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IL COMMERCIALISTA
29 Settembre 2023 - 09:00
L’iter di riforma è partito a fine maggio
Era nell’aria da diverso tempo che si mettesse mani alla incerta normativa sugli affitti brevi con finalità turistiche che hanno creato non poche polemiche soprattutto nelle città metropolitane generando una costante riduzione di abitazioni disponibili per i residenti ed un incremento della loro disponibilità per accogliere turisti spesso in forma indiscriminata o illegale.
L’iter di riforma è partito a fine maggio e si trasformerà nelle prossime ore di un Decreto Legge con provvedimento d’urgenza in Consiglio dei Ministri.
Il testo di riforma ha diverse specificità che servono a disciplinare normative assai diverse a livello delle singole regioni, contrastare il fenomeno dell’abusivismo, rilevato durante l’estate in maniera pressante dagli interventi della Guardia di Finanza in tutta Italia, prevedere requisiti generali di tipo igienico sanitario, di sicurezza degli ambienti e di rispetto delle norme anti incendio.
Il Decreto Legge interverrà nello specifico sul piano delle misure necessarie nelle città metropolitane, a contrastare l’esplosione di questo fenomeno che genera alcuni riflessi sconvenienti: l’incremento degli arrivi turistici che sfuggono al pagamento delle imposte di soggiorno, l’aumento di fenomeni di irregolarità nelle registrazioni dei transiti e a livello fiscale, lo spopolamento dei centri storici a favore di un turismo “mordi e fuggi” ritenuto più dannoso per le economie locali che foriero di vantaggi economici.
Nei capoluoghi di provincia sotto la denominazione di città metropolitane il contratto di locazione con finalità turistiche avente ad oggetto uno o più immobili ad uso abitativo non potrà avere una durata inferiore a due notti consecutive, fatta eccezione per le ipotesi in cui il nucleo familiare ospitato abbia non meno di tre figli. Per semplificare: non meno di due notti tranne se si hanno tre o più figli.
Per assicurare la tutela della concorrenza, della sicurezza del territorio e per contrastare forme irregolari di ospitalità – come anticipato nella bozza di inizio settembre – il ministero del Turismo assegna, tramite apposita procedura automatizzata, un codice identificativo nazionale – CIN – ad ogni unità immobiliare ad uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche, previa presentazione in via telematica di un’istanza da parte del locatore, ancorché già munito di un codice identificativo regionale – CIR – rilasciato dalla regione competente o di un codice identificativo rilasciato dal comune competente.
I dettagli tecnici di gestione delle procedure telematiche andranno discussi con le Regioni.
Non si sono fatte attendere le critiche degli operatori di settore, delle associazioni degli intermediari immobiliari e dei gestori di strutture di affitto breve. In una intervista rilasciata sul quotidiano nazionale IlSole24ore i loro rappresentanti hanno espresso forte dissenso per ragioni molteplici:
«Un testo illiberale e, sotto molti profili, incostituzionale, che mira a introdurre divieti e restrizioni lesive del diritto di proprietà – hanno scritto le 14 associazioni di proprietari, intermediari immobiliari, operatori e gestori di affitti brevi - Abbav, Aigab, Breve, Confassociazioni Real Estate, Confedilizia, Fare, Fiaip, Host+Host, Host Italia, Myguestfriend, Ospitami, Prolocatur, Property Managers Italia, Rescasa Lombardia –. Sul pernottamento minimo di due notti non si comprende quale sia la motivazione alla base di una così grave limitazione del diritto di proprietà. Bene il CIR, a patto che si eliminino altre registrazioni e adempimenti a livello locale. No alla norma che stabilisce che chiunque conceda in locazione un appartamento per finalità turistiche – quindi anche chi lo faccia per poche settimane all’anno con un’abitazione normalmente tenuta a propria disposizione – debba trasformare casa propria in una sorta di simil-hotel, inserendo dispositivi, attrezzature, avvisi e istruzioni tipici delle strutture alberghiere e sottoponendosi a ingenti spese per corsi, controlli e adempimenti burocratici di varia natura. La finalità, evidente, è il disincentivo a locare».
«Rimane il limite delle 2 notti solo per le città metropolitane e viene costretto chi ha più di due case ad aprire partita Iva. Parliamo di un decreto-legge senza requisiti di necessità e urgenza – commenta Marco Celani, presidente di Aigab – diversi i profili di impugnabilità sia costituzionali che di rispetto delle norme europee su proprietà privata e concorrenza, dal nostro punto di vista».
Il fenomeno di un turismo assai veloce ha generato da tempo molte perplessità nelle comunità riceventi per la gestione di una pressione enorme di arrivi non gestibili con i mezzi locali, per problemi di ordine pubblico che investono le comunità, per la costante riduzione della disponibilità di alloggi per i residenti e soprattutto per i limiti delle economie dei Comuni, soprattutto quelli più piccoli non in grado di mantenere i servizi essenziali, la gestione dei parcheggi, dei trasporti e della igiene urbana.
Francesco Andrea Falcone
Dottore Commercialista - Revisore Legale
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