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Il personaggio

La super manager tarantina anti-corruzione

Ivana Semeraro e il "caso Liguria"

Ivana Semeraro

Ivana Semeraro

Nella bufera politico-giudiziaria che ha travolto la Regione Liguria - gli arresti eccellenti, il presunto giro di tangenti con epicentro il porto di Genova - c’è un personaggio il cui nome sta spiccando nelle ultime cronache. Spiccando in positivo. Ivana Semeraro; il cognome fa capire che ha un legame con la nostra terra, ed in effetti questa donna di 48 anni è originaria di Martina Franca. Come scrive il Corriere della Sera, “da 48 ore la sua storia, emersa dalle carte, è virale. Parliamo del garbatissimo niet — per fatti che sarebbero «visti come corruzione, altre cose...» — indirizzato a sciò Spinelli che l’aveva contattata con il figlio Roberto sollecitando — anche loro in modo educato, va detto — un finanziamento da 40 mila euro da girare al Comitato Lista Toti. Un modo per «schermare», è il sospetto della Procura, il ruolo degli Spinelli come finanziatori del governatore”.

Sempre il Corriere ricorda come Semeraro,  una top manager, “dal novembre 2013 riveste incarichi apicali presso Icon Infrastructure LLP, fondo con sede a Londra che, con un patrimonio da 8 miliardi di dollari da amministrare, ha investimenti in mezzo mondo. La stessa Icon, fino al gennaio 2023 era proprietaria del 45% delle quote (poi cedute ai tedeschi di Hapag-Lloyd) della Spinelli srl, a sua volta con la maggioranza di Terminal Rinfuse Genova, società titolare della sospetta concessione a 30 anni su cui indaga la Procura. Stretti incroci finanziari che forse hanno indotto il Sciò ad avanzare la sua richiesta a Semeraro. Agli atti dell’indagine c’è la telefonata di replica che lei fa a Spinelli. Tono colloquiale, si danno del tu. «Sì Ivana, dimmi...». Da un lato della conversazione, in Italia, c’è un ricco imprenditore che si è fatto da sé, 84 anni, proveniente da Palmi, nel Reggino, ma adottato dalla sua Genova, commendatore dal 1990 però mai andato oltre la quinta elementare. All’altro capo, presumibilmente a Londra, parla una donna di 49 anni, originaria di Martina Franca, nel Tarantino, e passo milanese. Laurea in Economia, incarichi in prestigiose griffe della finanza, prima Ernst & Young e dopo, sempre in Gran Bretagna e sempre in settori legati all’energia, Ge Capital, Deutsche Bank, EEA Fund Management. «Ciao Aldo, ascolta... Abbiamo un po’ di problemi ad approvare quel pagamento di... la donazione alla... al comitato di Toti». La risposta ha il piglio pedagogico: «No, ma non da quando siamo arrivati noi, Aldo. Perché è un problema reputazionale, perché i partiti politici ovviamente fanno parte delle varie istituzioni e quindi questi pagamenti possono essere sempre un po’ (...) visti come corruzione, altre cose». Quando sciò Aldo prova a obiettare — «lo so, ma gioia, sai cosa...» — Ivana tronca la telefonata, però con eleganza: «Lo so che non è». Spinelli, uomo di mondo, comprende: «Eh, vabbè, ok, ciao, grazie, ciao»”.

Alessandro Fulloni, inviato del Corsera, ha anche provato a contattare la manafer martinese. Il risultato?  “Il messaggio che arriva su whatsapp è gentile, ma fermo: «Non ho commenti da fare e semmai chiedo di rispettare la mia privacy». Stop. Manager bocconiana tutta d’un pezzo, Ivana Semeraro blocca qui la richiesta di un colloquio”.

L’agenzia Ansa aggiunge che “il figlio di Spinelli, Roberto, sarebbe stato sollevato dal no di Semeraro: «Quando Semeraro mi ha detto che non poteva autorizzare il pagamento io ero l’uomo più felice del mondo - avrebbe detto davanti ai magistrati Spinelli junior - Mio padre poi ci dribblava, dava l’ordine diretto. Io ho fatto legge e ho anche studiato negli Stati Uniti, non posso chiedere a un fondo di schermarmi. Sarei come mio padre, sarei uno scemo totale. Io ho chiesto all’Ivana di autorizzarmi, sperando che non mi autorizzasse»”.

E’ ancora il Tg de La7 a scrivere sul proprio sito web che “l’imprenditore Aldo Spinelli sarebbe stato a conoscenza del fatto che il suo finanziamento al presidente della Regione Liguria Toti avrebbe potuto configurare un reato. Per questo avrebbe tentato di far passare la donazione attraverso un fondo d’investimento inglese, Icon, di cui è socio al 45%. Ma una manager del fondo, Ivana Semeraro, si sarebbe opposta: «Questi pagamenti possono essere visti sempre un po’ come corruzione», spiega. Lo scambio telefonico, che ha avuto come tramite anche il figlio di Aldo Spinelli, come lui indagato dalla procura di Genova, emerge dagli atti dell’inchiesta”.

Nella ricostruzione che fanno, su La Repubblica, Giuseppe Filetto e Marco Preve, “a un lato del telefono c’è scio’ Aldo, al secolo Aldo Spinelli, 84 anni, quinta elementare e talmente tanti milioni da non sapere più come spenderli. Dall’altro capo c’è Ivana Semeraro, laurea alla Bocconi, partner del fondo Icon Infrastructure, da 8 miliardi di dollari, con uffici a Londra, nella City e, a New York, nella quinta Avenue. Il quantum della discussione potrebbe far sorridere: 40mila euro. Ma non il contesto. Aldo Spinelli, che con una delle sue imprese è socio della Icon nella Terminal Rinfuse, ha chiesto al fondo di accollarsi un finanziamento da 40 mila euro al Comitato Lista Toti. Per Semeraro, però, quei 40 mila hanno l’odore di una mazzetta (...) Aldo, che avrebbe preferito non comparire, effettuerà comunque il versamento attraverso quattro sue società. In quei giorni Spinelli cercava appoggio e sostegno per ottenere dall’Autorità portuale il rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse. Icon era proprietario del 45% delle quote sociali della Spinelli srl, a sua volta socio di maggioranza della Terminal Rinfuse Genova. Il fondo stava trattando la vendita delle proprie quote alla tedesca Hapag Lloyd, colosso mondiale dei container, e l’assegnazione del Terminal avrebbe garantito un plusvalore alle quote. Icon incasserà 300 milioni un anno dopo. Finanziamenti illeciti quelli di Spinelli, secondo la Procura, perché pagati in cambio di interventi per ottenere la banchina portuale e di un aiuto per una pratica urbanistica delle ex colonie Punta dell’Olbo di Celle Ligure. Non assume quindi grande rilevanza, per gli inquirenti, il giallo del verbale in cui Roberto Spinelli avrebbero usato le parole «finanziamenti leciti» mentre la trascrizione sarebbe uscita con «illeciti». La Procura riascolterà comunque la registrazione audio”

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