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Commercio

Chi resiste e chi si arrende alla crisi

Dalla protesta alla proposta

Via D'Aquino deserta

Via D'Aquino durante il periodo della pandemia. Strada deserta e negozi chiusi (foto d'archivio)

Dalla perdita del potere d’acquisto delle famiglie tarantine, al dilagare degli acquisti online, passando per l’assenza di appeal rispetto ai centri commerciali.

Sono solo alcune delle criticità che, nel corso dell’ultimo decennio, hanno dilaniato il commercio di vicinato. Il saldo continua ad essere da profondo rosso: c'è chi resiste e chi, invece, è stato costretto a gettare definitivamente la spugna.

La pesante congiuntura economica, unita alle incertezze legate alle grandi vertenze occupazionali, stanno mettendo a dura prova anche negozi e botteghe storiche del Borgo e di via Liguria. Un tempo era in quelle strade che si consumava il rito dello “struscio”.

Secondo Francesca Intermite, presidente di CasaImpresa, per analizzare il problema «bisogna partire dalla perdita del potere d'acquisto. Una circostanza che si riflette su alcuni comportamenti che danneggiano il commercio di vicinato. Comperando online, ad esempio, si ha un risparmio sostanziale ma è anche possibile accedere ad una vetrina molto più ampia di prodotti. Purtroppo si ricorre sempre più all’online addirittura per acquistare alimenti. Ecco - osserva Intermite - in linea generale credo che la perdita del potere di acquisto stia incentivando il commercio online. Ci sarebbe bisogno di una regolamentazione incisiva degli strumenti che distolgono l’attenzione dal commercio di vicinato. Ovviamente, a questi si aggiungono i problemi legati al decoro urbano ed alla vivibilità che stanno incentivando l’utenza a spostarsi verso i centri commerciali».

Francesca Intermite, presidente CasaImpresa

«Non va dimenticato che si arriva al Borgo e in via Liguria e non si riesce a trovare parcheggio. Anche per questo - osserva la presidente di CasaImpresa - si è indotti ad andare nei centri commerciali dove c’è il parcheggio, si può fare una passeggiata (al coperto, quindi anche col maltempo) magari assistendo a qualche evento».

Le proposte per uscire dal guado non mancano.

«La richiesta che abbiamo fatto al Comune, attraverso una serie di incontri con la commissione Attività Produttive e l’assessore al ramo, è quella di porre mano al bilancio per destinare un capitolo di spesa alle attività del commercio attraverso il Duc (Distretto Urbano del Commercio, ndr). È necessario pensare ad iniziative, sia per l’arredo che per le attività commerciali, capaci di rendere attrattive Borgo e via Liguria. La finalizzazione di questo percorso è in via di discussione con l’assessore e vicesindaco Gianni Azzaro».

E, in merito alla sentenza del Tar di Lecce che potrebbe aprire a nuovi scenari nell’area del Comparto 32 «noi non siamo in assoluto contrari alle medie strutture. Anni fa, ricordo che l’insediamento di Coin, in via Di Palma, consentì di sviluppare una serie di attività di pregio. Diverse piccole botteghe trassero vantaggio dall’insediamento di quella media struttura. Ma prima di passare ad un ulteriore ampliamento degli insediamenti, si potrebbero recuperare alcune aree degradate della città capaci di riportare centralità al commercio di vicinato. Spero in una migliore collaborazione con il Comune così come fatto finora per la costruzione di alcuni percorsi. Bisogna avviare iniziative che guardino alla detassazione dei nuovi investimenti, ad esempio per quelle attività che sono in strade abbandonate a loro stesse. Penso ad esempio a porzioni di via Mazzini e via Cavallotti. Con l’amministrazione comunale abbiamo avviato e portato a compimento il percorso utile a fissare un tetto inferiore agli interessi applicati sulle insolvenze, alla luce del periodo di crisi attraversato dai commercianti. In quel caso, dall’iniziale 7% siamo riusciti a spuntare il 5%. Questo dimostra che i modi per aiutare le imprese ci sono, basta solo volerlo».

