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Il personaggio
26 Luglio 2023 - 07:30
I due marò
Intervistato da Libero, il fuciliere di Marina tarantino Massimiliano Latorre ha risposto ad una domanda del giornalista Antonio Rapisarda sulla scelta di Patrick Zaki, che “ha fatto di tutto per evitare di stringere la mano alla premier e al ministro Tajani”. «Io sono un militare: purtroppo questa esperienza mi ha aperto gli occhi su altri aspetti a me prima sconosciuti, ciò non mi consente di giudicare a priori senza conoscere fatti e protagonisti. Posso dirle che, personalmente, non ne avrei fatto una questione ideologica e politica, mi sarei fatto guidare dal buonsenso, dall’educazione, dal rispetto e soprattutto dalla riconoscenza» è quanto dichiarato dal marò, le cui parole sono state riprese da altre testate giornalistiche.
Massimiliano Latorre
Come ricordato sempre da Libero, “Massimiliano Latorre è uno dei due “marò del Battaglione San Marco che insieme a Salvatore Girone è stato vittima dell’odissea giudiziaria intentata dall’India con l’accusa – infondata, come ha stabilito il Tribunale italiano, archiviando il caso – di aver ucciso due pescatori del Kerala durante un’operazione anti-pirateria a bordo della petroliera “Enrica Lexie”. A distanza di dieci anni da quel 15 febbraio del 2012, l’inizio di una vicenda che tenne l’Italia per mesi e mesi col fiato sospeso, Latorre ha scelto di raccontare la sua storia in un libro a quattro mani con Mario Capanna, Il sequestro del marò”.
Cosa resta al termine di questa odissea?, viene chiesto al militare tarantino. «Restano tante cose: positive e negative. Il bicchiere è mezzo pieno. Volendo vedere solo le positive, posso dire che mi è rimasto il sostegno e l’affetto vero, sincero, della gente che mi sostiene ora come allora. Non c’è aspetto sotto cui la mia vita non sia stata stravolta. In particolare la mia salute, fisica e psicologica, è stata segnata da quel vissuto. Mi riferisco all’ictus che purtroppo mi ha colpito e mi ha condizionato per sempre: anche semi ritengo comunque fortunato per il semplice fatto di esser qui a poter raccontare, nonostante diverse problematiche con cui devo convivere».
«Inizialmente la forza mi veniva dall’affermare l’innocenza attraverso la dignità del silenzio. Con compostezza. Subito dopo è stata rafforzata dal grande affetto che cresceva costantemente ed in modo repentino in tutta Italia. Credo che sia stato un reciproco scambio: io avevo necessità dell’affetto dell’opinione pubblica, dall’altra parte credo che questa vedesse dignità, compostezza ed orgoglio patriottico nonostante le verità nascoste e le parole non dette che prendevano forma nei pensieri degli italiani...», continua nel suo racconto Massimiliano Latorre.
Patrick Zaki
Chiede il giornalista di Libero: “siete finiti, da innocenti, in un ingranaggio più grande di voi”: «Purtroppo sì. Non mi sono reso subito conto subito di quel che accadeva realmente. Sopravvivevo grazie alla forza datami dall’innocenza e dalla fiducia che riponevo nei rappresentanti istituzionali di allora dai quali mi aspettavo coerenza ed affidabilità. Invece ho trovato solo l’ordine di obbedire nell’assoluto e rigoroso silenzio chiesto ad un militare, ma per fortuna la gente che ci sosteneva zitta e ferma non è stata. Ricordo tanti italiani ed Associazioni d’arma, gruppi creatisi sui social che si inventavano qualsiasi cosa per tenere alta l’attenzione. Giornalisti quali Toni Capuozzo realizzarono poi vere e proprie inchieste atte a ripristinare la verità e il nostro onore».
Infine, “che cosa si aspetta dal governo Meloni?” «Non mi aspetto nulla, ma sarei felice se finalmente con il loro sostegno si potesse giungere a chiarire le responsabilità: non a fini giustizialisti ma solo per puro amore di verità. Questa storia non ha una connotazione politica ma è solo ed unicamente un’ingiustizia, che non deve ripetersi».
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