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Sciopero e presidio davanti ai cancelli

Usb: «No a precarietà e sfruttamento»

Sciopero Call center

Lo sciopero davanti ai cancelli del call center Network Contacts Taranto, al rione Paolo VI

«Intollerabile che il lavoro si fondi sulla precarietà e sullo sfruttamento». Così Francesco Marchese, Usb Lavoro Privato, a margine della manifestazione con sciopero tenuta nei giorni scorsi davanti ai cancelli del call center Network Contacts Taranto, al rione Paolo VI.

Antonio Sanarica, Rsa Usb Taranto Network Contacts: «Ci siamo accorti sin da subito, e quindi dall’aggiudicazione dell’appalto, circa sei mesi fa, che con Network Contacts le condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori del call center di Enel Energia di Taranto sarebbero decisamente peggiorate». «Abbiamo chiesto di recente un incontro all’azienda (negato) al fine di avere le matrici di turnazione per poter programmare un’alternanza nei ritmi tra lavoro e vita privata, ed eventualmente cercare di inserire nella nostra giornata un altro lavoro, dal momento che abbiamo tutti un contratto part-time, e ottenere quindi uno stipendio pieno. Ancora abbiamo richiesto investimenti in tema di sicurezza e salute, e ancora l’applicazione in maniera puntuale del contratto collettivo nazionale del lavoro che non può essere richiamato solo quando fa comodo all’azienda».

Giuseppe Maniglia, Rsa Usb Taranto Network Contacts: «Portiamo avanti da tempo una campagna di internalizzazione al fine di far entrare i lavoratori all’interno delle case madri, mettendo fine al balordo sistema degli appalti, che consente alle aziende di approfittare appunto dei passaggi da un’azienda all’altra per ridurre le tutele ed i diritti dei lavoratori. Raccogliamo, e a nostra volta ricambiamo, la solidarietà dei lavoratori di altre sedi con i quali in questi giorni ci stiamo confrontando dopo aver scoperto che il modus operandi è identico in ogni sede. Per questo motivo, lavoriamo alla costruzione di una vertenza unitaria mirata a ristabilire gli equilibri in favore dei diritti dei lavoratori».

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