Antonio Fornaro, ideatore e curatore di questa rubrica che questa settimana abbraccia l’arco temporale che va dal 26 febbraio al 4 marzo, farà gli approfondimenti sula Via Crucis, sulla Quaresima secondo la tradizione tarantina e parlerà anche della storia tradizionale delle “Quaremme”. Quaresima e “Quaremme” Fornaro che ci informa che l’etimologia della parola Quaresima indica un tempo di 40 giorni. Nell’Antico Testamento sono 40 i giorni del diluvio universale, sono anche tanti i giorni passati da Mosè sul Monte Sinai, sono 40 i giorni di cammino del profeta Elia per giungere al Monte Oreb, sono 40 i giorni che Dio concede a Ninive per convertirsi dopo la predicazione di Giona e sono sempre 40 gli anni in cui il popolo di Israele pe-regrinò nel deserto prima di giungere alla Terra Promessa. Nei Vangeli sono 40 i giorni di digiuno vissuti da Cristo nel deserto prima di intraprendere la sua missione pubblica e sono 40 i giorni durante i quali Gesù Risorto istruisce i suoi prima della sua Ascensio-ne al Cielo. Il periodo della Quaresima è dedicato alle solenni Via Crucis musicate da padre Serafi-no Marinosci su testo letterario del Metastasio che, per cinque domeniche consecutive, vengono svolte nelle Chiese del Carmine e di San Domenico, curate dalle rispettive Confraternite. Fino al V secolo la Quaresima era fissata in 36 giorni, verso la fine del IV secolo si arrivò fino a sei settimane di preparazione e nacque così il termine di Quadragesima che indicava i 40 giorni di penitenza che si concludevano il Giovedì Santo. Nel VI secolo si giunse a sei settimane e si parlava di Quinquagesima; nei due secoli successivi si aggiunse la Sessuagesima e la Settuagesima. Altro elemento caratteristico della Quaresima è l’astensione dalla carne, dalle uova e dai latticini tanto che le polpette si facevano soltanto con uova e pane. Si consumavano pesce azzurro, sgombri e soprattutto sarde. Molto usate erano le verdure selvatiche che spesso venivano unite ai legumi. Per quanto attiene le “Quaremme” Fornaro ricorda che si tratta di fantocci rappresentanti una vecchia ingobbita di regolare statura. Il volto è coperto da un panno bianco, il vestito è nero, indossa stivali, guanti di lana e scarpe consunte. Porta sulla testa e al col-lo un fazzoletto. Porta anche i segni simbolici di pubblica penitenza come il fuso, un’arancia, una bottiglia di vino e una frisella. Questa vecchia, che simboleggia la ve-dova di Carnevale, viene issata ai crocicchi delle strade dei paesi e in maniera particola-re a Martina Franca. Ogni sabato viene fatta esplodere una di queste pupattole. L’ultimo fantoccio veniva dato alle fiamme nella piazza principale del paese al suono delle cam-pane che alla mezzanotte del Sabato Santo annunciavano la Resurrezione. La “Via Crucis” Il secondo step della settimana è quello relativo alla storia della Via Crucis con riferimento a Taranto dove la prima Via Crucis nella Chiesa del Carmine fu svolta il 7 marzo 1881 dal padre spirituale della Confraternita, mons. Giuseppe Ricciardi. Domenica prossima inizia la prima delle cinque Via Crucis della Quaresima sia nella Chiesa del Carmine che nella Chiesa di San Domenico. La pia pratica della Via Crucis nacque nei luoghi santi della Palestina. Il primo scenario fu la strada che dal pretorio conduce al Calvario. Furono eretti appositi monumenti chiamati “Stazioni”, riproducenti alcuni fatti salienti della Passione di Gesù. I Padri Francescani ricostruirono la Via Crucis presso i loro conventi e nelle loro Chiese. Il pio esercizio incontrò molto favore al punto tale che Clemente XII accordò nel 1731 ai francescani la facoltà di erigere in qualunque luogo la Via Crucis. Già dalla fine del IV secolo la pellegrina Eteria ci dà notizie di tre edifici sacri costruiti sul Golgota e che da due di questi si svolgevano processioni che avevano come riferimento i luoghi della Passione di Cristo. Per quanto riguarda il Medio Evo dobbiamo ricordare come promotori della Via Crucis San Bernardo di Chiaravalle e San Francesco di Assisi. La più grande diffusione della Via Crucis fu fatta da San Leonardo da Porto Maurizio, cappuccino, definito il più grande missionario dell’epoca da Sant’Alfonso. Nell’anno giubilare 1750 predicò una missione popolare a Roma cui assistette Papa Benedetto XIV che fu visto piangere. In quella occasione nel Colosseo fu installata la via Crucis. In epoca moderna iniziò Paolo VI a svolgere la Via Crucis nel Colosseo il Venerdì Santo. I detti della settimana Questi i detti della settimana: “Quando Marzo vuole fa saltare l’unghia al bue”, “Marzo è un mese veramente pazzo”, “Gennaio genera e Marzo dispone”, “Se a Marzo non hai potato la vendemmia è rovinata”, “Il sole di marzo fa cattivi scherzi”, “Le fave di Mar-zo non riempiono la bisaccia”. Le effemeridi Giuseppe Cravero nelle sue effemeridi ricorda che il 4 marzo 1912 morì sulla sua nave l’ammiraglio Augusto Aubry, Capo delle Forze Navali Riunite. Ricevette l’estrema unzione dall’arcivescovo di Taranto, mons. Cecchini. Gli furono tributati solenni funerali cittadini con la presenza del sindaco Francesco Troilo. Queste le effemeridi ricercate da Fornaro: il 1° marzo 1838 viene collocata sul campanile della Chiesa del Carmine una campana realizzata dalla fusione delle due campane vecchie dal maestro Angelo Cardellicchio di Lizzano. La campana fu battezzata con il nome di Madonna del Carmine e funzionò 61 anni fino al 1939. Il 1° marzo 1402 giunse a Taranto Maria D’Enghien con la salma del marito, Raimondello Orsini e al seguito dei 4 figli. Il 1° marzo 1947 entra in funzione l’Archivio di Taranto che viene ospitato nel Palazzo del Governo.
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