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Il sistema Italia non decolla

Neonato

Neonato

È come un aereo che sobbalza sulla pista nel tentativo di decollare con il rischio di andare oltre il nastro d’asfalto e schiantarsi. Parte delle ragioni di questa debolezza, sulle quali mi soffermo al fine di dare una visione, seppur semplicistica, ma complessiva, della situazione di crisi oramai trentennale,che attanaglia i fondamentali del sistema Italia. Partirei dal risaputo e ripetuto Debito Pubblico, accumulato a partire dagli anni 80 del secolo scorso, che ammonta a circa 2.700 MLD di euro; il quale corrisponde ad un debito di 40.000 euro per ciascun cittadino italiano compreso i neonati. Tale debito è posseduto al 40% da Istituzioni Finanziarie, Fondi d’Investimento e Organismi di vario genere di natura estera; l’altro 60% è collocato sul mercato interno. Ciò rappresenta per l’Italia un aspetto di debolezza aggiuntivo agli altri fattori, per la semplice ragione che, più o meno, 1.000 MLD di euro del debito italiano sono posseduti e controllati da organismi esteri.Il risultato implicito è che, se questi investitori esteri non dovessero più comprare il nostro debito (collocato sul mercato finanziario dei capitali dei Titoli di Stato ogni 15 giorni); manderebbero in default il nostro sistema economico. In genere il dibattito politico si concentra sulla cessione di una parte di sovranità dello Stato Italiano nei confronti dell’EU, senza dare conto di quanta, molta più sovranità e controllo, cediamo soggetti economico-finanziari esteri mediante ilpossesso del nostro debito pubblico e quanto siamo fortemente condizionati nelle politiche nazionali e nella nostra sovranità dal ricatto esercitato da una simile dipendenza. Talché qualsiasi Governo Nazionale, di qualunque provenienza, composizioneed ideologia, sarà giocoforza pilotato dai ricatti implicitidi tipo esogeni, verso l’Italia. Il secondo aspetto drammatico di questa condizione è che il debito pubblico genera, per essere sostenibile, un ammontare di interessi annui di circa 70 MLD di euro sulla fiscalità generale, cioè pagati dai cittadini, che aumenta proporzionalmente all’aumentare dell’inflazione; ecco come il pericolo inflattivo rappresenta una tassa occulta per la collettività sia sul patrimonio pubblico che sul privato. Tenete a mente 70.000.000.000 di euro diinteressi all’anno. Questa rappresenta una prima anomalia Italiana. La seconda anomalia risiede nelle condizioni presenti e soprattutto future della Demografia Italiana. La ormai conclamata rinuncia delle nuove generazioni - per ragioni comprensibilissime viste le condizioni economiche delle generazioni cd “Y” (27-41 anni), e maggiormente la generazione “Z” (17-26 anni) - a fare figli ed a farli in misura tale da garantire, almeno, il ricambio generazionale, comporta l’avvio verso una società costituita da sempre più anziani. Il rapporto sostenibile in una società equilibrata tra Giovani Occupati e Anziani Pensionati si aggira intorno a 2/3 a favore dei primi, cioè 2 giovani e 1 anziano. Nel dettaglio, i contributi previdenziali che pagano i giovani occupati in un sistema a ripartizione prima e capitalizzazione poi, mediante il meccanismo della redistribuzione, vengono utilizzati per pagare le pensioni agli anziani. Viceversa tale rapporto si sta assestando nel prossimo futuro sul valore di 2 Anziani pensionati rispetto ad 1 Giovane occupato. In dettaglio i contributi di un giovane lavoratore vengono ripartiti sulle pensioni di due anziani. Risulta evidente lo squilibrio finanziario anche ai non addetti a simili valutazioni. Lo stato attuale delle finanze pubbliche conferma tale valutazione in quanto ad oggi, lo Stato Italianocon una partita di giro, versa all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale la somma di circa 80 MLD di euro all’anno, dalla fiscalità generale del bilancio statale, quindi a carico dei