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Il commento

I Giochi 2026 sul filo del rasoio

Lo scontro che rischia di penalizzare Taranto

Il progetto del nuovo stadio Iacovone

Il progetto del nuovo stadio Iacovone

L’intesa sul Comitato Organizzatore non è stata raggiunta. Comune, Regione, Coni e Governo ci riproveranno domani 20 ottobre. Se ci dovesse essere di nuovo fumata nera, allora sui Giochi di Taranto rischia davvero di calare il sipario. Nella serata di ieri, a dire il vero, i ministri Fitto e Abodi hanno voluto rassicurare tutti confermando «l’impegno del governo a garantire il regolare svolgimento dei Giochi del Mediterraneo» e addirittura si sono impegnati anche a stanziare «eventuali ulteriori somme» e ad approvare entro il 30 ottobre il masterplan, ottemperando quindi all’ultimatum arrivato nei giorni scorsi dal presidente del Comitato Internazionale dei Giochi, Davide Tizzano. Naturalmente, il nodo da sciogliere resta quello del Comitato Organizzatore. Il Governo pretende più peso, sottraendolo di fatto a Comune e Regione a cui vengono imputati i ritardi fin qui accumulati. E questo è il nodo da sciogliere. Se domani non si uscirà da questa impasse, nonostante le rassicurazioni, allora quella che Taranto possa dire addio ai Giochi diventerà molto più di una semplice ipotesi.

Si gioca quindi sul filo del rasoio e sulle aspirazioni di una città che guardava a questa manifestazione come la vetrina nella quale far brillare la propria immagine, resa opaca da lunghi anni di difficoltà, amarezze e contraddizioni.

Ma come si è arrivati a questa situazione? Sono trascorsi ormai quattro anni quattro dal quel 24 agosto 2019 quando, a Patrasso, i Giochi del 2026 furono assegnati a Taranto. Da allora un profluvio di rendering per progetti da far luccicare gli occhi: dall’avveniristico centro nautico alla Stazione Torpediniere fino allo strabiliante stadio del nuoto con la piscina olimpionica a filo d’acqua sul Mar Grande. In mezzo, il progetto del nuovo stadio di calcio: il campo dove si è consumato lo scontro più duro in questi mesi. In verità un vero e proprio piano edificatorio che avrebbe dovuto comprendere piastra commerciale, grattacielo-hotel, centro benessere, eccetera. Uno stravolgimento urbanistico della Salinella proprio mentre è in corso la preparazione di quello che un tempo si chiamava piano regolatore. Verrebbe da dire: alla faccia del nuovo piano urbanistico al quale sta lavorando l’esimio professor Karrer. In quel mega progetto, lo stadio – quasi dimezzato nella capienza rispetto all’attuale - appariva più come una appendice che come il soggetto protagonista.

Trascorsi quattro anni da quel 24 agosto 2019 con risultati poco tangibili, è arrivato il commissariamento. E alla prova dei fatti, di tutto quel fiorire di rendering non è risultato esserci alcun progetto pronto per essere appaltato. 

Ora, se dal vertice di domani non sarà tracciata una inequivocabile inversione di tendenza, si rischierebbe il clamoroso capitombolo. Sarebbe una delle più imbarazzanti figure della storia mondiale dello sport. Politicamente, però, ci rimetterebbero tutti: il Comune e la Regione per l’inconcludente percorso fin qui seguito. In particolare il Comune per l’enfasi tronfia con la quale ha propagandato manifestazione e rendering e per essersi intestardito sul quel progetto-stadio che, a conti fatti, sarebbe stato ultimato - salvo ulteriori intoppi - a Giochi conclusi. Ma non di meno le responsabilità cadrebbero anche sul Governo, perché comunque, nell'ipotesi di clamoroso fallimento, non sarebbe riuscito a venire a capo della situazione.

Non sfuggono tuttavia in questa vicenda, certe antiche ostilità politico-personali che ora si stanno scaricando sull’organizzazione dei Giochi. E i segnali di insofferenza che cominciano ad arrivare da pezzi del centrodestra sono molto significativi. 

Raffaele Fitto, Michele Emiliano e Rinaldo Melucci hanno ancora 24 ore di tempo per mettersi d’accordo e individuare la soluzione migliore per non far morire i Giochi di Taranto. Una intera comunità non può pagare il prezzo di inettitudini, malcelati interessi e ruggini personali che si stanno consumando sulla testa della città e di tutti gli altri territori coinvolti nella manifestazione. La polemica di queste ore di Emiliano contro Fitto, purtroppo non lascia presagire nulla di buono.

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