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Raccolta differenziata

I numeri di un fallimento

Dal Comune nessuna svolta

cassonetti ingegnerizzati

cassonetti ingegnerizzati

I dati rivelati da Legambiente sono impietosi. Quel misero 24,04% di raccolta differenziata è la certificazione del totale fallimento del servizio di raccolta dei rifiuti, nonostante i soldi spesi per i cassonetti ingegnerizzati (un fallimento nel fallimento). Ancora più mortificante è apprendere che in Puglia la media di raccolta differenziata sfiora il 60%, contro, appunto, quell’umiliante 24,04% di Taranto.

Tutto ciò nonostante la Tari sia alle stelle, progressivamente aumentata nel corso degli ultimi anni. In sintesi: i cittadini pagano una tassa tra le più alte d’Italia per vedersi classificati agli ultimi posti per la raccolta differenziata. Per essere più precisi – questa volta i dati li ha offerti la Uil appena qualche mese fa – Taranto è tra le dieci città con i costi più alti. Per l’esattezza Taranto nel 2022 è risultata la nona città in Italia con la Tari più alta: 459,51 euro per una famiglia di quattro persone in un appartamento di 80 metri quadri e reddito Isee di 25mila euro, a fronte di una media nazionale di 324,72 euro. Senza considerare, quindi, l’ulteriore aumento che c’è stato a Taranto nel 2023.

Nel frattempo, il sindaco Rinaldo Melucci ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione di Amiu-Kyma Ambiente. Di fronte a questi dati che, come detto, certificano il fallimento della gestione del servizio, ci si sarebbe aspettati una innovazione nei criteri di nomina dei nuovi amministratori. E invece il nuovo consiglio non sfugge alla regola dell’accomodamento politico interno alla frastagliata maggioranza che più volte nell’arco di un anno ha vissuto di scollamenti e insofferenze. L’impressione è purtroppo quella del voler tirare a campare e non di dare una sterzata alla gestione di una azienda che sembra sopravvivere in uno stato di decozione.

Basterà un nuovo contratto tra Comune e Amiu a rimettere in sesto l’azienda e a garantire efficienza del servizio e decoro urbano? Lo si spera. E questo al netto dell’inciviltà che pure ha la sua parte nel contribuire a rendere la città una pattumiera a cielo aperto.

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