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E’ caduta la maschera di Mittal
11 Gennaio 2024 - 09:48
Se c’è una vertenza simbolo del nostro Paese è quella dell’ex Ilva. Rappresenta da un lato l’assenza di politica industriale e di visione di tutti i Governi che si sono avvicendati negli ultimi anni, l’agonia di interi territori che chiedono rispetto, ma rappresenta anche la forza dei lavoratori che, nonostante tutto, non hanno ancora smesso di lottare.
Quello che si è verificato oggi era già scritto. La multinazionale aveva deciso da tempo di non investire sul futuro dell’ex Ilva e da molti anni, come sindacato, denunciamo il dramma vissuto da migliaia di lavoratori e intere comunità. Adesso ci aspettiamo dal Governo una assunzione di responsabilità adeguata alla gravità della situazione.
All’incontro di giovedì prossimo, pur comprendendo le difficoltà che il Governo si è trovato ad affrontare, si dovranno compiere delle scelte che non abbiano ricadute su nessun lavoratore, sui territori e sul tessuto industriale. Il Governo può fare tutte le verifiche legali del caso, ma deve immediatamente assumere il controllo dell’azienda e destinarvi le risorse necessarie per evitare danni irreparabili.
Noi non abbiamo mollato un solo istante. A testimoniare il nostro impegno ci sono le lettere inviate a chiunque giochi un ruolo in questa vicenda, finanche al Presidente della Repubblica; ci sono ancora le decine di scioperi e manifestazioni messe in campo, le autoconvocazioni a Palazzo Chigi, le conferenze stampa. In ultimo quella che si è tenuta proprio a Piazza Colonna lo scorso 11 dicembre con i Segretari generali delle sigle metalmeccaniche e che ci ha permesso di incontrare poi i Ministri competenti per ben due volte, senza purtroppo ricevere risposte chiare e definitive.
Oggi è caduta la maschera di Mittal: ci sono voluti quattro anni segnati da record negativo della produzione, migliaia di lavoratori in cassa integrazione, incertezze sulla retribuzione per i lavoratori dell’appalto, usati come scudo per minacciare l’ipotesi di amministrazione straordinaria; inoltre, manca il completamento dell’ambientalizzazione e ci sono problemi di sicurezza a causa dell’assenza di manutenzione.
Ce l’abbiamo messa tutta, in questi mesi, per dare voce ancora una volta alla protesta e all’indignazione dei lavoratori che meritano di conoscere le intenzioni del Governo per salvaguardare i posti di lavoro, l’ambiente e la produzione.
Auspichiamo che da questa situazione drammatica possa nascere una soluzione che veda tutte la parti impegnate, con una condivisione di intenti, per salvare 20mila posti di lavoro e un pezzo importantissimo della siderurgia italiana. Non si può continuare a prendere tempo. La soluzione serve adesso, non tra dieci anni.
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