cittadini. In realtà è come se pagassimo tutti dei contributi previdenziali aggiuntivi, appunto per partita di giro, a quelli che già versiamo direttamente all’INPS con i modelli F24. Quindi, tenete a mente 80.000.000.000 di euro di contributi annui. Ebbene, la somma di 70 MLD di interessi e 80 MLD di trasferimenti all’INPS raggiunge l’immensa cifra di 150 MLD all’anno (pari a una diecina di Leggi di bilancio) sottratte all’economia reale ed allo sviluppo infrastrutturale ed economico del paese con tutte le ricadute negative in termini di occupazione e di mancato PIL generato. Mi chiedo quanto può reggere una economia “moderna” in simili condizioni. Una terza anomalia e mi fermo qui per ragioni di spazio, è costituita dal Mercato Finanziario Italiano dei Capitali. Abbiamo scritto del debito italiano di 2.700 MLD di euro, a fronte di un risparmio complessivo dell’intera popolazione residente di 5.000 MLD di euro, da cui deriva l’accettazione e la sostenibilità del debito. L’anomalia, anche qui, risiede nel fatto che il 75% dei risparmi degli italiani collocati nei mercati dei capitali sono destinati a finanziarele Imprese, gli Istituti Economici e le Società di Capitali di natura giuridica estera e quindi che hanno ricadute economiche e fiscali in paesi terzi. Detto in altro modo, noi Italiani contribuiamo volontariamente allo sviluppo economico di altri paesi in tutto il pianeta e sottraiamo risorse necessarie alle nostre imprese con gravissimo danno all’economia nazionale. Perché questo accade? La motivazione risiede nel fatto che il mercato dei capitali (Borsa di Milano) in Italia è piccolo. Infatti sono quotate circa 400 aziende a fronte di diecine di migliaia di PMI che potenzialmente potrebbero essere destinatarie di allocazione del risparmio italiano; che paragonate alle diverse centinaia di migliaia di imprese quotate in altri paesi, genera la nostra scarsa capacità di competere a livello globale. In pratica l’offerta di acquisto su Borsa Italia è di gran lunga inferiore alla domanda dei cittadini, i quali si rivolgono altrove su altri mercati finanziari internazionali. Basterebbe una regolamentazione legislativa che riduca i costi di quotazione delle società e riduca la fiscalità a carico delle aziende quotate italiane, per favorire la crescita dei volumi di Borsa Italiana e quindi offrire un’alternativa agli investitori italiani di collocare i propri risparmi sul mercato dei valori italiani, con un ritorno economico e finanziario sia per lo StatoItaliano che per l’economia privata. Inoltre, è da sottolineare la propensione degli investitori italiani ad acquistare Titoli di Stato Italiani (Bot-BTPCCT- Buoni Fruttiferi ecc.), che costituiscono il 60% dei famosi 2.700 MLD di euro di debito. Evidenzio che la Costituzione della Repubblica all’art. 47 comma 2, sollecita il risparmio finalizzato ad allocazioni sull’economia reale del paese, lo Stato Italiano dirotta il risparmio verso il debito pubblico dei titoli di stato generando passività del tipo evidenziato in precedenza cioè 70 MLD di interessi annui a carico della collettività, in totale contraddizione con il dettato costituzionale. Ebbene, in conclusione, esistono le soluzioni a queste anomalie? La risposta è: certo che esistono e sono anche facilmente percorribili se ci fosse la volontà politica di farlo. Se alla soluzione di tali problematiche si sommassero, come sempre viene ricordato su Mezzogiorno Federato, anche le problematiche relative al divario di sviluppo Nord-Sud, oltre ad una politica che metta al centro il Mediterraneo come cerniera tra Europa-Africa-MedioOriente per come il nostro mentore Claudio Signorile ci ricorda; allora sì che verrebbe tracciata una seria piattaforma programmatica a beneficio non solo dell’Italia ma per l’intera UE. La mutazione da Riformismo Debole a Riformismo Forte avrebbe le gambe per camminare.
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