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Il concerto

Il gladiatore infiamma l’arena

In villa Peripato l’esibizione di Russel Crowe e della sua Indoor Garden Party

Russel Crowe

Il concerto di Russel Crowe, e della sua Indoor Garden Party, all’Arena Villa Peripato

Parte come un diesel il concerto di Russel Crowe e della sua Indoor Garden Party, giovedì sera all’Arena Villa Peripato (per l’Orfeo Summer Festival), e poi vola come il miglior Danny Hulme, pilota di Formula Uno vincitore del Mondiale nel ‘67. Neozelandese anche lui, come Crowe.

A precedere l’esibizione della band, un lungo brano di Ludovico Einaudi, Newton’s Cradle, diffuso dagli altoparlanti per generare tensione. Far crescere l’attesa per un evento inedito, per la città di Taranto, che forse non è neanche del tutto preparata a certe sorprese. A giudicare dalle battute che si colgono nel pubblico, le persone sono curiose certamente; pochi sanno che l’attore fa anche musica, ma sono quasi più interessate al suo aspetto (“peccato che sia imbolsito”, stanco leitmotiv), alla sua fama, che non alla sua musica.

E invece, alla fine, il gladiatore Russel Crowe e, in qualche modo, ambasciatore dell’Italia nel mondo, vince. Vincono i suoi musicisti al piano, al basso, alla chitarra, alla tromba e alla batteria. Tutti molto bravi. Come Lorraine O’Reilly, cantante irlandese, dalla voce country, alla quale Crowe lascia il palco due o tre volte. Le coriste sono tre e fanno eco alla voce profonda del Premio Oscar, non sempre precisa, ma di sicuro trascinante. Come trascinante si rivela il concerto. Dopo i primi brani, tra originali e cover (tra le altre, Take this Waltz di Leonard Cohen e Valerie di Amy Winehouse), il pubblico continua a essere tiepido. Crowe aveva aperto benissimo, con un pezzo energico ma non troppo, giusto per lasciare pregustare il resto, e poi si era messo a parlare in italiano.

Per tutto il concerto alterna l’italiano all’inglese. E l’arena si infiamma (o almeno una sua parte) quando l’attore invita il pubblico ad abbandonare la comodità delle sedie per raggiungere il palco, con la torcia dello smartphone accesa. È fatta. L’interazione con i fan spazza via la compostezza, che poco si addice a un concerto che mescola generi diversi, restando sul filo del rock country blues.

Sul palco, a un certo punto, arriva anche la traduttrice perché Crowe ha una storiella di tarantole da raccontare. Si riferisce a un suo vecchio film “che nessuno ha visto”. «Dovevo girare una scena con un ragno velenoso; la produzione mi aveva assicurato che non c’era pericolo. Nove/dieci take, il numero delle riprese, nove dieci passeggiate della tarantola sul mio petto e sul collo e poi nella bocca, con un addetto ai lavori che la tirava via al momento opportuno. La mattina dopo mi sono svegliato con un vistosissimo rush cutaneo. Avevo i pori della pelle otturati dai piccoli peli del ragno e tracce di veleno dappertutto». Insomma, la produzione aveva mentito. «Controllate pure su Google, sono l’unico premio Oscar che è stato scopato da una tarantola». Diverse ore prima del concerto Crowe aveva fatto un giro per la Città Vecchia, avrebbe visitato anche la Concattedrale. Gli avranno parlato del tarantismo e della taranta salentine? Piccola chicca: sul palco è salito anche il giovane Charlie Crowe che ha duettato col padre.

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