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Il voto utile

Quello che rilancia l'Europa

Quello che rilancia l'Europa

“l’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Lo stabilisce l’art.11 della nostra Costituzione che ha reso possibile l’ingresso in Europa del nostro Paese insieme a quello di altri paesi membri dell’Unione decidendo liberamente cessioni di quote di sovranità.

Sergio Mattarella ha voluto ricordarlo in occasione del due giugno: "Fare memoria del lascito ideale di quegli avvenimenti fondativi, è dovere civico e preziosa opportunità per riflettere insieme sulle ragioni che animano la vita della nostra collettività, inserita oggi nella più ampia comunità dell'Unione Europea cui abbiamo deciso di dar vita con gli altri popoli liberi del continente e di cui consacreremo, tra pochi giorni, con l'elezione del Parlamento Europeo, la sovranità".

Nelle ultime ore di campagna elettorale è scontato che qualcuno alzi toni polemici pur di farsi notare e la Lega non ha perso occasione per farlo attraverso Borghi: "Se il Presidente pensa davvero che la sovranità sia dell'Unione europea invece che dell'Italia, per coerenza dovrebbe dimettersi, perché la sua funzione non avrebbe più senso".

E’ noto come da quelle parti prevalga l’ignoranza del diritto, ne si può pensare che la dichiarazione del senatore leghista sia una “rozzezza” isolata. Salvini ha provato a scaricare “l’equivoco” su una forzata interpretazione giornalistica mettendoci di suo: "oggi c'è la festa della Repubblica, oggi è la festa degli italiani, non della sovranità europea".

Siamo seri. Questa polemica è ridicola e oltraggiosa, non solo nei confronti del Capo dello Stato. Offende gli elettori, quelli che hanno consapevolezza di una situazione sempre più drammatica e della inadeguatezza di una classe dirigente che litiga sul nulla per conquistare un decimale da portare al traguardo. Il traguardo di cosa?

Ormai è chiaro, gli Stati nazionali, singolarmente, in Europa, non hanno gli strumenti per affrontare le sfide globali contemporanee. Recupero di competitività e di autonomia strategica e difesa e potenziamento del mercato unico implicano scelte politiche di fondo, ed in particolare un radicale cambiamento della governance dell’Unione. Se il processo decisionale resta quello attuale, con diritto di veto anche del più piccolo dei Paesi dell’Unione, accompagnato da un burocratismo regolatorio, sarà assai difficile attuare cambiamenti profondi.

Ridare competitività al sistema industriale europeo richiede enormi investimenti nella innovazione. La realizzazione di questi investimenti implica necessariamente l’intervento di risorse pubbliche. Questi indispensabili interventi di finanza pubblica non possono essere lasciati ai singoli Stati, pena la creazione di gravi squilibri competitivi e differenze nella capacità delle imprese nell’affrontare le sfide dell’oggi.

Il populismo, sia nella versione di destra che in quella grillina e di sinistra, usa l’Ue quando fa comodo. Ma la rigetta appena serve alla polemica. E, quanto alla Lega, questo risveglio di sovranità nazionale stride con l’autonomia differenziata che persegue cinicamente dividendo il Paese, scegliendo anche da noi la divisione fra aree forti e deboli.

L’elezione del nuovo Parlamento europeo deve rappresentare l’occasione per rilanciare una nuova visione europeista. Nello scontro tra unionisti e sovranisti, la parola di confine è l’utilità dell’Unione Europea rispetto al benessere dei popoli

La maggioranza è unita dal potere che gli elettori le hanno conferito. Governa unita al di qua delle Alpi, ma le scelte, quelle decisive, per avere un ruolo nel presente e nel futuro, si compiono al di la delle Alpi guardando al Mediterraneo come crocevia strategico di sviluppo. Su questo le divisioni nella maggioranza sono apparenti e stridenti.

E’ vero che le Istituzioni europee sono ancora troppo distanti dalla vita dei cittadini, anche quando riescono ad esprimere una linea politica/economica. I tempi d’attuazione sono incompatibili in un momento di repentino cambiamento dell’assetto geopolitico globale, per contare sullo scacchiere mondiale come un player solido e unito.

Per questo serve sostenere e votare Stati Uniti d’Europa. Crediamo che la soluzione non sia perseguire egoisticamente gli interessi di ognuno a discapito degli altri. Oggi più che mai il futuro dell’Europa si deve allontanare dall’egocentrismo miope degli Stati-Nazione. Abbracciare un modello di crescita aperto, solidale, mutualistico e condiviso a livello continentale e intraprendere con decisione il sentiero che porta verso un’Europa Nazione.

La democrazia prospera grazie alla partecipazione dei cittadini, che conferisce legittimità e fiducia alle istituzioni. Votare è un atto fondamentale per garantire che l’Unione europea possa proteggere la nostra sicurezza militare, economica e sociale, ambiti in cui è necessario agire uniti. Solo un’Europa forte può garantire pace, crescita comune e solidarietà, capace di imporsi come potenza nelle sfide globali e allo stesso tempo attenta alla crescita interna.

Riuscire a cambiare la prospettiva e a tener conto dei reali mercati di riferimento globali e non solo del cortile di casa sarebbe davvero una rivoluzione...

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