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Svolta nelle indagini sull'agguato del 26 maggio in via Cugini

Nardelli ucciso su ordine del fratello

In quattro fermati dai poliziotti della Squadra Mobile

Il luogo dell'omicidio Nardelli

Il luogo dell'omicidio Nardelli

Cosimo Nardelli sarebbe stato ucciso su ordine del fratello Tiziano. Ammazzato per questioni economiche legate a fondi agricoli.

E’ l’agghiacciante ipotesi emersa  dalle indagini condotte dai poliziotti  della Squadra Mobile sull’agguato del 26 maggio scorso in via Cugini.

In quattro sono accusati di aver pianificato l’omicidio del 62enne tarantino. Due di loro con un quinto indagato inoltre devono rispondere anche di tentato omicidio per la sparatoria avvenuta il 13 aprile scorso in cui rimase ferito Cristian Troia.

Gli investigatori della Squadra Mobile, guidati da Cosimo Romano e coordinati dai pm Milto De Nozza della Dda di Lecce e Francesco Sansobrino, della Procura ionica, hanno fermato il cinquantenne Tiziano Nardelli, fratello della vittima, e Paolo, Cristian Aldo e Francesco Vuto, rispettivamente di trentaquattro, diciannove e ventidue anni.

I mandanti secondo l’accusa sarebbero Tiziano Nardelli e Paolo Vuto mentre l’autore materiale sarebbe Cristian Aldo Vuto.

Francesco Vuto avrebbe guidato la moto utilizzata per compiere l’agguato.

Paolo Vuto e Cristian Aldo Vuto sono, inoltre, accusati insieme a un quinto indagato, il ventiduenne Ramazan Kasli, di origini albanesi, del tentato omicidio del 24enne tarantino Cristian Troia, colpito ad una coscia da un proiettile mentre si trovava in piazza Pio XII.  Il ragazzo sarebbe stato punito per aver chattato con la ex fidanzata di uno degli indagati.

Episodi di particolare ferocia, a testimonianza, secondo quanto emerso dalle indagini, della volontà del gruppo Vuto, un cognome molto noto alle cronache criminali della città, di affermare la propria potenza  sul territorio. E non a caso al centro delle indagini è finita anche una presunta estorsione ai danni del titolare di una pizzeria da asporto. Agli indagati viene contestata anche l’aggravante del metodo mafioso.

L’omicidio quindi, secondo gli inquirenti,  sarebbe stato pianificato in quanto Cosimo Nardelli voleva liquidare la cooperativa di cui faceva parte anche il fratello Tiziano e con la quale venivano gestiti i terreni derivanti da eredità familiare e verso la quale Paolo Vuto avrebbe  manifestato  un forte interesse economico. Ma Cosimo Nardelli è stato punito anche  per aver pubblicato sulla piattaforma Tik Tok un video durante il quale sfidava il gruppo di Paolo Vuto con frasi del tipo “sono sempre io...non ve lo scordate... potete essere anche in 500...non voglio tornare  a fare le cose che ho sempre fatto...se avete da dire qualcosa...cercatemi... da solo basto e avanzo”.

Punito anche per aver fatto una telefonata alle forze di polizia  per avvisarle  che Ramazan Kasli andava in giro armato. Infatti quest’ultimo poche ore prima dell’omicidio è stato arrestato in flagranza di reato.

Inoltre Per l’accusa “l’agguato mortale doveva servire non solo ad eliminare un ostacolo al perseguimento degli interessi economici di Tiziano Nardelli e Paolo Vuto ma anche per rendere quell’omicidio un caso pubblico e quindi emblematico di punizione per la ostentata mancanza di rispetto manifestata nei confronti del gruppo Vuto e ciò al fine di restaurare quella gerarchia e quei “valori criminali” calpestati da Cosimo Nardelli per i quali la famiglia Vito era nota e temuta”

I fermati  nelle prossime ore dovranno comparire dinanzi al giudice delle indagini preliminari  per l’interrogatorio di convalida del provvedimento firmato da  dalla Dda di Lecce e dalla Procura tarantina.

Nel collegio di difesa gli avvocati  Fabrizio Lamanna, Andrea Digiacomo, Luigi Danucci e Valerio Diomaiuto.

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