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L’ora che manca alla storia

Sigonella, l’ora che manca alla storia

Sigonella, l’ora che manca alla storia

Questo libro della “strana coppia” Salvo Fleres-Paolo Garofalo (diversi per estrazione, provenienza, cultura politica e percorsi di vita; eppure accomunati dallo stesso amore per la Sicilia e dalla medesima vis pugnandi) ha il valore aggiunto, pur dopo decine di inchieste giornalistiche e di saggi sull’argomento, di raccontare la “notte di Sigonella” con più d’un elemento innovativo. A partire dalla triplice dimensione narrativa: testimonianza diretta, cronaca lucida e ricostruzione coraggiosa. Il prequel è il sequestro dell’Achille Lauro, il 7 ottobre. Quattro esponenti del Fronte per la liberazione della Palestina s’impadroniscono della nave da crociera italiana e di 545 passeggeri. L’approdo in Egitto, l’“aiutino” di Mubarak, la fuga dei terroristi su un Boing, l’intervento degli F-14 inviati dagli Stati Uniti, l’atterraggio a Sigonella. E da qui il braccio di ferro globalizzato fra Casa Bianca e Palazzo Chigi. Il libro ci fornisce, in controluce, anche la tristissima suggestione del declino irreversibile della statura (umana, prima che istituzionale) di chi ha in mano i nostri destini. Da Reagan a Craxi, persino Mubarak per paradosso: quanto sono diversi dai leader per caso dei nostri giorni. Chissà cosa sarebbe successo se a dare le carte, su quel tavolo ci fossero stati gli ominicchi di Stato dei nostri giorni. E se fosse vero, come alcune tesi storiografiche sostengono, che la “vendetta” americana contro l’insubordinazione atlantica del presidente del Consiglio socialista, che magari strizzava un po’ troppo l’occhio all’Olp, sarebbe poi stata la creazione di Tangentopoli nel laboratorio dei servizi segreti, allora il cerchio si chiude. Con un velo di tristezza. L’argomento, ovviamente, è stato sviscerato nei decenni. Si sentiva la mancanza di questo libro? Dopo averlo letto, la risposta è meno scontata. Perché Fleres e Garofalo si fanno delle domande, ma non si danno delle risposte univoche. Su ogni ricostruzione, su ogni dubbio si passano in rassegna le versioni ufficiali e i retroscena, ma si tracciano anche - senza troppi voli pindarici, ma basandosi su fatti e atti - degli scenari alternativi. Veri, verosimili, possibili. Fra Washington, Roma e Sigonella. Un misterioso Triangolo delle Bermuda, in quell’ora scarsa uscita dai radar della memoria. Meno male che Pippo c’è. L’eroe per caso. Il sottotenente dell’Aeronautica Giuseppe Gumina da Librizzi. Fresco di scuola per ufficiali, il ventenne siciliano tenne testa alle pressioni degli americani. Semplicemente per far rispettare quelle regole che aveva appena imparato. E nemmeno le pressioni del generale Carl Steiner, che gli vomitava ordini all’acme dello scontro più virulento nei rapporti fra Usa e Italia. Ha fatto il suo dovere, Gumina. Il suo racconto, raccolto oggi dagli autori, è un bootleg della storiografia più attenta e rigorosa. Se lo cerchi su Google fatichi a trovarne traccia. La scatola nera delle nostre misere vite odierne non ha memoria per un piccolo gigante scomodo. E dunque dimenticato. E non è soltanto per sapere chi è stato Gumina che andrebbe letto, questo volume, dai Millennials abituati a vivere ogni attimo fuggente in una dimensione social “usa&getta”: la storia non è quella che si mette su Instagram, né la sommatoria a ritroso dei post su Facebook. La Storia, quella con la maiuscola, è una splendida matrigna un po’ puttana. Corteggiata da chi magari vorrebbe sfregiarla, violentarla. Possederla. Magari questo delitto perfetto - un’epopea-lampo di guerra senza sangue, ma con molto sudore - è anche il simbolo del destino della nostra terra. Scenario, più o meno casuale, di eventi globalizzati pur restando nella sua “isolitudine” perenne; crocevia della storia pur non riuscendo a scrivere neanche una noticina a margine di quelle pagine. Una Siciliuzza italienata, quella di oggi, ben diversa dall’Isola del tesoro che nel 1985 poteva ancora permettersi il lusso di sognare in grande. Prima di essere condannata, forse per sempre, a essere centralissima periferia del Mediterraneo.
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