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La crisi dell'ex Ilva

«Il commissariamento non sia il pretesto per un accordo a tutti i costi con Mittal»

La chiave di lettura di Ugl. I sindacati preparano le nuove iniziative

Le voci sul nuovo commissariamento del Siderurgico? Dopo la netta smentita di Acciaierie d’Italia, il sindacato Ugl fornisce la propria chiave di lettura. «Negli scorsi giorni le notizie apparse sui media circa un ipotetico commissariamento di Acciaierie d’Italia ci è apparso “fantasioso” seppur ipotizzabile, considerando la totale incapacità di trovare il bandolo della matassa, in questa annosa vertenza e nonostante la presenza nel CdA del socio pubblico Invitalia» dice Alessandro Dipino, segretario provinciale della Ugl Metalmeccanici di Taranto. «Se ciò dovesse accadere» continua Dipino, «la politica e le istituzioni dovranno assumersi la responsabilità di un collasso economico-finanziario e sociale, peggiore di quanto accaduto nel 2012, con la paralisi delle fabbriche di Taranto, Novi Ligure e Genova, nonché il fallimento di tutto il sistema dell’indotto di AdI. Non è plausibile ipotizzare il commissariamento di una società nella quale venga decretato il fallimento del socio pubblico rappresentato dallo Stato né vorremmo che l’ombra dello stesso sia solo un pretesto per far passare ancora una volta l’accordo con Mittal come il miglior accordo possibile, edulcorando una pillola amara ed obbligandoci a dover scegliere quello che sia il male minore fra le due soluzioni. Il nostro appello è da sempre quello di traghettare l’azienda ad un cambio di Governance, senza se e senza ma, salvaguardando l’ambiente, la salute e la sicurezza di lavoratori e cittadini». conclude Dipino.

Franco Rizzo, dell’esecutivo confederale Usb, dice «no al ricorso in Amministrazione Straordinaria per Acciaierie d’Italia: andrebbe a certificare la morte della fabbrica, senza alcuna garanzia occupazionale per la forza lavoro attualmente ancora impiegata nella stessa, sia quella rappresentata dai diretti, che da quella dell’appalto, accanto all’ormai storica vicenda dei circa 1600 cassintegrati ex Ilva in a A.S. Quella che per il Governo può essere considerata un’opportunità, per noi, per i lavoratori che rappresentiamo, per il tessuto imprenditoriale locale e per la città, quindi per il dramma sociale che determinerebbe, non può che essere uno tsunami per lavoratori e aziende,  se ciò dovesse avvenire». Rizzo ricorda che  «sono trascorsi ormai quasi undici mesi dall’avvio di questo nuovo Governo, e ancora abbiamo l’impressione di avere di fronte rappresentanti dello stesso che non sanno dove mettere le mani. Poche idee e confuse. Addirittura, nell’incontro di pochi giorni fa a Palazzo Chigi, ci è stato chiesto ancora una volta di rappresentare la realtà all’interno dello stabilimento e gli (appunto) atavici problemi. Come se, in tutti questi mesi, non ci fosse stato alcun confronto. Quindi assistiamo ad una brusca inversione di marcia da parte del Governo Meloni, che oggi si allontana completamente da quella che, dall’inizio del 2023, è stata la linea del ministro Urso e che chiediamo di riprendere. Si torni a parlare del cambio di governance con ingresso dello Stato in maggioranza per traghettare lo stabilimento in un momento così delicato verso la definizione ed il superamento di una serie di criticità, che andiamo rilevando da tempo immemore».

Intanto, si terrà lunedì 9 ottobre a partire dalle ore 10.30, sotto il ministero delle Imprese e del made in Italy a Roma, il coordinamento nazionale unitario dei delegati del gruppo Acciaierie d’Italia, cui parteciperanno circa 200 lavoratori e interverranno oltre ai delegati e ai coordinatori nazionali i segretari generali di Fim, Fiom, Uilm Roberto Benaglia, Michele De Palma, Rocco Palombella. E’ la prima volta che un coordinamento sindacale si tiene all’aperto e nello specifico sotto la sede di un ministero, dove per l’occasione sarà posizionato anche il palco. Il dibattito in assemblea pubblica «avrà l’obiettivo di condividere le diverse esperienze, le posizioni e le criticità dei vari stabilimenti del Gruppo e di decidere insieme le prossime iniziative da mettere in campo fino a quando il governo, vista la gravità della situazione, non aprirà una trattativa con le organizzazioni sindacali per discutere seriamente del futuro di tutti gli stabilimenti ex Ilva».

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