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Le parole del nuovo arcivescovo

«Un patto tra Chiesa e Città»

Monsignor Ciro Miniero si è insediato ufficialmente. La cerimonia in San Cataldo e la celebrazione eucaristica in Concattedrale

L'ingresso in Cattedrale di monsignor Ciro Miniero

L'ingresso in Cattedrale di monsignor Ciro Miniero

Rinnovare il patto tra Cattedrale e piazza, tra Chiesa e società civile. «Un patto per riportare Taranto sulle prime pagine delle cronache nazionali per la sua bellezza e per le opere che le danno onore». Questo l’impegno assunto da monsignor Ciro Miniero, nuovo arcivescovo di Taranto, nel giorno del suo insediamento, domenica 1 ottobre.

A dargli il benvenuto è stato il sindaco Rinaldo Melucci, che gli ha rivolto l’invito a lavorare insieme per il «progetto di rinascita» della città.

La cerimonia di insediamento si è svolta in Cattedrale, dove monsignor Miniero è giunto accompagnato in processione dai fedeli dopo essere sbarcato al Castello Aragonese da un mezzo navale della Marina Militare. Famiglia, salute, ambiente, lavoro, giovani: questi i capisaldi dell’intervento del nuovo arcivescovo che ha così idealmente tracciato quali saranno le direzioni del suo impegno a Taranto.

Dopo la cerimonia in Cattedrale, il nuovo arcivescovo si è intrattenuto per alcuni minuti con i giornalisti (nella foto sotto monsignor Miiero con il parroco di San Cataldo, don Emanuele Ferro). «Questi mesi vissuti in seconda linea come coadiutore mi hanno aiutato a conoscere una città vivace, dai mille volti. Negli sguardi dei bambini, che sono lo specchio della comunità, ho ritrovato la stessa vivacità dei bambini napoletani. Qui i ragazzini mi hanno subito chiesto: “Sei napoletano, sei tifoso del Napoli?”».

Monsignor Miniero non ha certo sorvolato sulla difficoltà che Taranto vive ormai da molti anni. Tutt’altro. «Basta guardare il colore rosso dei guard rail per capire che questa è una terra malata, che soffre. La sofferenza la colgo nella mancanza di lavoro e di prospettive per i giovani che sono costretti ad andare via e che non hanno la possibilità di esprimere qui le proprie capacità. Ma questa è una città che ha già avviato un percorso di rivalutazione della propria storia e ho visto i tanti volti di una comunità aperta. Ora dobbiamo stringerci in fraternità e compiere tutti gli sforzi perché si possa vivere serenamente con il lavoro e la salute».

A proposito dei tanti volti di una città aperta, l’arcivescovo ha poi detto di essere rimasto «impressionato dal grande numero di persone che partecipano alle Confraternite».

L’arcivescovo ha poi fatto riferimento alle periferie che in parte ha già conosciuto: «Non ho mai ragionato in termini di periferia. La periferia per me è solo un elemento geografico. Dove c’è l’uomo c’è il centro. Siamo noi con le nostre azioni a rendere tali le periferie, per questo dobbiamo fare rete».

L’inaugurazione del Ministero Episcopale  del nuovo arcivescovo si è poi conclusa in Concattedrale con la concelebrazione eucaristica.

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