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Giacomo Matteotti
17 Maggio 2024 - 12:04
Una colpevole indifferenza quella nei confronti di Matteotti, dovuta ad una conoscenza superficiale del suo lascito politico, il cui straordinario spessore, è stato per decenni “coperto” dal clamore dell’assassinio e dalla retorica del martirio. Ieri abbiamo voluto ricordare l’attualità del suo pensiero insieme a Teresa Bellanova, Biagio Marzo, Fabrizio Cicchito, Enzo Maraio e Claudio Signorile. E’ stata una partecipata, profonda riflessione storica e politica
Gramsci lo considerava un pellegrino del nulla... ciò che resta dei suoi eredi, prova oggi ad appropriarsene, continuando una mistificazione.
Dovranno farne di strada, per capire che l’antifascismo non era “la repubblica dei soviet” ma la democrazia. Quella che Simona Colarizzi chiama la resistenza lunga…
La vulgata corrente, propone la guerra partigiana, come il solo terreno sul quale si va legittimando la futura classe dirigente antifascista della Repubblica democratica. Ma è una legittimazione che si sono guadagnati tutti gli antifascisti nelle diverse fasi e nelle diverse modalità della loro lotta contro il fascismo. Una storia complessa per la quantità e la diversità di soggetti, di luoghi, di valori espressi dagli antifascisti in esilio, nelle carceri, nella lotta clandestina, ma anche nei luoghi di lavoro, nella loro sfera privata, nella famiglia, nelle parrocchie.
Matteotti ha a lungo sofferto del singolare destino, per cui in Italia il riformismo, ha sempre riscosso assai meno successo del rivoluzionarismo esibito e parolaio, inconcludente.
Coltivava un’idea di RIFORMISMO SOCIALISTA che si faceva fattore etico, strumento pedagogico, che poneva a premessa del cambiamento, la spinta dal basso, la partecipazione consapevole, l’azione costante che avrebbe reso durature le conquiste. In altre parole, lo identificava in una grande opera di civilizzazione, che collegava la militanza all’educazione e alla formazione del cittadino.
Era infaticabile nel lavoro quotidiano di assistenza amministrativa. Capace di tradurre la discussione su un terreno concreto di capacità e d’iniziativa. Esemplificava nei particolari, proponeva modelli di statuti, di regolamento, parlava ai contadini con parole semplici e comprensibili. Li incitava a fondare una cooperativa, consigliava, disponeva, dava l’esempio. Sdegnava le parate, la febbre degli scioperi, perché "la rivoluzione avviene quando i lavoratori imparano a gestire la cosa pubblica".
Per questo, non era affatto “pellegrino del nulla”. Il suo è stato un RIFORMISMO INTRANSIGENTE fondato sulle cose. Il contraddittore più acuto, coriaceo e scomodo per tutti.
Matteotti sarà durissimo nei confronti di quella parte dei dirigenti del sindacato, attratti dalla pacificazione offerta dai fascisti, ribadendo senza mezzi termini che «in una dittatura non esiste più né il comune, né la cooperativa, né l’organizzazione». Non mancò di criticare i comunisti da lui accusati di essere "per la dittatura e per il metodo della violenza sulle minoranze. "Noi invece siamo socialisti, per il metodo democratico. Non c’è nulla in comune tra noi e voi".
Abbiamo voluto parlarne ai più e meno giovani. Abbiamo spiegato quanto sia attuale quel pensiero che è sopravvissuto al suo assassinio: “Uccidete pure me. L'idea che è in me non l'ucciderete mai”
I giovani che hanno interesse e ammirazione per i personaggi surreali, per le storie fantastiche, che hanno origine nella finzione. E quanta finzione oggi pervade la politica... Per questo ne stanno lontani, rifugiandosi nella fantasia. Unendosi alla grande massa decisiva che si astiene. Non partecipa al voto, per sfiducia o per protesta. Comunque rinuncia al primo principio di espressione democratica.
Matteotti non è una foto ingiallita, tirata fuori dall’album dei nostalgici. Matteotti è un supereroe, in carne ed ossa e tanta passione.
Era il politico del territorio, esponente autorevole e indiscusso di quella che oggi, forse con una certa enfasi, chiamiamo democrazia orizzontale. E’ stato espressione di un rigoroso civismo amministrativo e politico nel Polesine. Fu per alcuni anni segretario della Lega dei Comuni socialisti, esperto conoscitore di economia, finanza e bilancio
Possiamo considerarlo un antesignano dell’idea-guida della socialità come parte determinante del processo economico e della vita associata.
Il territorio non è soltanto uno spazio fisico, è una risorsa economica, un’opportunità politica, ed assume identità, grazie ad un insieme di caratteristiche, ambientali, storiche, sociolinguistiche, che lo rendono riconoscibile.
E’ la consapevolezza, che ha ispirato e messo in cammino “Mezzogiorno Federato”: tradurre compiutamente quanto previsto dalla Costituzione per i poteri non esclusivi dello Stato, per dare nuovo impulso alle Regioni, rafforzandone l’iniziativa programmatica e progettuale di sistema sui territori.
La consapevolezza dei meriti e delle opportunità del Mezzogiorno e di quanto oggettivamente possa essere con le sue risorse umane, culturali, economiche e sociali, un fattore politico unificante e qualificante, che assume il senso di alternativa progettuale al populismo, per il superamento delle disuguaglianze e rinnovamento delle Istituzioni.
Giacomo Matteotti e stato intellettuale moderno, raffinato giurista, colto socialista che guardava all’Europa quando molti non andavano oltre l’Italia, troppi l’Unione Sovietica.
E stato un profondo antifascista, il più tenace oppositore del regime: non solo quando diventa deputato, dal ’19 in avanti. Nei dieci anni precedenti si dedica a un’attività di respiro europeo: conosce le democrazie, i sistemi detentivi garantisti, i termini del dibattito intorno all’emancipazione delle classi proletarie. Nulla di più diverso dalla cronaca fascista di quegli anni. La sua visione europeista incompatibile con la chiusura fascista: reazionaria, provinciale, nazionalista.
Alle prossime elezioni europee di giugno, dopo 25 anni, il simbolo socialista torna sulla scheda elettorale insieme ai riformisti di Italia Viva e +Europa, con Enzo Maraio capolista di Stati Uniti d’Europa.
La politica richiede coraggio e lungimiranza strategica che è propria dei riformatori si battono per cambiare il presente da costruttori di futuro.
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Testata: Buonasera
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