stato, che da una eternità non si chiamano più “di maturità” ma che tutti continuano a chiamare così. Ed è un termine più adatto (a parte la confusione che si ingenera con gli esami di Stato da sostenere al termine del praticantato post laurea per essere iscritti nei vari Ordini professionali). Fra questi, ci sono i “miei” liceali dei corsi Pcto di giornalismo di Battaglini e Archita. Suonerà anche per loro l’ultima campanella.

Esuleranno anche loro, il che è insieme triste e bello. Lasceranno Taranto, per correr miglior acque.

Tutti porteranno nel cuore un fuoco di speranza, un fuoco di amicizia divampato negli anni scolastici, nella patria Taranto, nella quale troppo spesso non si può vivere, ma star lontani dalla quale è un po’ morire.

Frequenteranno per la maggior parte Medicina, Ingegneria, altri corsi di laurea STEM (area di Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica). Alcuni di quei corsi, e anche di buon livello, ci sono a Taranto, in decentramento da UniBA e del Politecnico di Bari. Ma il fascino della vita “fuorisede”, lontano da casa, con autogestione di orari, abitudini, tempi (e finanze), e con la conoscenza di nuove città e di nuove persone, provenienti spesso da molte, anche distante Regioni, è spesso prevalente, per chi può permettersela.

La vita cittadina, e l’economia cittadina, ne risultano impoverite.

Ma il vero problema non è tanto (non soltanto, almeno) la “peregrinatio academica”, che al livello dei singoli comporta arricchimento culturale e sociale: è la quasi totale impossibilità di ritorno, per condividere magari il bagaglio di esperienze e conoscenze.

Ecco perché è fondamentale investire su Università, ricerca ed istruzione nel nostro territorio: non solo per ridurre la fuga degli studenti, ma anche per consentire il ritorno di chi ha studiato altrove. Intanto, amici miei dell’Archita e del Battaglini, in bocca al lupo per gli esami, che per quanto ridotti ad una mera formalità, predeterminati come sono dagli esiti scolastici dell’ultimo triennio, costituiscono comunque un importante rito di passaggio; forse il più importante della nostra desacralizzata civiltà. E soprattutto, godetevi l’estate, la lunghissima estate dopo la maturità, la più lunga vacanza della vita, l’ultimo periodo di totale irresponsabilità e libertà (anche se per alcuni di voi accorciato dallo studio per la prove d’ammissione ai corsi a numero chiuso). Un esame mal strutturato, che tradisce l’hic et nunc, il qui e adesso, perché invece di valutare quel che sapete, e come lo sapete esporre, è pesantemente condizionato da come eravate (e che voti avete preso) due e tre anni fa. Un voto largamente predeterminato (una caricatura dell’Università), ma il senso della vigilia, con i suoi palpiti, rimane. Come nella pur gradevole ed antica canzonetta di Venditti, la notte prima degli esami, quella che avete appena trascorso, è notte di preoccupazioni e di emozioni. Irripetibili. A breve suonerà per voi l’ultima campanella del finis. Ma la partita, molto dura, comincia dopo: finora c’è stato l’allenamento.

Alle soglie del vostro passaggio, vi saluto con l’Inno che accompagna le nobili gesta, le cavolate, gli studi, gli amori, gli ozi, le marachelle e le burle degli universitari da mezzo millennio all’incirca:

Gaudeamus igitur, juvenes dum sumus:

post jucundam juventutem, post molestam senectutem,

nos habebit humus.

Che la gioia sia con voi.

E che la molesta vecchiaia giunga il più tardi possibile.

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