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Il convegno in Regione

Bullismo nelle scuole, l'emergenza nascosta

Le parole della procuratrice del Tribunale dei Minorenni Pina Montanaro

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«In tutti gli incontri fatti nelle scuole, apparentemente tranquille, sono emersi sempre episodi di bullismo, spesso già noti ma non presi in considerazione e nemmeno denunciati». Parole che lasciano il segno, quelle pronunciate dalla procuratrice del Tribunale dei minorenni di Taranto Pina Montanaro, in un’appassionata e approfondita relazione sulle caratteristiche del bullismo nel corso della “due giorni” organizzata dalla Commissione regionale di studio e d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia.  Un seminario dal titolo “Stop alla violenza”, nell’Aula del Consiglio regionale con la partecipazione di alcune scuole secondarie superiori del territorio pugliese.

La sede del Consiglio regionale

La prima giornata, introdotta e moderata dal segretario generale Domenica Gattulli, si è aperta e conclusa con due messaggi apparentemente semplici: occorre cogliere i segnali e denunciare. A raccogliere questi messaggi un centinaio di ragazzi dell’Istituto tecnico tecnologico Pitagora-Panetti di Bari e del liceo scientifico Battaglini di Taranto. L’evento, che mira a promuovere un’azione sistemica e sinergica per combattere fenomeni quali bullismo, cyberbullismo e sexting, è organizzato durante la presidenza del consigliere Renato Perrini, con il coordinamento progettuale della dirigente Anna Rita Del Giudice e il supporto della Segreteria generale del Consiglio, in occasione della giornata mondiale contro il bullismo. «Bullismo e cyberbulismo» ha spiegato ancora la procuratrice Montanaro, «vuol dire ingiurie, molestie, prevaricazioni, comportamenti aggressivi posti in essere in maniera reiterata, atti a creare disagio, tra soggetti in condizione di sproporzione. Il bersaglio è ritenuto più debole perché diverso». Quindi l’invito ai ragazzi a sviluppare la capacità di empatia, a immedesimarsi nell’altro, e ai docenti a educare all’affettività, come formatori in senso pieno. Quell’empatia richiamata anche dalla già vicepresidente della Commissione Debora Ciliento. «Gli studi portati avanti dalla Commissione» le parole introduttive di Perrini, «hanno indotto a riflettere sulla necessità di rispondere ai disagi e alle condotte a rischio dei giovani con modalità di intervento non tradizionali. Non bastano più semplici esortazioni etiche, occorre mettere in atto interventi educativi concreti. Troppo spesso si afferma che la scuola ha perso la sua capacità educativa e io raccolgo queste istanze tra la gente, nelle scuole. Bisogna fare un passo avanti e privilegiare una nuova direzione in cui tutte le istituzioni collaborino fra loro, integrando la scuola nelle relazioni istituzionali».

A richiamare alla necessità di un patto tra famiglie, scuole, istituti educativi, comprese le società sportive e le istituzioni anche la presidente del Consiglio regionale Loredana Capone, in un intervento da remoto.  «Purtroppo negli ultimi anni anche i social e tutte le app di comunicazione sono diventati veicoli di violenza. Bisogna intercettare immediatamente i campanelli di allarme prima che la situazione diventi più grave. La nostra legge sullo psicologo di base potrà dare un grande contributo alle famiglie che potranno rivolgersi ad un esperto per chiedere aiuto ed affrontare insieme il problema».

La segretaria Gattulli ha parlato di violenza, ma non solo quella conosciuta perché agita, ma «quella più dolorosa delle parole, della non inclusione, che fa sentire non accettati, diversi». Tema poi approfondito dal Garante regionale per le persone con disabilità, Antonio Giampietro. «Ho sperimentato sulla mia pelle la violenza anche involontaria, degli sguardi, dei silenzi, della vittimizzazione», ha detto Giampietro, «È giusto dire stop alla violenza, perché significa dire no ai pregiudizi, alla prevaricazione, all’uso delle parole per etichettare la diversità. Le parole uccidono dentro».

Il Garante regionale dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà Pietro Rossi, partendo da un osservatorio particolare, ha invitato i giovani studenti ad andare oltre la «comfort zone del giudizio e della condanna perché occorre valutare il contesto, non per giustificare ma per prevenire, aiutare a non commettere volenza e imparare a segnalare». Infine la psicologa clinica e scolastica Francesca Bertolotti ha tratteggiato i risultati di alcuni studi sui fenomeni del bullismo e del sexting, richiamando l’attenzione su azioni banali della vita quotidiana, come fare uno screenshot o inoltrare un messaggio whatsapp: «Gli episodi più frequenti di cyberbulismo accadono nelle chat di compagni di classe, spesso anche in quelle dei genitori. Per questo non si possono lasciare sole le scuole».

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