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LA POLEMICA
14 Novembre 2023 - 06:19
«Impossibile ricucire. La riconciliazione con la Curia di Potenza e, soprattutto con Ligorio, è impraticabile. Solo l’intervento del Santo Padre potrà aprire uno spiraglio di ragionevolezza per trovare una via d’uscita. Noi parleremo solo con i livelli più alti del Vaticano per chiudere questa storia. Non riconosciamo nessun ruolo alla Chiesa di Potenza».
La stroncatura netta, inequivocabile, arriva da Gildo Claps, fratello di Elisa, la ragazza uccisa nella Chiesa della Trinità di Potenza da Danilo Restivo e lasciata lì, nel sottotetto, per diciassette lunghissimi anni. A riaccendere i riflettori sul caso Claps ha contribuito la fiction andata in onda nelle scorse settimane su Rai Uno.
Gildo ed Elisa Claps
Poi la clamorosa manifestazione del 5 novembre davanti alla Trinità, con la folla che ha urlato anche la parola «assassini» all’indirizzo della Chiesa. Ora, una intervista rilasciata al Corriere della Sera da monsignor Ligorio, vescovo di Potenza, ha infiammato la famiglia Claps, la cui risposta, sempre sul Corriere, non si è fatta attendere per voce dello stesso Gildo.
E così nella tempesta del caso Claps è finito, suo malgrado, proprio Monsignor Ligorio, il sacerdote grottagliese che nella sua Grottaglie ha lasciato un ottimo ricordo come parroco prima della Chiesa del Carmine, poi della Madonna delle Grazie. Un sacerdote stimato anche da chi non è particolarmente vicino al mondo cattolico. E tracce positive ne ha lasciate anche a Martina Franca, dove in anni più lontani è stato vice parroco della Santa Famiglia. Un lungo percorso, il suo, che nel 2015 lo ha portato ad essere nominato arcivescovo metropolita di Potenza-Muro Lucano.Marsico Nuovo.
Monsignor Salvatore Ligorio, 75 anni, di Grottaglie, dal 2015 è arcivescovo di Potenza
A lui, dunque, il compito molto complicato di ricucire lo strappo con la famiglia Claps e con tutta quella parte della città di Potenza che continua a vedere nella Chiesa potentina quell’atteggiamento ritenuto omertoso e mistificatorio che non avrebbe permesso di fare luce e consegnare la verità sull’uccisione di Elisa e su quel martoriato cadavere abbandonato nel sottotetto della Trinità per tanti anni.
Nella intervista al Corriere monsignor Ligorio ha difeso a spada tratta don Mimi Sabia, il parroco della Trinità sul cui comportamento molte ombre si sono addensate in questi anni. Ha quindi annunciato un dossier per fare chiarezza.
«Per aiutare la gente a capire», ha detto Ligorio nell’intervista. «All’interno - ha annunciato - ci saranno sentenze, documenti, allegati, per fare chiarezza sulle polemiche, dicerie e false notizie che si sono susseguite in questi anni».
È stata la prima volta dopo tredici anni di silenzi che la Chiesa di Potenza ha deciso di parlare. L’auspicio è che davvero il dossier faccia luce e chiarezza perché, purtroppo per monsignor Ligorio, che ha ereditato questa spinosa vicenda, anche questa volta la Chiesa ha dato la sensazione di essere arroccata sulla difensiva.
Neanche questa volta è riuscita ad esprimere un sentimento di accoglienza del dolore e la comprensibile rabbia di una famiglia alla quale è stata strappata una creatura di sedici anni ritrovata morta in chiesa dopo diciassette anni.
Difficile a chi ha subito un dolore così atroce far accettare che in quella chiesa nessuno sapesse nulla e si fosse accorto di nulla. Una verità poco credibile anche per chi quel dolore non l’ha vissuto.
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