Mi giunge fresco di stampa il volume di Paolo De Stefano “Studi di cultura letteraria”, pubblicato dall’editore Cacucci di Bari, in bella veste tipografica (ricordo che sempre con Cacucci nel 2021 era apparso il testo dello stesso De Stefano “Giovanni Pascoli l’inquieto studioso di Dante”). Il volume si avvale della presentazione e della cura editoriale di Ruggiero Stefanelli, emerito studioso di letteratura italiana e profondo conoscitore della produzione letteraria di Paolo De Stefano. Bene ha fatto il prof. Stefanelli a condividere il progetto di De Stefano di radunare gli articoli (sette per la precisione) apparsi tra il 1999 e il 2011 su “La Nuova Ricerca”, importante rivista universitaria, diretta prima da Michele Dell’Aquila e poi dallo stesso Stefanelli, prima che chiudesse definitivamente i battenti. Purtroppo, va detto che il destino delle riviste letterarie si è fatto sempre più precario a causa della scarsezza delle risorse finanziarie e sono sempre meno quelle che sopravvivono nel panorama delle lettere italiane. Ruggiero Stefanelli nella sua dotta presentazione sottolinea l’equilibrio critico e la finezza interpretativa dello studioso tarantino e così si esprime: “Da Verdi a Foresio, da Pascoli a D’Annunzio e a Quasimodo, dai romanzi di Viola al carteggio con Tommaso Fiore, Paolo De Stefano trova modo di ricostruire momenti e opere significative di un secolo di letteratura italiana che testimoniano lo sviluppo ideale di gusti e mode, di tendenze e polemiche ideologico-sociali, le quali hanno caratterizzato vicende nazionali e locali, nonché la maturazione di una coscienza letteraria in vista dei rinnovamenti proposti poi dal secondo Novecento”. Dalla lettura dei saggi emerge la grande passione di Paolo De Stefano per la letteratura sia dell’Ottocento che del Novecento e l’amore indiscusso per la musica. La figura di Cataldo Foresio, sacerdote e patriota di spiriti liberali, è lumeggiata attraverso le sue liriche patriottiche e l’adesione sincera alle istanze risorgimentali sicché si può dire che lo studioso è riuscito a liberare il Foresio da quel cono d’ombra in cui era fino ad oggi confinato e a rendercelo più vivo e presente. A Giuseppe Verdi è dedicato uno studio originale (va tra l’altro sottolineato che De Stefano nei suoi studi ha sempre rivolto uno sguardo speciale alla musica) in cui ha esplorato il rapporto con lo spirito e la letteratura del suo tempo. Colpisce non poco, come ha annotato Stefanelli, la conoscenza della musicalità verdiana e la partecipazione di autori come Pascoli, Boito, D’Annunzio, Fogazzaro al mondo artistico del maestro di Busseto. Al Pascoli, al D’Annunzio e a Quasimodo sono riservate pagine invitanti, ma degli autori del Novecento mi piace soffermarmi su due personaggi di casa nostra: Tommaso Fiore e Cesare Giulio Viola. Il rapporto di Paolo De Stefano con lo scrittore di Altamura è di grande amicizia, di affetto e di condivisione e Tommaso Fiore ci viene restituito nella sua dimensione meno ufficiale ma più autentica di uomo di cultura, di socialista e di democratico. Il carteggio che qui viene pubblicato è di notevole interesse e si caratterizza per la franchezza con cui Fiore parla di sé, di Taranto e della necessità di dare una svolta alla vita culturale jonica, invitando il giovane studioso a farsi promotore di una fase di rinascita della sua città. A Cesare Giulio Viola, il più importante scrittore novecentesco di Taranto, Paolo De Stefano ha dedicato studi significativi tanto che può essere considerato un conoscitore privilegiato della sua produzione. Mi viene in mente l’intervento inserito nel volumetto “Cesare Giulio Viola. Luci della ribalta” che raccoglie gli atti della giornata di studio, che si tenne a Taranto il 23 aprile 1992; ma anche il volume “Cesare Giulio Viola narratore e romanziere nel 50 della morte, Ed. Archita, Taranto 2008. Ebbene, in questi articoli della “Nuova Ricerca” De Stefano scrive pagine illuminanti, direi decisive, sui romanzi violiani, “Pater”, “Pricò” e “Quinta classe”, indagandone con finezza e competenza la struttura, la tecnica narrativa, lo stile, il linguaggio. Insomma, questi studi di cultura letteraria, cui l’editore Cacucci ha prestato la sua opera preziosa, si raccomandano al lettore colto o, comunque, interessato allo studio e all’approfondimento della nostra civiltà letteraria.
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