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La “scelta di Campo”

E’ il lavoro minimo non il reddito minimo

Giuseppe Conte è venuto a Napoli per fare la sua grande proposta: “Il Reddito di cittadinanza con Legge Regionale”

E’ il lavoro minimo non il reddito minimo

È venuto a Napoli per fare la sua grande proposta: “Il Reddito di cittadinanza con Legge Regionale”

Perché proprio a Napoli? Perché Napoli, secondo lo stereotipo in voga, è la capitale dei senza lavoro e soprattutto è la città con il maggior numero di ex percettori del Reddito di cittadinanza. Se c’era ancora qualche dubbio, la Proposta di “Giuseppi Conte”, dà la misura della sua statura politica, e rende ancora più credibili le parole di Beppe Grillo. che lo bollò come “ un incapac...privo di ogni visione politica”.

Il Personaggio, sconosciuto ai più, è diventato noto come “l’Avvocato degli italiani”, quando si insediò a Palazzo Chigi, su proposta dei due “Dioscuri” della Politica del tempo: “Di Maio e Salvini”.

Dopo aver accettato, non di “Governare” il Paese, ma di “Mediare” fra le contraddizioni dei due Movimenti, arrivati al Potere (I 5 Stelle e La Lega), è uscito indenne dal ciclone che ha travolto i 5 Stelle, dopo: il primo crollo elettorale, le vicende familiari di Grillo, l’uscita di scena di Casaleggio e poi la scissione di Di Maio,quest’ultimo, ormai scomparso dalla scena.

Una volta lasciato solo alla guida di un Movimento allo sbando, ha cercato, di restare a galla, ma non c’è riuscito; e da quel momento si è messo di traverso, ostacolando tutte le soluzioni che lo escludevano da Palazzo Chigi.

Ha messo in crisi il Governo Draghi, aprendo un’autostrada alla Destra di Meloni; ha scelto di schierarsi contro il sostegno all’Ukraina, e sta lavorando per allargare l’orto di casa sua, invece del Campo della Schelein…

Ha accettato di allargare il campo in Sardegna, solo perché la Candidata alla Presidenza era esponente dei 5 Stelle, ma non ha fatto altrettanto in Abruzzo dove il Candidato non era suo, e così, continuerà a fare pur di tenere accesa la fiaccola dei 5 Stelle a cui restano aggrappate tutte le sue speranze di rimanere nel giro di quelli che contano.

Tutto ciò premesso, si deve solo prendere atto che non ci sono le condizioni per una intesa organica di tutta la galassia della sinistra italiana, così come si è venuta formando in quest’ultimo decennio, e si metta mano alla costruzione di una grande forza politica, capace di riportare al voto, la stragrande maggioranza degli elettori italiani. Lavorare per ritrovare il consenso degli elettori, non quello dei gruppi dirigenti degli attuali 50 Partiti e Partitini elencati nel Registro nazionale dei partiti politici (L.21 febbraio 2014, n. 13).

Circa la proposta, che è venuto ad illustrare a Napoli, ci sono solo due considerazioni da fare.

La prima: non si comprende la ragione, per la quale, quello che non è riuscito a fare il reddito nazionale di cittadinanza, possa farlo invece il mini reddito regionale, nella Regione più “scassata” del Paese.

La seconda: approvare contemporaneamente la Proposta di Legge sull’Autonomia Differenziata (già passata al Senato), ed il Reddito di cittadinanza a Livello regionale, significa offrire su di un piatto d’argento, il vero motivo per il quale la proposta leghista è stata avanzata, e cioè, evitare che il Nord produttivo lavori, ed il Sud assistito, viva di rendita alle sue spalle.

Sempre restando nel merito della Proposta, cogliamo l’occasione per dire, a chi oggi, si occupa del PSI, che sul tema del Reddito di cittadinanza e su quello del Salario minimo, il PSI di un tempo, formulò, già allora, una sorta di Piano del Lavoro a cui misero mano i Ministri del Lavoro de Michelis e Formica. Solo chi non si è mai occupato della materia poteva avventurarsi su questo terreno senza alcuna esperienza e competenza, provocando disastri di cui ancor oggi si pagano le conseguenze.

Invece del Reddito di cittadinanza furono varati provvedimenti sperimentali come quelli dei Lavori Socialmente Utili, ed al posto della miriade dei bonus formativi di oggi, proposero ed attuarono i Contratti di Formazione Lavoro per i neoassunti, che diedero interessanti risultati sia per le imprese che per le persone in cerca di lavoro. In sintesi, tutti i provvedimenti in materia, si ispirarono non al Principio del reddito minimo garantito ma a quello del Lavoro minimo Garantito. Una scelta di campo, a cui potevano ispirarsi tutte le forze progressiste del Paese, con il risultato di allargare il campo, non sommando le aspirazioni dei Partiti ma quelle degli elettori. A questo patrimonio di idee, progetti e riforme sperimentali, elaborate in passato nessuno si è finora richiamato, né le forze della maggioranza di Governo, né le forze di opposizione. La maggioranza preferisce governare la quotidianità ed invoca il consenso degli elettori per non aver sfasciato gli equilibri preesistenti; mentre l’opposizione priva di ogni progetto alternativo si contenta di sopravvivere in attesa di tempi migliori, che non si sa bene come e quando dovrebbero arrivare...

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