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Due anni di guerra

Con l'Ucraina in Europa

Se si vuole fermare la guerra, se si vuole essere costruttori di pace non basta scriverlo nel simbolo elettorale come fanno i populisti nel tentativo di raccattare qualche voto.

Con l'Ucraina in Europa

L'ucraina ha perso trentamila persone di cui si sono perse le tracce. Il conflitto ha colpito a morte più di diecimila civili. Ventimila feriti, molti delle quali soldati, subiranno l’amputazione di un arto.

ll bilancio complessivo dei russi è 8 volte superiore all'ammissione ufficiale di Mosca. Un gruppo di media indipendenti e volontari hanno rilevato, nei cimiteri, i nomi dei caduti sulle tombe recenti. I militari di Putin morti in Ucraina, nel secondo anno di invasione, superano la soglia dei 50.000 senza considerare il numero dei dispersi che non faranno più ritorno

Zelensky ha più volte espresso la volontà di liberare tutti i territori occupati dalle truppe di Mosca inclusa la Crimea. Pur sviluppandosi anche in alcune aree del fronte a est, la controffensiva ucraina ambiva principalmente a isolare la Crimea dai territori orientali del Donbass, sotto il controllo del Cremlino.

A testimonianza del successo delle azioni di Kiev, gran parte della Flotta russa ha ripiegato a est, verso il porto di Novorossiysk. Tuttavia la mancanza di una grande avanzata terrestre ha oscurato questi successi, ma la loro rilevanza resta innegabile. Mosca, con il ritiro dall’Accordo sul Grano pensava di mettere in ginocchio l’Ucraina. La Flotta Russa non può più operare liberamente nel Mar Nero Occidentale, lì dove l’Ucraina ha costituto il corridoio navale per l’esportazione del proprio grano verso i mercati globali.

Le forze ucraine sono riuscite ad avanzare solo di circa 7,5 km nel territorio controllato dai russi. La riscossa ucraina si è incagliata a oltre 80 chilometri da Melitopol, e a poco più di 20 chilometri da Tokmak, creando la situazione di stallo che ha determinato la rimozione del comandante delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny. Lo stesso Zelensky ha riconosciuto che la controffensiva non avesse “ottenuto i risultati desiderati” e che la guerra stesse entrando in una “ fase di stallo.”

L’autodeterminazione dell’Ucraina aggredita da Putin, nei primi due anni, è costata agli alleati europei e americani una media di 110 miliardi di euro, per sostenere e preservare il funzionamento dello Stato e proteggere la popolazione in fuga dalla guerra. Un aiuto che ha incontrato resistenze sempre più forti da entrambe le sponde dell’Atlantico. L’Unione europea è riuscita ad approvare il proprio pacchetto d’aiuti da 50 miliardi di euro solo poche settimane fa, dopo che l’Ungheria di Orban ha deciso di togliere il veto alla decisione. Sembrano tanti, ma vanno spalmati nei prossimi quattro anni. Supponendo che anche gli Stati membri europei operino un taglio simile degli aiuti (vicino a un –75%), il totale degli aiuti europei ammonterebbe a soli 21 miliardi l’anno.

Il presidente della Camera degli Stati Uniti Mike Johnson è riuscito a raccogliere il sostegno di entrambi i partiti per portare avanti il pacchetto di aiuti di 95 miliardi di dollari in aiuti per Ucraina, Israele e Taiwan,a lungo in stallo.

E’ presumibile che possa essere l’ultimo, soprattutto in caso di elezione di Donald Trump a novembre.

L’economia russa ha dimostrato di essere più resistente di quanto l’Occidente avesse previsto di ottenere con le sanzioni.

La Russia sta militarizzando sempre di più la regione di Kaliningrad ed ha trasferito le sue armi nucleari in Bielorussia. La Polonia è "pronta" ad accogliere armi nucleari sul suo territorio. Lo ha detto il presidente Andrzej Duda: "Se i nostri alleati decidessero di schierare armi nucleari sul nostro territorio come parte della condivisione nucleare, per rafforzare il fianco orientale della Nato, siamo pronti a farlo".

Non si è fatta attendere la reazione del Cremlino per bocca di Dmitry Pescov: “L'esercito russo adotterà le misure necessarie per garantire la sicurezza nazionale se la Polonia ospiterà armi nucleari”.

Al vertice di Vilnius del 2023, gli alleati hanno riaffermato che la Nato farà "tutto ciò che è necessario per garantire la credibilità, l'efficacia e la sicurezza della sua missione di deterrenza nucleare, compreso continuare a modernizzare le sue capacità nucleari e aggiornare il suo processo di pianificazione".

L’apertura dei negoziati, per l’ingresso di Kiev nell’Ue rappresenta soprattutto un potente atto simbolico: L’Ucraina è in Europa e l’Europa è in Ucraina. Per la ricostruzione dell’Ucraina serviranno circa 440 miliardi su un orizzonte temporale di 10 anni. Risorse che dovranno essere impiegate per la ricostruzione di infrastrutture danneggiate dagli attacchi russi. Considerando che l’Ucraina è ancora in guerra e che circa la metà del suo budget annuale è attualmente destinata alla difesa, l’impresa appare davvero ardua. L’adesione dell’Ucraina influenzerebbe significativamente la ridistribuzione dei fondi comunitari. Alcuni membri potrebbero passare da beneficiari a contributori netti. Un’altissima percentuale dei finanziamenti previsti nell’ambito della PAC spetterebbe all’Ucraina in virtù del suo imponente settore agricolo. Un tema "sensibile" come hanno dimostrato le proteste degli agricoltori.

Il processo decisionale nell’UE è macchinoso e da tempo si discute di ampliare il numero di settori per cui impiegare la votazione a maggioranza qualificata. Essendo complesso prendere decisioni unanimi, è difficile pensare all’allargamento senza prima portare a termine una riforma istituzionale europea. Attualmente è arduo pensare di delimitare con esattezza i confini del territorio ucraino. Un accordo di pace è necessario quantomeno per cristallizzare la situazione geografica.

D'altra una parte non si può pensare di praticare il principio di difesa reciproca sancito nell’Art.42 par.7 TUE, nei confronti della Russia con il “bluff europeo”

Sarebbe decisiva una iniziativa politica europea forte. Dobbiamo fare in modo che l’Ue prenda su di sé i suoi problemi strategici e politici che hanno segnato il rapporto e la conflittualità tra Ucraina e Russia. Se si vuole fermare la guerra, se si vuole essere costruttori di pace non basta agitare una drappo arcobaleno e scriverlo nel simbolo elettorale come fanno i populisti nel tentativo di raccattare qualche voto. E fondamentale che l’Europa parli una voce sola. Per questo abbiamo scelto insieme a Italia Viva, +Europa, i socialisti di chiedere il consenso degli elettori per gli Stati Uniti d’Europa. Perché l’Europa possa assumere il ruolo di soggetto politico come Nazione Europa

La logica di Yalta era di bipolarismo. Una nuova strategia va impostata sul multipolarismo, un passaggio di qualità significativo che se lo capiamo ci consente di uscire da una strettoia soffocante. Se si vuole la pace e l’esistenza dell’Europa bisognerà anche far capire che aderire all’Europa non vuol dire diventare antirussi, ma a favore di un sistema che non esclude ponti con altre culture e che i popoli, come ai tempi di Budapest e Praga, oggi Kiev, hanno diritti che vanno garantiti e tutelati.

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