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Natura
08 Maggio 2023 - 06:15
Cuccioli di sciacallo dorato
No, non è il titolo di un film di azione. E’ l’argomento del quale ci occupiamo oggi, facendo seguito al precedente articolo in cui abbiamo parlato del ritorno in Italia del castoro e della lontra. Lo sciacallo dorato, nome scientifico Canis aureus Linnaeus, 1758, canide che assomiglia a una volpe e a un piccolo lupo, è sempre più presente nella nostra penisola, dove sta espandendo il suo areale di distribuzione.
Diffuso in un’area vastissima, dall’Europa meridionale fino al sud est asiatico, fa ormai parte a pieno titolo della fauna selvatica italiana. Da una quarantina di anni è presente nel Carso e nel Friuli orientale, dove è divenuto stabile. La specie venne avvistata per la prima volta nel 1984 a Udine e poco dopo a San Vito di Cadore, in provincia di Belluno, in Veneto. Negli ultimi anni è stato avvistato anche in Val Pusteria, nelle Valli Bergamasche, sull’Appennino modenese, fino alla Valle del Po presso Alessandria. Ora è giunto anche in Toscana, dove è stato ripreso molte volte dalle foto-trappole posizionate da Francesco Bacci della Fondazione Parsec (Parco delle Scienze e della Cultura), in provincia di Prato, e prosegue la sua avanzata verso il sud. Infatti, la presenza dello sciacallo è stata anche documentata in provincia di Latina, nella zona del Circeo, grazie a foto trappole installate per il monitoraggio dei lupi. Dalla località in provincia di Prato alla zona del Circeo (Latina) ci sono più di 250 km in linea d’aria. Si tratta di una distanza superiore al massimo tasso di dispersione della specie. Pertanto, l’evidenza di questo pioniere laziale, ripreso ad una così grande distanza dalla località toscana più vicina, potrebbe essere spiegata supponendo che fra la stazione toscana e la zona del Circeo ci siano altri gruppi familiari finora sfuggiti alle indagini. Quella dello sciacallo è una colonizzazione spontanea, indice di condizioni ambientali in miglioramento. Ma quanti sono gli esemplari di questa specie in Italia?
I “Quaderni del Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara” hanno pubblicato uno studio che fotografa la presenza dello sciacallo dorato al 2021. Luca Lapini, Stefano Pecorella, Mauro Ferri e Marta Villa del Museo Friulano di Storia Naturale di Udine scrivono che “fino alla provincia di Ravenna si stima che siano ormai presenti da 196 a 250 esemplari suddivisi in almeno 37-47 gruppi riproduttivi territoriali”. Spesso lo sciacallo dorato passa inosservato perché, oltre a essere una specie elusiva, viene scambiato per una volpe o un piccolo lupo. Pertanto, secondo il ramo italiano del WWF, è probabile che il numero di esemplari in Italia sia sottostimato. Ma che specie è lo sciacallo dorato e quali sono le sue caratteristiche? In Italia è diffusa la maggiore sottospecie vivente di questo canide selvatico, che di rado supera i 15 kg. Si chiama sciacallo dorato europeo (Canis aureus moreoticus). Benché simile a un lupo grigio ma di taglia ridotta, lo sciacallo dorato è più snello, con un muso più stretto e una coda più corta. Il suo mantello differisce da quello del lupo per via delle sue sfumature fulve-rossicce, soprattutto nel periodo estivo.
Infatti, il mantello dello sciacallo durante le stagioni subisce una muta: durante l’inverno tende più al grigio, in estate invece al dorato. I maschi misurano tra i 71 e gli 85 centimetri di lunghezza, tra i 44,5 e i 50 centimetri in altezza e pesano tra i 6 e i 14 chilogrammi, mentre le femmine sono leggermente più piccole. È una specie “sociale” che vive in famiglie che consistono in coppie accompagnate dai loro cuccioli, da uno a nove. All’interno di questi nuclei famigliari ci sono individui, detti “aiutanti”, che rimangono con i genitori per un anno dopo aver raggiunto la maturità sessuale, senza riprodursi, per aiutarli a prendersi cura della prossima cucciolata. In Italia la specie vive tra il livello del mare e i 2600 m s. l. m., ma gli ambienti preferiti dalla specie sono in genere situati sotto i 400 m di quota. In quest’area gli individui preferiscono ambienti arbustivi o forestali, paludi e alvei fluviali, agro-ecosistemi. Talvolta, la specie è presente nelle città presso le discariche pubbliche e nei paesi vicino agli allevamenti di pollame. Le informazioni sulla dieta degli sciacalli italiani sono ancora scarse e derivano dall’esame dei contenuti stomacali di esemplari investiti. Da questi esami è risultato che lo sciacallo dorato è un animale onnivoro, molto adattabile, capace di sfruttare numerose fonti di cibo: dai frutti agli insetti, fino ad alcuni ungulati.