Per Fabio Paolillo, segretario provinciale di Confartigianato Taranto, il peccato originale è il primo sì ad un centro commerciale a Taranto.

«I problemi dell’economia di vicinato partono da lontano, per la precisione dall’insediamento del primo centro commerciale. La premessa di commercianti e artigiani era “accettiamo a condizione che siano trovate soluzioni per pareggiare i conti”. Ci sarebbe stato un “riequilibrio”: si espande da una parte ma si fa un restyling nell’area commerciale del Borgo. C’erano problemi legati alla viabilità ed i parcheggi. Ci fu assicurato che sarebbero stati risolti, ma nulla. Chi decideva a Taranto scelse di abbandonare l’economia di vicinato in favore della grande distribuzione. I problemi di parcheggio, neanche a dirlo, sono rimasti. Con il passare degli anni, anche se non c’era ancora l’e-commerce, abbiamo comunque avuto un confronto assolutamente impari con le due grandi realtà commerciali. Le strade si sono svuotate e il negoziante si è impoverito. Sono mancate attrazioni ed eventi in pianta stabile per invogliare la gente a preferire le aree commerciali a cielo aperto».

Fabio Paolillo, segretario provinciale Confartigianato Taranto

«C'è anche da dire che oggi, “l’imprenditore della strada” non ha più la capacità economica per rendere attrattivo il proprio locale. Il commerciante o l’artigiano tarantino, già operante, non ce la fa a ristrutturare. Da chi ci rappresenta ci si aspettava la traduzione dei programmi elettorali in fatti. Purtroppo, fatti ancora non ne abbiamo visti. Questa amministrazione ha programmato a lunga scadenza: Brt, front office, pedonalizzazioni. Chissà se riusciremo a vedere questi progetti. Sono mancate, invece, soluzioni a breve termine. Per mitigare la problematica parcheggi, ad esempio, si potevano realizzare silos o garantire, grazie ad accordi ad hoc, l’apertura di aree demaniali o della Marina non soltanto durante il periodo delle festività. Servono scelte coraggiose - prosegue il segretario provinciale di Confartigianato - bisogna tirare fuori le risorse per incentivare i proprietari dei locali sfitti a metterli sul mercato, detassando, calmierando gli importi dei contratti di locazione magari con una compartecipazione dell’amministrazione comunale».

E sui parcheggi: «Le strisce blu arrivano fino in via Leonida, forse si pensava di aiutare i commercianti ma sono occupate dai residenti e da chi lavora al Borgo. In via Liguria si è pensato di togliere stalli ai residenti per metterli a disposizione del commercio. Ecco, credo che bisognerebbe farlo anche altrove. Servono soluzioni immediate. Servono eventi ed attrazioni programmate per tutto l’anno, soprattutto nei mesi più “freddi” per il commercio. Bisogna invogliare la gente a venire al Borgo e in via Liguria. Ma quando si deve parlare di investimenti per l’economia di vicinato si rinvia sempre. Nella bozza del Piano strategico del commercio, ad esempio, non c’è nulla per quanto riguarda gli investimenti ma solo un’indicazione per chi apre. Per loro c'è un esonero dalla contribuzione per i primi tre anni. Ben venga, ma ancora una volta si sta annunciando qualcosa che si farà in un altro momento. Nel bilancio preventivo cosa è stato messo per l’economia di vicinato? - s'interroga Paolillo - Un investitore guarda soprattutto a questo, se ci sono incentivi apre, altrimenti va altrove. In questo momento servono i soldi pubblici. Fare degli investimenti (non a pioggia, sia chiaro) ma bisogna cercare di salvare chi resiste. Si potrebbero programmare dei bandi per la riqualificazione dell’attività, magari con un contributo del Comune. Ma già aiutare i commercianti e gli artigiani a presentarsi meglio aggiustando e ripulendo le strade, sarebbe un buon inizio».

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