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28 Maggio 2024 - 06:15
Taranto e i giovani: numeri negativi
Non è facile, essere giovani a Taranto. Su 107 province italiane, quella ionica è 106esima - penultima, peggio fa solo il Sud Sardegna - nel report sulla Qualità della Vita in Italia nella fascia 18-35 anni.
Un dato - anzi una serie di dati, quelli che fanno arrivare al risultato finale - doloroso, perchè i giovani sono chiamati ad essere il futuro del territorio. “Indici generazionali del Sole 24 Ore. La Qualità della vita di bambini, giovani e anziani” è la classifica, giunta alla quarta edizione, presentata domenica in anteprima al Festival dell’Economia di Trento: le classifiche misurano le risposte dei territori alle esigenze specifiche dei tre target generazionali più fragili e insieme strategici, i servizi a loro rivolti e le loro condizioni di vita e di salute.
Sondrio per i bambini, Gorizia per i giovani e Trento per gli anziani sono le tre province italiane a garantire una migliore qualità della vita alle rispettive fasce d’età: dalla vetta la provincia ionica è lontana in tutti e tre i casi. Per quanto riguarda i bambini, Taranto occupa l’82esimo posto; meglio va agli anziani, over 65, con il 75esimo posto. Ma l’elemento che risalta è il 106esimo posto nel range 18-35 anni.
Concentriamoci su questo, per ora, e vediamo i dodici parametri presi in esame.
La provincia di Taranto è la peggiore per quanto riguarda i laureati, considerando la percentuale tra i 25 ed i 39 anni secondo i dati Istat del 2023. Nessuno è messo peggio. Qui i laureati sono pochi. L’altra faccia della medaglia è che i giovani tarantini che studiano ed arrivano a titoli di studio elevati o molto elevati (e ce ne sono) vanno a vivere altrove, facendo la fortuna di quei territori nel resto d’Italia o del mondo che li accolgono. Impressionante la differenza con Bari, che occupa il 40esimo posto a livello nazionale. Dato per certi versi gemello, quello della disoccupazione giovanile. Che nel Tarantino è elevatissima, considerando la fascia d’età 15-34 anni. Solo Agrigento e Reggio Calabria fanno peggio. Bari, per fare ancora il paragone, occupa l’80esimo posto. In tema di lavoro, male anche la trasformazione a tempo indeterminato, valutando le variazioni contrattuali di stagionali, “somministrati”, apprendisti: non si va oltre il novantacinquesimo posto. Una luce viene dall’imprenditoria giovanile, dove la provincia tarantina è al 47esimo posto nella classifica nazionale.
I dati sulla qualità della vita a Taranto nella fascia 18-35 anni - da Il Sole 24Ore
Gli altri rank: come residenti giovani, considerando la variazione percentuale dal 2019 al 2023, Taranto occupa il 101esimo posto, e l’80esimo per quanto riguarda gli amministratori comunali under 40. Sul fronte del tempo libero, 64esima posizione tanto nella categoria “bar e discoteche” quanto in quella concerti, e 70esimo per le aree sportive. Dove Taranto è a ridosso delle prime posizione è nella età media del parto: 17esimo posto.
A livello nazionale, l’indice della Qualità della vita dei bambini premia come detto Sondrio che, rispetto all’edizione 2022, è protagonista di un balzo significativo verso l’alto complici posizionamenti alti negli indicatori che fotografano la competenza numerica e alfabetica non adeguata - che in Valtellina è ridotta - e nell’indice Sport e bambini. Sul podio anche Ravenna e Trieste, tallonate da Gorizia. A garantire maggiore benessere ai giovani, invece, è proprio Gorizia seguita da Ravenna, già vincitrice nel 2023 e quest’anno doppia medaglia d’argento, e a seguire Forlì Cesena. “La top 10 di questo indice continua a essere presidiata dalle province emiliano romagnole che, proprio come nelle precedenti edizioni, confermano performance generalmente positive” si legge sul sito del quotidiano di Confindustria che, nella edizione online ieri, ha diffuso un ampio report. Trento mantiene salda la leadership per qualità della vita degli anziani che vede una forte presenza delle province del Nord in testa alla classifica, con la prevalenza indiscussa di tre regioni: Trentino Alto Adige, Lombardia e Veneto. Tra le prime dieci classificate, infatti, ci sono tre province lombarde (Como, al secondo posto, Cremona, al terzo posto, e Lodi) e quattro venete (Treviso, Vicenza, Padova e Verona) e, oltre a Trento, Bolzano. Ciascuno degli indici sintetici è calcolato su 12 parametri statistici, forniti da fonti certificate (tra cui Istat, Infocamere, Iqvia, Siae, ministero dell’Interno) in grado di raccontare il livello di benessere nei territori. Tra i nuovi indicatori inseriti quest’anno ci sono gli utenti dei servizi sociali comunali e la partecipazione civile degli over 50, elaborato dal Centro Studi Tagliacarne, nell’indice dedicato agli anziani; le trasformazioni in contratti a tempo indeterminato di rapporti di lavoro in essere e l’imprenditorialità under 35 per l’indice dei giovani; il numero di progetti finanziati con fondi Pnrr nell’istruzione e i fruitori di servizi comunali all’infanzia per l’indice dei bambini”.