Tuttavia, generalmente, si nutre di piccoli mammiferi, con preferenza per i piccoli roditori, e specialmente di carcasse, ma non disdegna i rifiuti organici. Sebbene sia potenzialmente in grado di predare animali selvatici, come caprioli, o domestici, come capre e pecore, in realtà lo fa raramente, limitandosi alla sua funzione di “spazzino”. Probabilmente, proprio al suo ruolo di spazzino si deve il detto “essere uno sciacallo” riferito a persona che approfitta delle altrui sventure per rubare, anche in occasione di cataclismi o eventi bellici, saccheggiando case e luoghi abbandonati, derubando cadaveri o persone indifese. Nonostante lo sciacallo non sia un predatore temibile alla stessa stregua del lupo e dell’orso, gli agricoltori e i cacciatori del Carso triestino e goriziano non vedono di buon occhio la specie, che combattono con la dispersione di esche avvelenate con pesticidi. All’inizio di quest’anno, Sara Segantin, 26 anni attivista di Fridays for Future e naturalista, ha pubblicato, per i tipi di Rizzoli, “Il Cane d’oro”, nel quale racconta, sotto forma di romanzo, la relazione nel Carso fra un gruppo di ragazzi e gli sciacalli dorati, mostrando l’indispensabilità di “ridefinire il nostro concetto di convivenza come coesistenza”. La giovane autrice si è recata sul Carso dove ha ascoltato le preoccupazioni di residenti e allevatori. Poi ha approfondito lo studio, grazie a ricerche nelle università e colloqui con gli scienziati, e alla fine ha ricostruito, in un gradevole romanzo, il difficile rapporto dell’uomo con un animale che in Italia è ancora poco conosciuto.
Ma cosa dire circa la competizione con il lupo, grande canide predatore? Ebbene, sia per i territori sia per le prede essa non sembra essere un problema. Certamente il grande predatore uccide gli sciacalli per sostenersi, ma gli esperti stanno osservando che queste due specie vivono negli stessi areali e l’espansione dello sciacallo dorato sta coincidendo con un momento di grande sviluppo demografico anche del lupo. Pertanto, la coesistenza fra i due canidi è possibile. Una curiosità: lo sciacallo dorato sviluppa un’escrescenza cornea sul cranio a cui gli abitanti dell’Asia sudorientale attribuiscono poteri magici. Solitamente questo corno è lungo circa un centimetro ed è nascosto dal pelo. Proprio su queste presunte doti magiche, si basa la sua fama di animale astuto, ingannatore, di compagno di streghe, diavoli e creature malefiche. Un animale astuto come la volpe, quindi, ma con in più delle qualità subdole e specifiche che lo fanno diventare il protagonista di leggende e storie popolari nelle vesti di chi mente e inganna per i propri scopi. Pertanto, esso gioca un ruolo importante nel folclore e nella letteratura mediorientale e asiatica. Lo sciacallo dorato viene classificato dalla IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) tra le specie a rischio minimo, dato che ha un vastissimo areale dove trova cibo e ripari in abbondanza e comunque in Italia è protetto, essendo inserito tra le specie particolarmente protette della Legge Nazionale 157/92, che vieta in tutto il territorio nazionale ogni forma di uccellagione e di cattura di uccelli e di mammiferi selvatici nonché il prelievo di uova, nidi e piccoli. Infatti, esistono comunque dei problemi di conservazione della specie quali l’elevata mortalità stradale e il bracconaggio, condotto, come già detto, sia con armi da fuoco, sia con la dispersione di esche avvelenate.
A tal proposito, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha previsto un risarcimento economico dei danni al bestiame imputati allo sciacallo al pari dei grandi carnivori. A questo affascinante e poco conosciuto canide sarà dedicata una giornata di studi il 27 maggio a Milano. Al convegno, organizzato dalla cooperativa Eliante (una cooperativa sociale no-profit che da diciassette anni realizza, in Italia e in Europa, progetti per la tutela e la conservazione dell’ambiente), prenderanno parte zoologi e antropologi per cercare di conoscere meglio questo nuovo ospite italiano che viene ritenuto importante nell’ecosistema proprio per la sua adattabilità e per la sua fondamentale resistenza agli eventi estremi caratteristici dei nostri tempi.
Ester Cecere
Primo ricercatore Cnr Taranto
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