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Il Festival
15 Novembre 2023 - 06:00
Il presidente Mattarella all'inaugurazione del Festival della Cultura Paralimpica
Luca Pancalli ha un sogno: riunificare il Coni e il Comitato Paralimpico. Un totale abbattimento delle barriere della diversità. Il gran lavoro del presidente del Comitato Paralimpico sembra destinato a raggiungere questo obiettivo. «La prospettiva è questa», ha sentenziato il ministro Andrea Abodi prima che cominciasse la bella cerimonia inaugurale del Festival della Cultura paralimpica. Ma intanto, Pancalli e il Comitato e tutti i giovani atleti paralimpici un risultato, un grandissimo risultato, lo stanno già conseguendo. Un risultato riconosciuto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha voluto nobilitare la manifestazione inaugurata in Arsenale e che si protrarrà fino al 17 novembre con eventi sia nello stabilimento della Marina Militare che in Piazza della Vittoria.
«Il Comitato Paralimpico - ha affermato il Presidente - sta spingendo l’Italia verso un percorso di civiltà». Non era previsto l’intervento di Mattarella; invece il Presidente è salito sul palco e ha preso la parola proprio dopo Pancalli suggellando con le sue parole il significato sociale di questo evento che va ben oltre l’aspetto sportivo.
«Ogni barriera che si abbatte - ha detto Mattarella - è un successo per tutta la società e il Comitato è riuscito a far abbattere molte barriere. Grazie a questo lavoro tante persone hanno potuto esprimersi e realizzarsi facendo emergere il proprio talento rimuovendo gli ostacoli che comprimevano questi talenti». Ecco allora che lo sport diventa un faro per l’evoluzione civile della società: «Ci sono tanti altri talenti inespressi perché non viene offerta loro la possibilità di farlo. Superare questi ostacoli è una sfida importante che riguarda l’intera società e lo sport ha un ruolo fondamentale in questo».
Poi il racconto di una esperienza vissuta proprio nei giorni scorsi a Napoli: «All’Università Federico II ho incontrato e ascoltato una ragazza afghana che studiava medicina a Kabul: è stata costretta ad abbandonare gli studi ma ora sta per laurearsi in Italia, una testimonianza del legame inscindibile tra sport e libertà».
«I successi - ha concluso il presidente - sono sollecitazioni a tanti altri giovani a impegnarsi nello sport paralimpico e a dimostrare a tutti, anche agli stessi familiari, che ci si può realizzare. Il Paese ne ha bisogno anche negli altri settori della vita sociale, a partire del lavoro. Quello che fate è a beneficio dell’Italia, andate avanti!».
Iacopo Volpi intervista Dong Dong Camanni
Se il Presidente ha chiuso la cerimonia inaugurale del Festival, ad aprire la manifestazione sono state le storie. Cinque toccanti storie che hanno dato senso e concretezza alla possibilità di superare gli ostacoli e dissolvere le difficoltà della diversità. Cinque storie di vita e di sport paralimpico che i protagonisti hanno raccontato incoraggiati da Iacopo Volpi, direttore di Rai Sport, che ha condotto l’evento dal palco allestito nella Sala a Tracciare dell’Arsenale. Storie raccontate davanti ad un pubblico di centinaia di studenti. Dapprima l’esperienza di Alessandra Campedelli, mamma di un ragazzo sordo e allenatrice della nazionale di pallavolo femminile di atlete sorde: «Mi sono avvicinata a loro senza pietismo e senza conoscere la lingua dei segni». Per superare la distanza l’importante è stato avere un approccio senza pregiudizi. Stesso requisito utilizzato quando Alessandra ha poi allenato la nazionale iraniana di pallavolo. Anche in questo caso, una grande esperienza di vita: «In quel caso sono stata io a sentirmi diversa. Non è stato semplice dal punto di vista etico perché dovevo relazionarmi con ragazze non abituate ad esprimere liberamente il proprio pensiero».
Poi è stata la volta di due campionesse afghane di taekwondo: Zakia Khudadadi e Mahdia Sharifi, costrette a lasciare il proprio Paese schiacciato da mentalità maschilista e da discriminazioni di genere. «La libertà - hanno detto - è il diritto di scegliere il proprio percorso di vita, esprimere le proprie opinioni e seguire il proprio sistema di valori». Il loro desiderio: «Quando tornerà la pace nel nostro Paese, vorremmo tornare per risvegliare tutte le donne che non hanno idea di cosa ci sia nel mondo».
Il fenomeno del basket in carrozzina porta il nome di Joseph Joel Boganelli: «A scuola mi sentivo diverso, poi mio padre mi portò a vedere una partita di tennis in carrozzina e da allora la mia vita è cambiata».
Studia ingegneria elettronica, suona il pianoforte ed è un campione di judo: Dong Dong Camanni, ragazzo cinese adottato da una famiglia italiana. Un tumore aggressivo gli ha strappato la vista. Ma lui è un esempio vivente di voglia di esprimere i propri talenti: «Mi piace riempire la vita di esperienze, perché questo ti apre gli orizzonti. Ognuno deve trovare le proprie modalità per raggiungere e superare i traguardi».
Luca Pancalli, presidente del Comitato Paralimpico
Quante belle storie, quanti bellissimi esempi è riuscito a mettere insieme Luca Pancalli: «La nostra missione è quella di contaminare e contagiare la società civile. Occorre investire nelle politiche pubbliche del Paese, perché non si tratta di costi ma di investimenti. Con queste esperienze dimostriamo il valore educativo e di integrazione dello sport. Questa è l’Italia che ci piace raccontare e i giovani devono comprendere quanto sia bella la ricchezza della diversità».
Resta il problema dell’integrazione nel mondo del lavoro: «I corpi dello Stato (era presente il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Cavo Dragone, ndr) hanno aperto le porte agli atleti paralimpici: questo significa dare una indicazione al Paese dove il 70% dei disabili non lavora».
Infine, le parole su Taranto: «Questa città è una porta aperta sul Mediterraneo, un mare che dovrebbe essere simbolo di dialogo. Taranto è come i nostri atleti: non nasconde la voglia di riscatto e di rinascita».
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