Sul sito de Il Sole 24 Ore si specifica che “questo lavoro, nato come progetto sperimentale e in via di consolidamento, seppure ancora limitato dalla carenza di dati territoriali capaci di raccontare queste specificità, verrà incluso nella classifica di fine anno, la 35esima edizione della Qualità della vita” e che “gli indici generazionali, al netto di alcuni exploit, restituiscono dinamiche ormai consolidate nella ‘distribuzione’ del benessere territoriale in Italia. Quasi sempre, infatti, le province del Sud si trovano in coda alla classifica.
In linea con le edizioni precedenti, poi, l’indagine per fasce di età fotografa performance medie, se non basse, delle grandi aree metropolitane, che sono particolarmente negative quando si parla di benessere dei giovani: ad eccezione di Bologna (14esimo posto) e Firenze (33esima), le grandi città italiane si posizionano tutte da metà classifica circa - con Milano, 45esima in forte ascesa rispetto al 2022- in poi. Bari, Catania, Napoli, Palermo e Roma (98esima) registrano i punteggi peggiori. Dalla serie storica emergono, inoltre, una serie di tendenze che raccontano il Paese. Che, numeri alla mano, sembra sempre meno in grado di prendersi cura dei residenti più piccoli: il numero dei pediatri è in calo, con i professionisti attivi che sono scesi da 17.257 nel 2023 a 16.806 nel 2024, toccando una quota inferiore anche a quella del 2022; sostanzialmente stabili nel 2023, la competenza numerica (+1,5% sul 2022) o alfabetica (+0,2%) non adeguata; in aumento i delitti a danno di minori, con un +0,8% delle denunce nel 2022 sul 2021. Passando ai giovani, nonostante un miglioramento delle condizioni, questa generazione sembra rimanere bloccata e con scarsa iniziativa: da un lato cala la disoccupazione giovanile (-6,9 nel 2023) e diminuiscono anche i canoni d’affitto in rapporto al reddito (-12,2% nel 2024), dall’altro gli under 35 si sposano sempre meno (-3,1% nel 2023) e le imprese con titolari sotto i 35 anni nel 2024 sono diminuite del 3,2% rispetto all’anno scorso. Calano anche del 2.9% gli esercizi commerciali legati al divertimento e continua a salire l’età media al parto: 32,5 anni nel 2023. Infine, gli anziani: aumenta il consumo dei farmaci anti depressivi (+2,8%), in salita i geriatri (+1,5%); diminuiscono gli infermieri, calati di circa 10mila unità in un anno (-2,3% oggi rispetto al 2023)”.
Tornando ai numeri, poco lusinghieri, della provincia ionica, per ciò che riguarda l’età infantile 0-10 anni le cose vanno bene per gli edifici scolastici con palestra (tredicesimo posto a livello nazionale) e delitti denunciati a danno di minore (quindicesimo). Riguardo ai pediatri ogni mille residenti la provincia di Taranto fa registrare un valore inferiore a quello nazionale, con l’ottantatreesimo posto a livello nazionale, e non sono buone le notizie per quanto concerne le competenze numeriche ed alfabetiche non adeguate (ottantunesimo ed ottantatreesimo posto) e soprattutto verde attrezzato: non si va oltre il 96esimo posto. Riguardo agli anziani over 65, Taranto è una delle province in cui maggiore è il consumo di farmaci per malattie croniche come ipertensione, diabete, asma, con il 105esimo posto in classifica. Significativo - in negativo - il 93esimo posto per la partecipazione civile mentre si registra un buon dato riguardo agli orti urbani, ventiduesimo posto.
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