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05 Ottobre 2023 - 06:39
Acciaierie d’Italia «conferma il proprio impegno a definire un nuovo accordo di collaborazione con le istituzioni italiane per la prossima fase di sviluppo della azienda avendo nel frattempo terminato il piano ambientale fissato dall’AIA nell’anno 2012 che ha consentito di raggiungere obiettivi di livelli emissivi mediamente inferiori del 40% delle Bat Europee».
L’azienda, insomma, vuole dialogare con lo Stato. E lo ribadisce in una nota in cui «ricorda che dal novembre 2018, nonostante il Covid e la grave crisi energetica e l’indisponibilità di materie prime conseguenti al conflitto ancora in corso in Est Europa, l’azienda ha investito oltre due miliardi di euro per rafforzare la qualità produttiva, migliorare le prestazioni degli impianti, creare un nuovo Centro di Ricerca e Sviluppo che collabora con i primari operatori sul mercato rappresentando un patrimonio unico nella siderurgia europea a ciclo integrale». In realtà, il comunicato arrivato nelle redazioni poco dopo le undici e mezza del quattro ottobre si apre con una precisazione: «In relazione alle notizie di stampa apparse oggi sulla testata “Il Giornale”, Acciaierie d’Italia smentisce ogni iniziativa in corso per l’attivazione “nelle prossime ore” della procedura di Amministrazione Straordinaria in quanto destituite di ogni fondamento».
L’azienda «non commenta le notizie riportate sull’andamento dell’azienda ma rassicura i propri dipendenti, fornitori, creditori e clienti sulla prosecuzione delle attività aziendali». Ad intervenire sul Siderurgico era stata, nei giorni scorsi, l’associazione Aigi. Un «collasso delle aziende metalmeccaniche di Taranto, che trascinerebbe al default gran parte del sistema economico della città e del suo hinterland» è il terremoto economico che viene paventato dall’associazione che raggruppa le aziende attive nell’indotto del Siderurgico. Gli imprenditori guardano con scetticismo alle ultime mosse del governo Meloni: «Questo Governo, che aveva annunciato una svolta nella politica economica del territorio ionico, sembra essere sordo di fronte alle ragioni di ben 80 aziende sulle quali si regge il destino di 4000 famiglie di lavoratori a cui si aggiungono i dipendenti diretti dello stabilimento, e tutta quella parte di operatori economici della città che indirettamente condividono e soffrono lo stato di crisi della grande industria. Una crisi» viene ribadito «che inevitabilmente dispiega i suoi negativi effetti su tutti i comparti economici della città».
Ancora prima, a fa sentire la propria voce era stata Lucia Morselli.
«Non è un momento brutto» per Acciaierie d’Italia, lo è «per chi vuole occuparsene senza averne motivo». E ancora, alla domanda “perché si dice che la fabbrica è al collasso?” la risposta è criptica: «Io non lo so. Non lo so. Questi allarmi possono essere utili per essere ascoltati, per illuminare qualcuno, o qualcosa…». L’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia ha preso parte all’incontro organizzato dal Politecnico con gli stakeholder del territorio, su Nave Bergamini alla Base Navale, nell’ambito del programma d’ascolto voluto dal Rettore Francesco Cupertino. Una presenza significativa, quella di Morselli, in una città campeggiata dai manifesti fatti affiggere dai sindacati sui quali la sua amministrazione viene giudicata “la peggiore di sempre” del Siderurgico.
«E’ normale essere a Taranto, sono contenta di questo invito» ha minimizzato l’ad, conversando con i giornalisti a margine dell’evento. Per AdI quindi «non è un momento brutto», ha provato a spiegare l’amministratore delegato nel ribadire che no, per lei la fabbrica non è al collasso, ed «in quattro anni abbiamo fatto tante cose belle» ha quindi rivendicato. Nella versione di Morselli l’ex Ilva adesso «è completamente diversa, è molto più bella, più potente, più forte». Tra le «tante cose belle», Morselli ha citato il roadshow commerciale Steel Commitment 2023, dello scorso 28 settembre – lo stesso giorno scelto dai sindacati, in maniera tutt’altro che casuale, per un grande sciopero di 24 ore. «Cinquecento clienti sono venuti nonostante ci fosse un clima non molto ricettivo» ha detto con evidente riferimento proprio allo sciopero ed ai presidi alle portinerie dello stabilimento «sono venuti lo stesso, nessuno ha cancellato. C’erano anche persone molto importanti, grandi imprenditori che avrebbero potuto mettere a rischio la loro incolumità, ma sono venuti lo stesso».
Sulla trattativa tra ArcelorMittal e governo, l’anima privata e quella pubblica del drago a due teste che è oggi Acciaierie d’Italia, «c’è l’intenzione di arrivare ad un accordo, anche se gli accordi si sa alla fine se si fanno» eanche perché «questo è considerato un luogo di grande valore, sia per gli azionisti privati che per l’azionista pubblico. L’Ilva è sempre percepita come un valore essenziale».
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