Sono stati utilizzati tutti i possibili aggettivi per descrivere l’attuale situazione dell’operazione Superbonus 110. Le questioni (non risolte) che hanno creato questa situazione sono tante e molte di queste hanno il loro terminale nella scarsissima organizzazione degli uffici tecnici dei Comuni, grandi e piccoli, fa poca differenza. Questa situazione ci deve far pensare quando si continuano ad assegnare funzioni agli uffici comunali, ben sapendo che non c’è alcuna speranza di vedere assolti questi compiti. Cito il SINFI, solo per fare un esempio. La stragrande maggioranza dei capi degli uffici tecnici comunali non conosce il significato della sigla (Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture). Come si può pensare che l’archivio pubblico del “Catasto delle Infrastrutture” possa essere completato e funzionante. In Danimarca, dove risiedono poco meno di 6 milioni di cittadini, ci sono 5 regioni e 98 comuni. In Italia, con la medesima proporzione danese tra numero di cittadini ed amministratori di sostegno, dovrebbero risiedere quasi 500 milioni di persone. Tornando al Bonus ritengo che il problema dei crediti si possa risolvere, con la collaborazione del sistema bancario, dando la possibilità di accendere un mutuo sulla casa relativamente alla quota dei lavori ancora da finire e che sarebbero fuori dal provvedimento. Una grande maggioranza degli immobili ha acceso un mutuo. Mutui che finora sono stati onorati dalla clientela. Un provvedimento di questo tipo dovrebbe, per lo più, essere coerente con le regole internazionali sulla concessione dei mutui, proprio in virtù delle quote già pagate. Ipotizzare poi un provvedimento sugli interessi e non sulle quote capitali significherebbe comunque costituire una agevolazione per tante persone che altrimenti non potrebbero eseguire nessun tipo di intervento oppure si trovano ad aver iniziato dei lavori che non possono completare. Nessuno ha la bacchetta magica, per questo è giusto contattare tutte le parti sociali e cercare una soluzione. Un altro suggerimento è lavorare sulla transizione del diritto di proprietà nel diritto di usufrutto, soprattutto per quegli immobili dove vivono persone anziane senza eredi o con eredi residenti altrove. Ricordiamoci che in alcuni paesi occidentali una grande quota di edifici è stata trasferita ai privati in diritto di superficie e non in intera proprietà. Il nostro suggerimento è lavorare su ciò che è la caratteristica più importante del popolo italiano: una grande e magnifica proprietà immobiliare costituita con grandissimi sacrifici da diverse generazioni di cittadini! Giuseppe PUGLIESE Esperto in cartolarizzazioni
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