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La cerimonia
18 Aprile 2024 - 06:00
Il ministro Crosetto nel corso del suo intervento alla cerimonia di giuramento
Una città nevralgica per il Paese e per i traffici e la difesa internazionale. Così il ministro Guido Crosetto si è soffermato a parlare di Taranto a margine della cerimonia del giuramento congiunto dei 164 allievi della prima classe del 26° Corso Normali Marescialli della Scuola Sottufficiali e dei 239 allievi del 142° Corso della Scuola Allievi Carabinieri. L’evento, con uno schieramento composto anche da una rappresentanza interforze e un sorvolo di 3 aviogetti della Marina Militare, si è tenuto alla Rotonda del Lungomare alla presenza delle massime autorità civili e militari.
Nel corso della cerimonia il ministro della Difesa ha sottolineato alcuni passaggi rispetto al preoccupante quadro internazionale: «Quello a cui stiamo assistendo è la negazione dei valori e delle regole che il mondo si è dato per vivere in pace. E noi ostinatamente stiamo difendendo, in questi anni difficili, il diritto internazionale e le regole che il mondo si è dato perché non prevalesse il più forte sul più debole». E ancora: «Il giorno in cui pensassimo che non conta più il diritto internazionale ma solo la forza di chi è più armato, noi torneremmo indietro di centinaia di anni. E le nostre nazioni non sarebbero più sicure. Non lo sono anche adesso, ma non è persa totalmente la sicurezza».
Parole commosse e di sincero ringraziamento il ministro ha rivolto ai ragazzi e alle ragazze che hanno prestato giuramento alla Repubblica e ha ricordato il valore della loro scelta al servizio del Paese anche rispetto ai sacrifici familiari che questa scelta comporta. Parole ribadite anche al termine della cerimonia: «Il colpo d’occhio della piazza è stato notevole. È straordinario vedere dei ragazzi di 19-25 anni che decidono di giurare fedeltà al Paese. Ti riempie di orgoglio ma anche di responsabilità. Il mio dramma è che tutti i giorni mi confronto con un mondo che cambia e non in meglio, soprattutto negli ultimi mesi, per cui la loro scelta è una scelta che io guardo con ancora più rispetto perché so che chi si impegna adesso nelle forze armate lo fa con più difficoltà rispetto a come lo si faceva 15 o 20 anni fa e di questo dobbiamo essere tutti consapevoli».
Poi, sempre davanti alla selva di microfoni al termine del giuramento, le parole su Taranto: «Taranto è fondamentale perché la Marina è sempre più importante come dimostra quello che succede nel Mar Rosso e sta succedendo a Hormuz a non solo per la difesa del Paese ma anche per la solidità dell’economia dei traffici marittimi che sono fondamentali per la sopravvivenza dell’Italia. Noi abbiamo un’economia in gran parte basata sui porti e sulla nostra capacità di importare ed esportare, per cui è un compito in più oltre a quello della Difesa che la Marina assolve con grande successo e con grande dignità e Taranto è uno dei punti nevralgici su cui la Marina fonda la sua capacità non solo, come abbiamo visto oggi, di formare le persone ma anche rispetto agli assetti navali». E proprio sulla necessità di dotare la Marina Militare di più uomini e mezzi il ministro è stato chiarissimo: «Piuttosto che più navi servirebbero più persone, perché avere le navi e non avere gli equipaggi serve a poco. La legge Di Paola (sulla riduzione degli strumenti militari, ndr)? Va rivista. Lo penso dal giorno in cui è stata approvata, ma allora eravamo in pochi a dirlo».
Un problema, quello degli investimenti in spese militari, che Crosetto ha affrontato nell’ottica della cooperazione militare europea: «Difesa europea vuole dire difesa di 27 paesi che riescono a cooperare come se fossero una sola nazione. È una cosa che ad esempio la Marina fa da anni, quando una nave italiana si stacca e si associa a una nave francese o a una nave americana e riescono a cooperare come se fossero navi di una sola Marina ed è la stessa cosa che devono imparare a fare, e lo stanno già imparando all’interno della Nato, l’Esercito e l’Aeronautica. Quindi lo schema è quello: alla fine avremo forze armate di diverse nazioni che quando è necessario cooperano come se fossero una nazione sola. È una cosa che si costruisce col tempo, ma la Nato ci ha aiutato a farlo e i nostri rapporti bilaterali ci hanno aiutato già a farlo da molti anni per cui non siamo lontanissimi da una capacità di questo tipo. Cosa manca ed è mancato è l’investimento nella difesa negli ultimi anni perché noi pensavamo in Europa di non avere più bisogno di forze armate. Lo pensavamo noi, la Germania, la Spagna, forse solo la Francia ha continuato a mantenere un investimento adeguato e ora dobbiamo recuperare gli anni persi».
E a proposito di difesa internazionale, il ministro ha fatto riferimento anche al monitoraggio dell’area libanese: «Si tratta di una interlocuzione che da sempre abbiamo con le Nazioni Unite per monitorare costantemente l’evoluzione della sicurezza in un teatro difficile come quello del Libano Noi siamo uno dei principali contributori della missione Unifil, a noi interessa la pacificazione dell’area della linea blu e ci interessa anche constatare e verificare settimana per settimana, giorno per giorno che le condizioni di sicurezza di tutti i militari, non solo quelli italiani ma tutti quelli della missione Unifil siano sempre mantenute».
Prima di andar via una battuta tra i sorrisi sulla bellezza di Taranto, un implicito riferimento a quanto disse anni fa - con strascico di polemiche locali - sul panorama a sfondo industriale non proprio esaltante: «Taranto mi piace da sempre, che poi non sia tutta bella e un pezzettino sia brutto lo dicono i tarantini».
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