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Il personaggio
25 Gennaio 2023 - 19:00
Palazzo Pallavicini ai piedi di Roberto Ferri
Il suo stile è stato accostato a quello di Caravaggio. L’enciclopedia Treccani gli dedica una voce. E la mostra delle sue opere a Bologna sta avendo un grande successo. Una storia, quella del pittore tarantino Roberto Ferri, che si arricchisce di nuovi capitoli e testimonia il percorso straordinario di questo talento artistico figlio della nostra terra.
A Palazzo Pallavicini, nel capoluogo emiliano, la mostra a lui dedicata inaugurata lo scorso ottobre sarà aperta sino al 12 marzo 2023. “Affascinanti suggestioni barocche incanteranno i visitatori che attraverseranno le sale del Palazzo per ammirare i capolavori del massimo esponente di una raffinata figurazione di suggestione caravaggesca” si legge sul sito culturabologna.it. “La mostra” si legge ancora, “patrocinata dalla Regione Emilia-Romagna, è curata da Francesca Bogliolo e prodotta e organizzata da Pallavicini Srl di Chiara Campagnoli, Deborah Petroni e Rubens Fogacci con il contributo di Liquid art system di Franco Senesi.
Sessanta opere uniche - quaranta oli su tela e venti disegni - rappresentative della poetica visiva dell’artista Roberto Ferri, trovano spazio all’interno di prestigiose sale di Palazzo Pallavicini, aperte al pubblico in rare occasioni. Un percorso antologico tra il sacro e il profano mette in luce l’instancabile e meticoloso lavoro del maestro tarantino, che fin dai suoi esordi tenta di fermare l’inesorabile procedere del tempo attraverso l’atto pittorico. Capace di trasporre nelle tele puntuali richiami alla grande arte del passato e di modificarne la natura più profonda con sentire visionario e onirico, Ferri sposa un estremo realismo con un puro simbolismo, generando incanto per l’animo e per lo sguardo.
Tra i dipinti esposti compaiono splendide allegorie delle pulsioni umane e trasposizioni sacre delle tensioni dello spirito: nuovamente Ferri attraverso la sensualità e la plasticità del corpo mette in luce le verità più profonde dell’anima dell’uomo e la sua continua e ininterrotta ricerca di senso. La meraviglia si sprigiona da opere di grandi dimensioni come ‘Le delizie infrante’, elaborata messa in scena di un conflitto interiore, oppure ‘L’amore la morte e il sogno’ indagine personificata degli estremi che reggono le fila della vita. L’intenso rapporto dell’artista con la grafica è ben rappresentato dai disegni esposti, caratterizzati da uno squisito impianto formale intriso di delicato lirismo. Tra la penombra e il silenzio le figure sembrano riproporre un dialogo muto e cadenzato, il cui battito interno sembra riproporre il più antico ritmo vitale dell’uomo: il cardine della ricerca di Roberto Ferri si rivela essere la vita, in tutte le sue infinite e più misteriose sfumature”.
Anche la prestigiosa enciclopedia Treccani dedica a “Ferri, Roberto” una voce: “Artista figurativo (n. Taranto 1978). Dopo essersi diplomato al liceo artistico di Taranto, nel 1996 si trasferisce a Roma, dove nel 2006 si laurea all’Accademia di belle arti. F. guarda alla grande pittura del Seicento di Caravaggio, del quale sembra voler riprodurre i tagli di luce, come anche all’accademia ottocentesca francese di Jacques Louis David o alla maestria tecnica e coloristica di Jean Auguste Dominique Ingres. Nel 2003 gli viene dedicata una prima mostra personale al Centro d’arte contemporanea Luigi Montani di Genzano di Roma. Lo stesso anno, la galleria Il labirinto di Roma organizza una sua personale intitolata La luce del corpo. Nel 2006 espone alla galleria Il cortile e la galleria Anarte di Sant’Antonio, Texas, organizza una sua mostra di disegni. Nel 2007 gli viene dedicata una personale all’Istituto italiano di cultura di Londra, intitolata Roberto Ferri beyond the senses, e nel 2009 il Complesso del Vittoriano a Roma gli dedica un’importante monografica. Nel 2011 è tra gli artisti invitati al Padiglione Italia della 54a Biennale di Venezia”. “Pittore con l’animo rock e lo stile di un’altra epoca” lo ha definito RaiScuola, che ricorda come Ferri tra i suoi lavori abbia eseguito anche tele della Via Crucis per la Cattedrale di Noto a Siracusa, commissionate da Vittorio Sgarbi.
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