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Il Siderurgico
24 Giugno 2023 - 06:30
Operai dell'ex Ilva (foto d'archivio)
«Nonostante da diversi mesi, per non dire anni, chiediamo ai vari Ministri fino ad arrivare al Presidente del Consiglio, chiarezza sul futuro di migliaia di lavoratori - diretti e non - dello stabilimento di Taranto, ad oggi oltre le solite promesse e slogan, l’unica cosa certa è il caos che regna all’interno dell’Acciaieria di Taranto. Il clima che prevale tra i lavoratori all’interno dello stabilimento è quello della rassegnazione, partendo da chi gestisce gli impianti fino all’ultimo dei lavoratori».
Sono le Rsu della Uilm a raccontare l’atmosfera difficile che si vive nella fabbrica tarantina. «E’ palese la difficoltà di chi gestisce gli impianti sapendo di non poter fare affidamento su pezzi di ricambio in mancanza dei quali si è costretti a fermare il reparto con conseguente disagio che ricade sui lavoratori e le loro famiglie», aggiungono in una nota. «E’ palese l’imbarazzo di chi gestisce la sicurezza nel riconoscere l’assenza di dispositivi protezione individuale. E’ palese la difficoltà di chi gestisce il personale nel non poter riconoscere quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale in materia di ferie, che ricordiamo sono un diritto dei lavoratori. E’ palese la difficoltà nel trasportare il personale sociale con pochissimi mezzi a loro disposizione. E’ palese la difficoltà con cui i lavoratori sono costretti a lavorare in ambienti non climatizzati come dovrebbero esserlo per legge. E’ palese la difficoltà di tutti nel capire la logica della gestione della Cassa Integrazione, che cambia quotidianamente a seconda dell’umore dell’ad, con conseguente perplessità tra i lavoratori. E’ palese - è la chiosa della Uilm - che continuando a percorrere questa strada l’azienda che qualcuno definisce strategica sarà l’ennesimo fallimento del Governo Italiano. Vogliamo ricordare a tutti che la Uilm non si piegherà mai alla rassegnazione e sarà sempre in campo con qualsiasi azione, per mettere fine a quanto stanno subendo in questi anni migliaia di lavoratori e le loro famiglie».
Il governo, da parte sua, prova prova ad invertire la rotta. «Il decreto sull’ex Ilva di Taranto non è in continuità con quelli degli altri governo perchè oltre a ripristinare le condizioni per cui un imprenditore possa operare in quel settore, abbiamo previsto anche una normativa che consente a palazzo Chigi di ricorrere contro decisioni locali davanti a Tribunali nazionali. E oltre a metterci nuove risorse con quel dl abbiamo anche di fatto riscritto i patti parasociali, perchè se vi dico quali erano...mi aspetto che in Parlamento qualcuno me li chieda così gli scrivo: avevano legato mani e piedi allo Stato. Noi siamo contro chiunque ponga condizioni per cui lo Stato sia impossibilitato a decidere, soprattutto quando ci mette risorse pubbliche. Ora è il tempo delle decisioni, il tempo è scaduto». Sono dichiarazioni del ministro delle imprese, Adolfo Urso, che affonda il colpo nei confronti della situazione in cui versa lo stabilimento il cui socio di maggioranza, Arcelor Mittal, è ora atteso alla prova di un piano industriale «convincente».
«Sapete quanto ha prodotto lo scorso anno l’Ilva di Taranto? Tre milioni di tonnellate contro i sei milioni previsti. Sapete cosa ha prodotto quando l’acciaio registrava prezzi elevatissimi e l’energia era a prezzi bassi, sapete che i manufatti non sono stati prodotti qui in Italia ma in altri paesi? Chi ha fatto questi errori pregiudicando un asset fondamentale dell’industria del nostro paese, la siderurgia?», ha proseguito Urso. «Sapete cosa è successo in questi dodici anni; chi ha preso decisioni gravemente errate e chi è andato in Parlamento contro quelle decisioni... come il sottoscritto? E questo sia prima, quando fu aggiudicata ad una multinazionale straniera che produceva già in Europa, sia dopo, quando fu tolto inopinatamente lo scudo penale che noi abbiamo ripristinato».
Ma a parlare del Siderurgico è stato anche il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin: «Il piano sull’Ex Ilva, per quanto riguarda l’intervento sull’idrogeno, non si muove di una virgola. Ho la disponibilità di un miliardo sul Pnrr, sto facendo la valutazione rispetto alla tempistica tecnica per capire se mantenerlo su fondi Pnrr o spostarlo su fondi Fsc».
Intanto, al fine di conoscere gli strumenti finanziari a disposizione delle imprese in questa congiuntura economica sfavorevole, una delegazione di Aigi Taranto ha incontrato Mauro Pasqualucci, Business Network Senior Relationship Manager di Sace e Rossella Zurlo referente PMI Sace. «Ai due manager di Sace, la società per azioni controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze attiva nell’export credit, nell’assicurazione dei crediti, nella protezione degli investimenti, nelle garanzie finanziarie e nel factoring, è stata illustrata la realtà di Aigi costituita da 78 aziende oltre ad un Consorzio marittimo ed uno di Trasporti» si legge in una nota dell'associazione. «I due rappresentanti di Sace, nel loro intervento, hanno illustrato alcuni strumenti straordinari messi in campo per sostenere le imprese italiane colpite dagli effetti negativi derivanti dal costo dell’energia e dal conflitto russo-ucraino al fine di assicurare continuità alle attività economiche e d’impresa. La riunione, dopo un interessante dibattito che si è sviluppato sulla crisi del colosso siderurgico e di altri grandi committenti, si è conclusa con la convocazione di un nuovo tavolo che si riunirà nelle prossime settimane».
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