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Teatro

Gli Spartani in viaggio verso Sparta

La produzione voluta da Massimo Cimaglia vola in Grecia. La positiva esperienza del Taras Teatro Festival

Gli Spartani (una foto di scena)

Gli Spartani (una foto di scena)

Gli Spartani sono in viaggio verso Sparta. Un ritorno alla madrepatria. No, non è uno scherzo della storia. È proprio una storia. Quella di un lavoro teatrale prodotto quasi in casa e che per il suo valore artistico è ora in esportazione. Parliamo de “Gli spartani”, la rappresentazione su testo di Barbara Gizzi per la regìa di Daniele Salvo, che ha in Massimo Cimaglia l’ispiratore, oltre che fra i protagonisti sul palcoscenico. Un lavoro che a Taranto abbiamo potuto ammirare a settembre nella corte del Museo Diocesano, grazie al Taras Teatro Festival, un piccolo miracolo costruito da Terra Magica, il crogiuolo creativo col quale Cimaglia e Gizzi hanno avuto il merito di riportare il teatro greco nella contemporaneità. E in queste ore Cimaglia è proprio a Sparta, quella terra d’origine che ha voluto questa produzione “filiale” tarantina per metterla in programma la prossima estate. In questi giorni saranno definiti gli aspetti organizzativi. Coraggio premiato per Cimaglia e Terra Magica. E di coraggio ce n’è voluto davvero.

Diciamo la verità: alla vigilia della rappresentazione al MuDi, a leggere la locandina con i nomi di Massimo Cimaglia, Barbara Gizzi (sua consorte) e Valeria Cimaglia (sua figlia) si poteva correre il rischio di restare imprigionati nella solita produzione casereccia intrisa di quel provincialismo di cui spesso sono pregne le iniziative culturali, o presunte tali, a queste latitudini.  È bastato invece assistere dal vivo all’opera per essere liberati da ogni ansia di questo tipo: qualità e professionalità ineccepibili, persino sorprendente. Attori, regìa, costumi, scenografia: tutto di eccellente livello. Le avvisaglie, a dire il vero, si erano già avute un paio di anni fa, quando Cimaglia e la sua Terra Magica hanno cominciato a seminare il loro lavoro. Con le esercitazioni in collaborazione col Crest, ad esempio: il coro greco al MArTA con allievi provenienti finanche da Friuli e Toscana. La produzione de “Gli Spartani” non è stata da poco: circa settantamila euro, dei quali sessantamila ricevuti grazie ad un bando ministeriale. Poi il Comune di Taranto ci ha messo del suo: poco più di diecimila euro per l’intero Taras Teatro Festival: tre spettacoli, laboratori gratuiti per ragazzi, incontri aperti al pubblico. Un festival autentico, con un suo senso profondo, che ha ricordato gli anni lontani del Magna Grecia Festival nel quale proprio un giovanissimo Cimaglia ebbe l’occasione di misurarsi accanto ad un maestro del teatro come Paolo Ferrari.

Questa esperienza dimostra alcune cose e spazza via alcuni luoghi comuni. Innanzitutto: anche qui si possono produrre lavori originali di altissima qualità che abbiano un legame storico e culturale col territorio. Basta avere coraggio e visione. Terra Magica li ha avuti entrambi, sfidando anche la tendenza attuale del teatro che, proprio per questione di costi, preferisce cast ridotti all’osso. Per “Gli Spartani” hanno lavorato oltre venti persone fra attori e tecnici. 

In secondo luogo: questo è un modo per esportare una Taranto culturale lontana sia dalle plumbee stimmate talvolta autoinflitte per antropologica propensione al vittimismo, sia da quella Taranto da cartolina tutta tramonti rosso fuoco e mare cristallino che poi, però, non è in grado di proporre servizi altrettanto patinati.

Terzo: anche con questi lavori si portano in città forestieri che, immancabilmente, restano sorpresi dallo scoprire una città che può offrire angoli di storia e suggestioni ben diversi da quell’impronta mortifera che ci accompagna da più di un decennio.

Certo, siamo lontani anni luce dalle migliaia di spettatori che fa il Teatro Greco di Siracusa (da maggio a luglio 2022 venduti oltre 140mila biglietti) con le sue tragedie nutrite da cospicui fondi pubblici e da sbigliettamento a prezzi tutt’altro che di favore. Ma l’esperienza del Taras Teatro Festival è un seme fertile dal quale si può lasciar fiorire un progetto di respiro ancora più ampio. Servono però le istituzioni e servirebbero anche i privati, solitamente pigri, da queste parti, nell’investire in cultura dimenticando che affiancarsi a eventi di qualità corrisponde ad emancipare immagine e ruolo sociale del proprio brand. E, non ultimo per importanza, servirebbero spazi adeguati. Sviluppare politiche culturali è anche questo. Perché è anche con queste iniziative che si aiuta la città a evolversi culturalmente. Visioni contemporanee, come appunto richiama lo stesso Taras Teatro Festival.

Intanto, agli Spartani, buon viaggio verso Sparta.

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